Pasqua in Myanmar. Card. Charles Bo: “Un nuovo Myanmar di pace sorga dalla tomba dell’odio e dell’oscurità”

Negli ultimi due mesi, il Myanmar è stata una terra bagnata dal sangue, teatro di una Via Crucis con le stazioni delle torture, abusi, uccisioni spietate. Ma l’invito dell’arcivescovo di Yangon per Pasqua è a “non disperare” e a credere che ci sia, anche per questo Paese, la “Resurrezione della libertà, della democrazia, della pace e della prosperità per tutti”. Nel Messaggio il card. Bo si rivolge ai militari: “Chiunque uccide il popolo innocente dovrà rispondere a Dio”. E ai giovani che stanno manifestando per le strade, dice: “Mettete a tacere il linguaggio spietato della violenza. Sconfiggete il male con l’amore e l'umanità. Questo era il messaggio della Croce. Questo è il destino di questa nazione”

(Foto ANSA/SIR)

“Che un nuovo Myanmar di pace e prosperità sorga dalla tomba dell’odio e dell’oscurità”. Questo il messaggio per la Pasqua 2021 che il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani, rivolge quest’anno alla Nazione. Una Pasqua che viene celebrata in un Myanmar piegato dal colpo di stato della giunta militare che dal 1 febbraio ha preso il potere, rovesciando il governo democraticamente eletto guidato dalla Lega nazionale per la democrazia (Nld). Da allora non c’è stata pace: il popolo, unito, ha protestato pacificamente per le strade di tutte le principali città del Paese, contro polizia e forze di sicurezza. Una lotta che in due mesi è costata la vita di oltre 500 persone e l’arresto indiscriminato di oltre 2.500 persone.

L’arcivescovo dà voce nel messaggio alla sofferenza vissuta dal popolo birmano: “Negli ultimi due mesi la nostra gente ha percorso una vera via crucis”, scrive. “Centinaia di persone sono state uccise. Un bagno di sangue è stato versato sulla nostra terra sacra. Giovani e anziani e persino bambini sono stati uccisi senza pietà. Abbiamo vissuto giorni bui. Migliaia di persone vengono arrestate e gettate in prigione. Migliaia sono in fuga per sfuggire agli arresti. Milioni stanno morendo di fame. È normale per molti porre la domanda biblica di Giobbe: Dov’è Dio? Perché il nostro Dio che ha promesso di non dimenticarci, come una madre non dimentica mai suo figlio, sembra invece averci abbandonato?”. “Da questa Pasqua – scrive il cardinale – deve iniziare un processo di guarigione per la nostra Nazione”.

Appello ai militari. Il Messaggio contiene parole fortissime verso chi in questi mesi sta usando metodi di violenza e sopraffazione, commettendo uccisioni indiscriminate per le strade del Paese.  “Ogni uomo è creato ad immagine di Dio”, scrive il cardinale che sembra rivolgersi direttamente alle forze di polizia e di sicurezza militare. “La guerra contro i nostri giovani, ucciderli per strada, è una guerra contro la dignità umana. Chiunque uccide il popolo innocente dovrà rispondere a Dio”. “Nessuna agenzia internazionale è potente come Dio”. “Sì, il sangue innocente griderà generazione dopo generazione finché non sarà fatta giustizia. Ciò che è stato perpetrato contro le persone non passa inosservato o inascoltato. Dio ha i suoi tempi e non è solo un Dio d’amore, ma è anche un Dio di giustizia. Sta dalla parte dei più vulnerabili”, soprattutto è a fianco di chi lotta per la giustizia e la dignità umana. “Quando le persone lottano per la giustizia, Dio si schiera con gli oppressi e abbatte tutti i faraoni arroganti”. Negli ultimi due mesi, il Myanmar è stata la terra di una reale Via Crucis con le stazioni delle torture, abusi, uccisioni spietate. Ma l’invito è a “non disperare” e a credere che anche per questo Paese ci sia la “Resurrezione della libertà, della democrazia, della pace e della prosperità per tutti”. L’arcivescovo detta però le condizioni per una svolta politica del Paese: la fine immediata del colpo di stato; il ritorno del governo civile democraticamente eletto a novembre; il rispetto per il verdetto delle elezioni; il ritorno dell’esercito nelle caserme e la riconciliazione tra tutti i gruppi etnici e le religioni. “Seppelliamo nelle tombe vuote i sette decenni di totalitarismo. Che vi sia scritto l’ultimo epitaffio del colpo di stato”.

Appello ai giovani e ai manifestanti. Il cardinale Bo si rivolge anche a quanti stanno protestando per le strade del Myanmar, inviando loro un messaggio di “pace e di riconciliazione”. “Il mondo – dice – non può mai essere redento con la violenza, ma solo attraverso l’amore che guarisce”. Con queste parole, confida l’arcivescovo, So di non risultare popolare”. “Non sono un politico. Sono un leader religioso. Sono un seguace di Gesù e il mio messaggio scaturisce da Gesù, che nonostante tutte le torture e le pene sofferte sulla via della Croce, ha potuto dire con magnanimità ai suoi torturatori: ‘Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno’”. Il messaggio si conclude quindi con un appello ai giovani: “Usate metodi non violenti. Non morite inutilmente. Se vivete a lungo, la democrazia si rafforza, il male si indebolisce. Il nemico conosce una sola lingua: violenza spietata. Mettete a tacere quella lingua. Vuole che tu ti trascini nel suo territorio violento, dove è potente. Negagli quel vantaggio. Sconfiggilo con amore, sconfiggilo con l’umanità. Questo era il messaggio della Croce. Questo è il destino di questa nazione. Che un nuovo Myanmar di pace e prosperità sorga dalla tomba dell’odio e dell’oscurità”.

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