Tratta di essere umani. Suor Gabriella Bottani (Talitha Kum): “Lavoriamo con le vittime, è questo il cuore della nostra azione”

Il Covid ha reso la tratta di esseri umani ancora più feroce. A denunciarlo è il rapporto a cura di Talitha Kum, rete internazionale di religiose, presentato il 28 giugno in una conferenza streaming. La raccolta di dati non mette solo in risalto il numero crescente di persone liberate dal giogo dello sfruttamento ma anche le storie e le testimonianze di chi è riuscito ad accedere alla giustizia. “Il rapporto – spiega suor Gabriella Bottani, coordinatrice internazionale dal 2014 - indica la nostra capacità di condivisione e la conoscenza delle realtà. Attraverso il comitato di coordinamento siamo riuscite a mettere insieme le varie forze che hanno ispirato il nostro lavoro e cercato di comprendere per prevenire. Tutte le informazioni raccolte le abbiamo inserite nella nostra banca dati. Il rapporto è quindi sia quantitativo sia qualitativo, frutto di un percorso iniziato anni prima”

(Foto ANSA/SIR)

Il Covid ha reso la tratta di esseri umani ancora più feroce. A denunciarlo è il rapporto a cura di Talitha Kum, rete internazionale di religiose, presentato il 28 giugno in una conferenza streaming. La raccolta di dati non mette solo in risalto il numero crescente di persone liberate dal giogo dello sfruttamento ma anche le storie e le testimonianze di chi è riuscito ad accedere alla giustizia.

“Invito tutte le reti a usare il documento come uno strumento di lavoro per elaborare delle strategie”,afferma suor Gabriella Bottani, coordinatrice internazionale dal 2014, “Siamo una rete in cui si lavora con le vittime, è questo il cuore della nostra azione. Abbiamo delle buone pratiche, cerchiamo di essere collegate e focalizzarci sulle priorità messe in evidenza nel corso delle assemblee generali”.

La pandemia nel 2020 ha costretto le religiose a trovare nuove modalità per sostenere le vittime e i sopravvissuti dalla tratta. “Il rapporto – continua suor Gabriella – indica la nostra capacità di condivisione e la conoscenza delle realtà. Attraverso il comitato di coordinamento siamo riuscite a mettere insieme le varie forze che hanno ispirato il nostro lavoro e cercato di comprendere per prevenire. Tutte le informazioni raccolte le abbiamo inserite nella nostra banca dati. Il rapporto è quindi sia quantitativo sia qualitativo, frutto di un percorso iniziato anni prima. Ho il cuore pieno di gratitudine per il risultato finale poiché è questo è il cuore di Talitha Kum”.

A dare i dettagli è suor Mayra Cuellar, la coordinatrice dello studio, “Nel 2021 la rete è stata presente in 5 continenti, in 55 network e in 92 Paesi. L’aumento dei collaboratori è stato del 24%. Sono state effettuate azioni anti tratta soprattutto in Africa”. In tutto, secondo il rapporto, sono state 336.958 le persone hanno beneficiato delle azioni, 6589 quelle che hanno avuto accesso alla giustizia e 13.404 le vittime di tratta e sfruttamento. “C’è stato – commenta suor Mayra – un aumento della vulnerabilità, l’azione si è dovuta adattare alle necessità. Particolare attenzione è stata data ai lavoratori migranti e all’attivazione delle linee telefoniche per l’accompagnamento di persone vittime di tratta”.

Per la giornalista di Avvenire, Lucia Capuzzi, “il rapporto di quest’anno ha una ricchezza straordinaria sia del fenomeno sia delle storie: è come se il lettore fosse stimolato a fare un viaggio nel mondo della tratta per comprenderlo. Lo paragono a una bussola per orientarsi a un tema a cui ci stiamo abituando, mentre il rapporto ci aiuta a ricondurlo a un fenomeno sociale. Attraverso le voci delle religiose viene composto un quadro vivo che ci riguarda”.

Il documento per il momento è fruibile in inglese sul sito della rete Talitha kum ma l’obiettivo è tradurlo presto in altre lingue fra cui l’italiano per aumentare la diffusione e la comunicazione sulle tematiche. “Vogliamo – afferma sr Abby Avelino, coordinatrice per l’Asia – rafforzare la collaborazione a livello internazionale tramite formazione con dei corsi per responsabili che vengono da varie parti del mondo. Uno degli scopi dei corsi è creare delle comunità e produrre strumenti utili. In questo modo le sorelle sono intenzionate a profondere il loro impegno. Questo rafforza la rete e le attività”.

La rete ha anche lanciato una call to action rivolto anche ai volontari di altre religioni. “I verbi della call to action sono: curare, guarire, riabilitare e aiutare le vittime ad avere accesso alla giustizia. Altro ambito è la condivisione delle testimonianze che rappresenta un viaggio per la liberazione al fianco delle vittime. Stiamo per lanciare un progetto nuovo e una azione concreta che è pronta per il prossimo anno nel quadro del potenziamento della rete”.

Le storie di affrancamento riguardano ogni parte del mondo anche quelle molto sviluppate. “In America del nord – afferma sr. Ann Oestreich, responsabile dell’area – siamo molto coinvolti nel lavoro a fianco dei sopravvissuti. Gli stessi sopravvissuti ci aiutano nel lavoro di supporto. Vorremmo continuare il lavoro per il futuro. Speriamo di avere per i prossimi due anni un rapporto migliore e preghiamo che la nostra attività possa andare avanti”.

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