Il successo della fiera agricola di Bozoum. P. Gazzera (carmelitano): “Un caso più unico che raro nel mondo della cooperazione”

Una grande iniziativa per lo sviluppo agricolo ed economico della prefettura dell'Ouham Pendé, una delle venti prefetture della Repubblica Centrafricana, nella parte occidentale del Paese, alla frontiera con Ciad e Camerun. La 17° edizione, che si è svolta a fine gennaio (28-30 gennaio), ha permesso un po’ di respiro a un popolo che continua a vivere tra la violenza e i soprusi di una guerriglia ormai endemica che prostra il Paese da anni. Un esempio del fatto che se solo ci fosse un po’ di pace, questo popolo avrebbe la forza e l’intraprendenza per trovare strade di sviluppo. Il Sir ha intervistato padre Aurelio Gazzera, carmelitano scalzo che vive in Centrafrica dal 1992 e che è stato l’ideatore della fiera

(Foto: Padre Aurelio Gazzera)

La fiera agricola di Bozoum si sta rivelando sempre più una grande iniziativa per lo sviluppo agricolo ed economico della prefettura dell’Ouham Pendé, una delle venti prefetture della Repubblica Centrafricana, nella parte occidentale del Paese, alla frontiera con Ciad e Camerun. La 17° edizione, che si è svolta a fine gennaio (28-30 gennaio), ha permesso un po’ di respiro a un popolo che continua a vivere tra la violenza e i soprusi di una guerriglia ormai endemica che prostra il Paese da anni. Un esempio del fatto che se solo ci fosse un po’ di pace, questo popolo avrebbe la forza e l’intraprendenza per trovare strade di sviluppo. Ma manca la capacità politica di imporre la pace e la lungimiranza progettuale per creare condizioni di rinascita. Le autorità nazionali non sono arrivate alla fiera di Bozoum, ma intanto l’esperienza si sta già replicando in altre parti del Paese. Abbiamo intervistato padre Aurelio Gazzera, carmelitano scalzo che vive in Centrafrica dal 1992 e che è stato l’ideatore della fiera. Dopo 17 anni vissuti a Bozoum, dal novembre 2020 vive e lavora a Baoro.

Come è andata la Fiera Agricola di Bozoum?
È stata un successo! Nei 3 giorni della manifestazione sono state presenti 160 cooperative, un record nella storia delle fiere, provenienti da Bozoum, Bossemptele, Bouar, Bocaranga, Paoua, Ndim e Ngaundaye, che hanno esposto e venduto i loro prodotti generando un giro d’affari di oltre 60 milioni di franchi Cfa (più di 90 mila euro). A sostenere economicamente l’organizzazione dell’evento l’Associazione “Amicizia Missionaria” dei Padri Carmelitani di Arenzano; a collaborare la Caritas centrafricana, con padre Alain, segretario nazionale, e la Caritas di Bangui. Aspettavamo una delegazione del Ministero dell’agricoltura e dello sviluppo rurale e del Ministero del commercio, come anche della Fao, ma purtroppo non sono arrivati. C’erano però operatori economici e ong, come la belga Enabel che ha monitorato la fiera, in vista di progetti futuri.
Gli stand della fiera si sono riempiti di arachidi, zucca, gombo, fagioli, ignami, mais, manioca, miglio, cipolle, patate, riso, sesamo, soia e voandzou (una specie di fagiolo). Diversi stand presentavano verdure (carote, insalate, basilico, ecc.), mentre altri vendevano prodotti trasformati (miele, cera, liquore al miele, farine, frittelle di riso, ecc.). Una festa di colori, di profumi, per gli occhi e per il cuore. Quando abbiamo aperto la Fiera con la sfilata delle cooperative, il venerdì, abbiamo visto i volti pieni di gioia e di fierezza di tante donne e uomini.La Fiera ha attirato migliaia di persone, che per tre giorni, hanno riempito e animato questi luoghi e tutte le attività della città state trasferite intorno al sito della fiera: chi compra, chi vende, e in più ristoranti, mercato, venditori di vestiti, bevande, cibo ecc. Una festa per tutta la città!

