“Non pensavamo potesse accadere una cosa così terribile”: il racconto da Leopoli del padre provinciale della Visitatoria Bizantina dei Salesiani

“Per noi quanto sta accadendo è una cosa assurda. Non vediamo i motivi che giustifichino o spieghino tutto questo. Perché andare contro un paese che cerca solo di essere libero e democratico? Noi vogliamo stare con l’Europa e condividere i suoi valori”. Don Mikajlo Chaban, salesiano padre provinciale della Visitatoria Bizantina dei Salesiani, racconta a poche ore dall’inizio dell’attacco e dice: “Forse la Russia ha paura di tutto questo. Perché i russi potrebbero vedere come si vive da noi, la libertà che c’è, le possibilità che ci sono. E tutto questo potrebbe generare problemi a chi governa in Russia”

(Foto salesiani)

Una sorpresa terribile senza nessuna giustificazione. La voce di Mikajlo Chaban, salesiano padre provinciale della Visitatoria Bizantina dei Salesiani in Ucraina, arriva da Leopoli disturbata dalle interferenze, ma il suo messaggio è chiarissimo: “Per noi quanto sta accadendo è una cosa assurda. Non vediamo i motivi che giustifichino o spieghino tutto questo. Perché andare contro un paese che cerca solo di essere libero e democratico? Noi vogliamo stare con l’Europa e condividere i suoi valori”. Don Mikajlo racconta a poche ore dall’inizio dell’attacco e dice: “Forse la Russia ha paura di tutto questo. Perché i russi potrebbero vedere come si vive da noi, la libertà che c’è, le possibilità che ci sono. E tutto questo potrebbe generare problemi a chi governa in Russia”.

Avevate avuto segnali di avvertimento dell’attacco? Ve lo aspettavate?
Fino all’ultimo momento speravamo che la guerra non ci fosse. Pensavamo che il nostro aggressore si convincesse a lasciarci in pace. Non pensavamo che in queste secolo potesse accadere una cosa del genere. Invece è accaduto.

A Leopoli che situazione c’è?
Adesso c’è abbastanza calma. La prima mattina dopo l’attacco ci sono stati momenti di panico per gli acquisti, la benzina, i prelievi ai bancomat. La gente poi si è rimasta in casa, molti sono andati nelle campagne. Per ora non ci sono stati attacchi in città. Sappiamo che sono avvenuti nelle regioni confinanti, e questo ci preoccupa. Anche la prima notte è trascorsa tranquilla, ma questa mattina (25 febbraio, ndr) abbiamo dovuto far scappare i bambini della scuola nei rifugi perché c’è forte rischio di bombardamenti.

La popolazione come sta reagendo all’attacco?
Tutti sono stupiti. Non ci si crede. Sembra un incubo. C’è grande preoccupazione per il paese e per le famiglie. E c’è una grande tristezza unita ad altrettanta speranza che la guerra si fermi: ci sono già stati troppi morti.

Come vi state organizzando per soccorrere le persone?
Ci siamo messi a disposizione delle autorità. Noi abbiamo una grande struttura con una casa-famiglia con circa 70 ragazzi che sono mantenuti da noi. Mentre gli studenti delle nostre scuole sono a casa. Stiamo pensando dove passare la notte. Abbiamo dei rifugi, ma dobbiamo finire di allestirli meglio con viveri e acqua. Perché oltre che per noi devono servire anche per due scuole e per le persone che abitano vicino. Per questo siamo in contatto con le Missioni Don Bosco che speriamo ci aiuteranno a preparate meglio tutto.

Quanti giovani avete nelle vostre case e scuole in Ucraina?
Assistiamo più di duemila giovani in tutto il Paese. Stiamo contattando tutte le nostre case per dare assistenza e tranquillità dove c’è bisogno.

Avete avuto danni alle vostre case e scuole?
Per ora ancora no e nemmeno vittime. Ma la guerra è imprevedibile.

L’Europa e gli Usa fanno abbastanza?
Io credo che potrebbero fare di più e subito. Il mondo è troppo titubante. Occorre fare in fretta, non aspettare. Occorre aiutare il popolo ucraino che sta lottando non solo per l’Ucraina ma anche per l’Unione europea che non deve essere timida.

Pensate di lasciare il Paese o di ridurre la vostra presenza?
Assolutamente no. Noi cercheremo di stare qui con le nostre comunità fino all’ultimo. Il nostro compito è questo: non è pensabile che noi andiamo via dall’Ucraina.

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