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Stati Uniti: missione della diocesi di Assisi a New York. Mons. Sorrentino: “Il Vangelo può fare ancora la differenza”

Successo dell’iniziativa che ha avuto come obiettivo portare una reliquia del beato Carlo Acutis e promuovere il Museo della Memoria riprodotto grazie alla collaborazione con la Pay the Way foundation.

(Tutte le foto e il video: diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino)

Grande successo per la missione negli Stati Uniti della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino per portare una reliquia del beato Carlo Acutis e promuovere il Museo della Memoria riprodotto ed esposto in diverse location di New York, grazie alla collaborazione con la Pay the Way foundation, fondata e presieduta da Gary Krupp. Il viaggio del vescovo, mons. Domenico Sorrentino, insieme a mons. Anthony Figueiredo, responsabile delle Relazioni internazionali, e Marina Rosati, direttrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, si è concluso nella chiesa di San Francesco d’Assisi, nel cuore di Manhattan, dove il vescovo ha incontrato diversi poveri donando loro alcuni beni di prima necessità.

La delegazione ha portato negli Usa una reliquia di prima classe del primo “millennial” al mondo a essere dichiarato beato, in seguito alla richiesta della Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti. La reliquia del giovane accompagnerà il Risveglio eucaristico nazionale degli Stati Uniti, indetto dai vescovi americani nel novembre scorso, per rinnovare la fede e riscoprire il valore e la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Abbiamo chiesto a mons. Domenico Sorrentino un bilancio della missione.

Eccellenza, com’è nata la missione negli Stati Uniti? Quali erano i suoi obiettivi?

È nata in corrispondenza ad un’iniziativa dei vescovi americani, impegnati a realizzare un triennio di “revival” eucaristico, rivolto soprattutto ai giovani. Al tempo stesso, una richiesta specifica ci era arrivata da una fondazione – Pay the Way – impegnata a tessere rapporti dialogici tra le religioni e in particolare tra i cattolici e gli ebrei, a partire da un superamento delle polemiche sul periodo della “Shoah”, che ancora, in alcune fasce dell’opinione pubblica, è legato a pregiudizi che non fanno giustizia a quanto i cattolici, a partire da Papa Pio XII, hanno realizzato per la salvezza degli ebrei. La testimonianza formidabile data in questo senso da Assisi e in particolare dal vescovo Giuseppe Placido Nicolini è impressionante; e questa fondazione ha voluto metterla in evidenza.

Lei ha portato una reliquia del beato Carlo Acutis negli Stati Uniti: una richiesta partita dalla Conferenza episcopale del Paese? Di che reliquia si tratta?

I vescovi americani hanno scelto, come “testimonial” per questo progetto di rinascita eucaristica, il giovane beato Carlo Acutis, sepolto da noi, ad Assisi, nel santuario della Spogliazione. Hanno chiesto a tale scopo una reliquia del beato. Abbiamo portato una reliquia del “pericardio”, la membrana che avvolge e protegge il cuore. Un po’ come portare il suo cuore stesso. Un simbolo che può aiutare.

L’Eucaristia era il cuore stesso di Carlo e Gesù nell’Eucaristia va amato con tutto il cuore, pregato come si parla con un amico, adorato facendosi avvolgere dalla sua luce.

Spero che questa preziosa reliquia di Carlo, da noi lasciata nelle mani del card. Dolan, dica tutto questo ai giovani americani.

La figura di Carlo Acutis può parlare anche ai giovani statunitensi? Lei ha avuto opportunità di parlare del beato a giovani negli Stati Uniti?

È stato impressionante. Nel giro di una settimana mi sono trovato a contatto con migliaia di giovani. Non esagero. Il volto sorridente di Carlo era esposto dappertutto, ad accogliere la sua reliquia. In ogni incontro ho potuto parlare di lui, sottolineando le sue parole più ispiranti e mettendo in evidenza la sua santità del quotidiano.

Se il giorno si conosce dal mattino, ho avuto l’impressione che il pellegrinaggio di Carlo negli Stati Uniti farà un mondo di bene.

La missione ha anche avuto l’obiettivo di promuovere il “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”. Da questo punto di vista com’è andata?

Anche questo aspetto del viaggio è stato molto interessante. Gli amici statunitensi di Pay the Way hanno a addirittura “reduplicato” il nostro museo per loro. Lo abbiamo presentato prima in una sinagoga e poi in una grande Università cattolica. In ambedue i momenti si sono alternati i nostri interventi e quelli di personalità locali. Un singolare contributo è venuto dal direttore dell’Archivio della Segreteria di Stato, Johan Ickx, che ha mostrato, a suon di dati, quanto fosse ingeneroso il pregiudizio invalso in questi anni sullo scarso impegno di Pio XII nella vicenda della salvezza degli ebrei. Proprio da Assisi abbiamo portato una testimonianza che dice il contrario. Nell’insieme, si è trattato di un grande momento di amicizia e di incontro. Il fondatore ed ispiratore di questa iniziativa, Gary Krupp, ne è stato felice. E noi con lui.

Quali emozioni si porta da questo viaggio?

Torno con la sensazione che, nonostante tutte le difficoltà di una cultura che, negli Stati Uniti come da noi, in gran parte si allontana dal cristianesimo o rema contro di esso, ci sono ancora degli spazi aperti all’evangelizzazione che possono fare la differenza. C’è qualcosa che rinasce nelle coscienze. C’è una Chiesa che risorge dalle sue fatiche e si rinnova al calore della Pentecoste. Mentre viviamo ore buie per tanti aspetti che stanno affaticando questo nostro tempo – non ultimo l’assurda guerra in Ucraina –

il Vangelo può fare ancora la differenza e la nostra testimonianza cristiana urge più che mai.

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