Come è la situazione ora nella regione?
Ancora molto difficile! Nel 2021 non avevamo potuto organizzarla a causa della guerra. Le zone di Bocaranga, Ndim e Ngaundaye sono teatro di scontri di ribelli; i mercenari russi e i militari centrafricani spingono le popolazioni a non andare nei campi; su alcune strade ci sono le mine, che feriscono e uccidono. Un lungo ponte tra Bocaranga e Bozoum è stato distrutto. E come se questo non bastasse, ci si sono messe, come al solito, anche le varie barriere di militari, polizia e gendarmeria per bloccare i camion, chiedendo soldi per lasciarli passare. Tutto questo, oltre a limitare le attività agricole, allontana anche i commercianti, creando una seria difficoltà nella vendita dei prodotti agricoli, e impoverisce la popolazione. È per questo insieme di considerazioni che abbiamo voluto, a tutti i costi, organizzare la Fiera del 2022. Ce lo ha chiesto con insistenza anche la popolazione di Bozoum e dalle cooperative agricole della regione. Ed è stata la scelta giusta.

Come funziona l’organizzazione di questo evento?
Organizzare una Fiera è un lavoro molto impegnativo. C’è lo staff Caritas, che lo fa da anni. A gennaio ha girato nei villaggi attorno a Bocaranga per invitare i gruppi a partecipare. Hanno affittato 3 camion per trasportare i gruppi e gli oltre 500 sacchi di prodotti agricoli. Il ponte distrutto ha costretto i camion a una deviazione di 150 chilometri, aumentando i rischi e soprattutto i costi (se nel 2020 l’affitto di un camion da Bocaranga a Bozoum, costava circa 1.245 euro, nel 2022 è costato 2.595 euro). Altre centinaia di sacchi sono arrivati direttamente alla Fiera da Bozoum e dintorni. A dare una mano ci sono sempre gli alunni del nostro Liceo St. Augustin di Bozoum, che quest’anno sono stati bravissimi ad accogliere, ma anche ad aiutare gli espositori per i contratti, le vendite, i prezzi e il calcolo delle vendite fatte.

È un evento sicuramente dal forte valore economico; quali sono le ricadute aspetti e sociali?
Le autorità civili hanno partecipato alle cerimonie di apertura e chiusura; è intervenuto anche il vescovo di Bouar, Mons. Mirek Gucwa. A rendere la fiera uno sprone per la gente anche il concorso che ha premiato 10 cooperative per i loro prodotti e altre 25 cooperative per il “miglior orto”. I selezionati ricevono un diploma, una medaglia e degli strumenti di lavoro È un momento particolarmente importante quello in cui la giuria visita gli orti per scegliere i vincitori del concorso istituito dalla Caritas. È un modo per incoraggiare a migliorare il territorio urbano, ma soprattutto a coltivare verdure fresche per il consumo e la vendita. La visita ha rivelato alcune realtà meravigliose, che coinvolgono famiglie, sfollati e donne. Quest’anno un orto è stato creato da una ragazza di 16 anni al terzo anno di scuola secondaria.

La fiera di Bozoum è un modello di sviluppo esportabile?
Si, senz’altro. È uno dei rarissimi progetti in cui si spende poco, ed i destinatari del progetto guadagnano molto: di fronte a una spesa tra i 10 ed i 15 mila euro per l’organizzazione, le cooperative hanno guadagnato 90 mila euro. È un caso più unico che raro nel mondo della cooperazione: parte da una realtà forte di cooperative, esistenti da anni, con un carattere forte di amore per la terra, e di coscienza di un lavoro ben fatto, che può sostenere una famiglia, ma anche un villaggio. E dalla Fiera sono nate molte iniziative a Bozoum: la Cassa di risparmio, che permette di mettere in sicurezza i risparmi ed ottenere dei piccoli crediti, il Liceo St. Augustin, che forma ragazzi e ragazze alla gestione e all’amministrazione, la Cooperativa dei produttori di riso, e tante altre.
È un modello da esportare, ma poco “vendibile”: l’assenza del Governo e delle Ong internazionali è un segno di una mancanza di coordinazione, di attenzione e visione a lungo termine. E forse (anzi, senza forse…) si scontra con progetti più “interessanti” per Governo e Ong, dove i costi di amministrazione sono altissimi, e l’impatto sulla popolazione pressoché nullo… Ma, piano piano, la storia va avanti. E le cose buone e sane durano nel tempo!

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