Conferenza episcopale giapponese: il messaggio per i 10 giorni di preghiera per la pace

Ansie, riflessioni e aspettative quelle espresse da tre studentesse toccate in prima persona dalle sofferenze della guerra in corso, ed il cui credo non ci è noto, nel test di lingua giapponese in occasione dell’ “International Student Speech Contest” tenutosi il 18 luglio a Matsumoto nella Prefettura di Nagano, ad ovest di Tokyo. L'argomento scelto è stato la pace e le loro riflessioni sembra fossero già state colte e fatte proprie dalla Chiesa ancor prima di essere espresse verbalmente. Le contiene tutte e le ha trattate, infatti, il Messaggio in preparazione dei “Dieci giorni di preghiera per la Pace” (6 - 15 agosto) rivolto il 7 luglio alla Comunità cattolica del Giappone dal presidente della Conferenza episcopale giapponese (Cbcj) ed arcivescovo di Tokyo Mons. Tarcisio Isao Kikuchi.

epa10108176 The list of atomic bombing victims is given to the mayor of Hiroshima Kazumi Matsui (R) by a representative of the victims during a ceremony at Peace Memorial Park in Hiroshima, western Japan, 06 August 2022. On 06 August 2022, Japan marked the 77th anniversary of the bombing of Hiroshima. EPA/JIJI PRESS JAPAN OUT EDITORIAL USE ONLY/

(Tokyo) – Dieci giorni di preghiera per invocare, ad una sola voce, il dono della pace. La pace infatti è stato il tema scelto da alcuni studenti universitari stranieri come tema per il loro test di lingua giapponese in occasione dell’ “International Student Speech Contest” tenutosi nel luglio scorso a Matsumoto nella Prefettura di Nagano, ad ovest di Tokyo. Tra di loro anche giovani ucraini, russi e uzbeki.Ma anche un test universitario può, nella fede, trasformarsi in un’occasione unica per contribuire al bene. Tra i tanti giovani presenti anche diversi ucraini, russi e uzbeki.

“Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio, per me il tempo si è fermato – ha detto la ventenne Ucraina Diduk Mariya – e vivo con la sensazione che domani un bombardamento possa colpire la mia casa, perché (gli attacchi) continuano giorno dopo giorno. Credo però che non basti ripetere che ‘la guerra è male, la pace è bene’, se non cambiamo noi stessi, il mondo rimarrà così com’è”. Mariya ha quindi voluto concludere con un messaggio di speranza: “Sono convinta che un giorno questo febbraio finirà e il tempo riprenderà a scorrere anche per me”. Alla sua voce si è unita quella di Basmanova Ksenia, 21 anni, russa, che frequenta la stessa Università di Mariya. Nel suo discorso in giapponese sulla pace ha posto invece l’accento sulla importanza della solidarietà: “Penso che sarebbe bene guardare ai problemi degli altri, alle difficoltà delle altre persone, come se fossero i propri. Credo che in questo modo avremo maggiori possibilità di rendere il mondo un luogo di pace”. Infine Kobets Ekaterina, studentessa dell’Uzbekistan, ha allargato lo sguardo alle molte guerre in corso da non dimenticare, ai rifugiati, ai soldati ed alle loro famiglie “Spero sinceramente che le guerre nel mondo finiscano presto – le sue parole – che le persone tornino nelle loro terre e che i soldati attesi dalle loro famiglie possano lasciare la guerra”.

Ansie, riflessioni e aspettative quelle espresse dalle tre studentesse toccate in prima persona dalle sofferenze della guerra e che, al di là del fatto che esse siano credenti o meno, sono state colte e fatte proprie dalla Chiesa ancor prima di essere espresse verbalmente. Le contiene tutte e le ha trattate, infatti, il Messaggio in preparazione dei “Dieci giorni di preghiera per la Pace”  rivolto dalla Conferenza episcopale giapponese (Cbcj) a nome del presidente, l’arcivescovo di Tokyo Mons. Tarcisio Isao Kikuchi alla comunità cattolica del Giappone. Da oggi infatti e fino al 15 agosto tutti i cristiani del Giappone sono chiamati ad unirsi in un solo cuore e ad una sola voce nell’invocare il dono della pace. Il documento, che nel sottotitolo richiama la frase di Papa Francesco ‘La pace è possibile; la pace è doverosa’, si snoda attorno a due interventi del Santo Padre fatti rispettivamente nell’Udienza generale del 2 settembre 2020 e nel Messaggio Urbi et Orbi per la Pasqua del 17 aprile 2022.

Il presidente della Cbcj ricorda come nella quinta Catechesi – “Guarire il mondo. La solidarietà e la virtù della fede”, del 2 settembre 2020 il Santo Padre indicasse nella “diversità e solidarietà unite nell’armonia la strada per uscire migliori dalle crisi”. Il riferimento era al post pandemia, ma l’invasione russa in Ucraina che sarebbe seguita solo alcuni mesi dopo, avrebbe aperto nuovi scenari di crisi e posto nuovi interrogativi all’umanità lasciando tuttavia attuale e inalterata la strada indicata dal Papa di una ‘solidarietà guidata dalla fede’. “Ma quando siamo toccati dalle molte persone che vengono violentemente private della vita a causa della guerra – constata nel suo Messaggio l’arcivescovo Kikuchi – e i nostri cuori sono sopraffatti dall’irragionevolezza di tutto questo, la paura e la rabbia che ne derivano spingono la compassione e il sostegno reciproco fuori dai nostri sentimenti. Ora il mondo viene travolto dalla sensazione che la pace possa essere ottenuta attraverso la violenza”.

“Ma questo – avverte il presidente dei vescovi giapponesi – non farebbe altro che calpestare la vera Pace”. Mons. Kikuchi quindi ripropone nel suo documento l’accorato appello del Sommo Pontefice lanciato con il Messaggio Urbi ed Orbi del 17 aprile 2022: “Per favore, per favore, non abituiamoci alla guerra. Impegniamoci tutti a implorare la pace, dai nostri balconi e nelle nostre strade! Pace! Che i leader delle nazioni ascoltino la richiesta di pace della gente”. E a quello del Papa, chiudendo il Messaggio, l’arcivescovo di Tokyo fa seguire il suo per i fedeli giapponesi: “Sorelle e fratelli, la pace senza violenza è possibile. Durante i Dieci Giorni di Preghiera per la Pace, alziamo la voce e agiamo per proclamare la solidarietà che crea la pace”.

Mariya, Ksenia e Ekaterina guidate dallo Spirito hanno già risposto a questo invito.

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