La guerra, perché?

La guerra, quella vera, è entrata nel nostro quotidiano. Sembra un film, persino surreale. Invece è la realtà, quella con la quale siamo chiamati a confrontarci oggi

(Foto: ANSA/SIR)

La guerra, quella vera, è entrata nel nostro quotidiano. Sembra un film, persino surreale. Invece è la realtà, quella con la quale siamo chiamati a confrontarci oggi. Prima c’è stata la pandemia. Per due lunghi anni ha calamitato i nostri interessi, inquietato i nostri sonni e alimentato le nostre paure. Abbiamo utilizzato un gergo bellico per dire di come stavamo contrastando il virus. I morti, comunque, ci sono stati, e non vanno dimenticati. Sarebbe un errore imperdonabile.

Oggi scopriamo che quel modo di esprimerci forse è stato inappropriato. Oggi ci rendiamo conto che nelle trincee ci sono davvero dei giovani che si fronteggiano. Altri giovani sganciano bombe sulle città e causano morti su morti. La guerra è questo: è l’assurdità della morte causata da chi non ha responsabilità dirette, ma solo esecutive, nella catena di comando.

Una sequenza assurda cui assistiamo impotenti. Di conflitti nel mondo se ne combattono, anche in questo momento, davvero tanti. Secondo Avvenire di martedì scorso, che cita l’Upssala conflict data program, erano 169 nel 2020, ultimo dato disponibile. Non per nulla Papa Francesco da anni parla di terza guerra mondiale a pezzi. Ora la guerra ci è arrivata alle porte di casa. È arrivata con il suo strascico di lutti e di profughi che giunge fino a noi.
L’Europa si è mossa come è capace di fare. La solidarietà appartiene alla nostra storia. L’Italia è in prima fila per l’accoglienza e il nostro territorio si attiva per fare sentire come a casa propria chi ha dovuto lasciare tutto portandosi dietro solo una borsa con pochi vestiti.

La domanda rimane in tutta la sua tragicità: perché? La risposta tarda ad arrivare. Qualcuno l’azzarda. Anche noi ogni tanto ci proviamo. Sarà Putin? Sarà l’ostinazione del nuovo zar di Russia? Sarà la sua mania di grandezza? O sarà perché si sente davvero minacciato? Intanto, però, la gente muore sotto i bombardamenti aerei e a milioni scappano oltre confine. Il perché rimane. Perché un uomo contro un altro uomo? Perché un popolo contro un altro? Perché un fratello contro il fratello? Fin dai tempi di Caino e Abele l’umanità è in lotta.

Pare incredibile. Forse la pace, oltre la risoluzione del conflitto Russia-Ucraina che si spera giunga presto, sarebbe da cercare nei nostri pensieri, nelle nostre case, nei nostri rapporti tra vicini, con gli amici e i colleghi.
Che fare, dunque? Ci piomba addosso un’altra domanda. Una domanda pesante per ciascuno di noi.

(*) direttore del “Corriere Cesenate”

Altri articoli in Mondo

Mondo