Giappone: il dramma dei suicidi. Covid e crisi economica alla base della ripresa del triste fenomeno

Sono in maggioranza donne giovani le principali vittime di un accresciuto aumento dei suicidi in Giappone. Ad influire su una recrudescenza di questa del fenomeno che purtroppo continua a flagellare soprattutto le giovani generazioni, l'avvento del Covid col suo carico di ansia e crisi economica anche se le ragioni non possono essere confinate solo al dramma del coronavirus e alla recessione. Un dramma già segnalato da Papa Francesco nel suo viaggio in Giappone nel novembre del 2019 e di cui aveva chiamato a farsi carico i vescovi nipponici e tutta la comunità cattolica del Paese, con il forte invito “a creare spazi in cui la cultura dell'efficienza, della prestazione e del successo possa aprirsi alla cultura di un amore gratuito e altruista, al fine di offrire a tutti, e non solo chi è "arrivato", la possibilità di una vita felice e riuscita"    

(Foto ANSA/SIR)

“Anche se un po’ alla volta sta emergendo il percorso per affrontare questa malattia infettiva, non cessa comunque la sensazione di essere nell’oscurità e viviamo nell’angoscia e l’intera società sembra essere abbandonata nell’oscurità del coronavirus”. Sono le parole dell’arcivescovo di Tokyo, monsignor Tarcisio Isao Kikuchi, che dialogando con i fedeli rifletteva sulla situazione attuale e aggiungeva: “abbiamo bisogno di chi annunci la luce della vita che splende nell’oscurità, una voce che indichi la via da seguire”.

La minaccia-Covid. Un auspicio per il suo Paese dove, alla luce degli interventi effettuati dal governo che molto ha investito in prevenzione e tutela sanitaria, le aspettative riposte nel vaccino per il Covid restano molto alte. Il piano di misure straordinarie da 73,6 miliardi di yen (584 miliardi di euro) varato dall’esecutivo a inizio dicembre non sembrano infatti ancora sufficienti, almeno al momento, per rallentare a prima o poi fermare gli effetti deleteri e dolorosi del virus e con esso le ansie generate dalla pandemia. L’andamento dei contagi continua a essere in costante ascesa tanto che secondo gli esperti, il Giappone avrebbe ormai superato il picco della “seconda ondata” dell’estate scorsa e sarebbe entrato già nella terza con conseguenze nefaste per il sistema sanitario, l’economia e l’occupazione scesa a minimi storici.

Numeri elevatissimi. In questo contesto, di per sè già complicato, è riemerso in tutta la sua crudezza un altro problema, altrettanto grave a quello del coronavirus e della recessione economica: il dramma dei suicidi. Una piaga con la quale il Giappone è costretto a fare i conti ormai da decenni. Ha fatto scalpore, anche sulla stampa internazionale, la notizia dei 2.153 suicidi di ottobre che hanno superato in un solo colpo il numero totale di morti in Giappone per il Covid-19 dall’inizio della pandemia e fino a quel mese. Dopo il picco del 2003 con circa 34mila vittime, il numero di chi chi ha deciso di togliersi la vita ha  purtroppo mantenuto livelli alti e preoccupanti per molti anni. Solo negli ultimi 10 aveva registrato una lieve ma costante tendenza al ribasso fino a scendere, nel 2019, sotto le 20mila persone. Un calo, proseguito fino al giugno del 2020, fino a quando il Covid-19 non ha cominciato a colpire corpi e menti. Da luglio in poi, infatti, il numero dei suicidi ha ricominciato a salire, registrando nel mese di ottobre un record in negativo. Situazione confermata anche a novembre con un picco di 1.789 suicidi, (+11% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente), registrando, da gennaio a novembre, un totale di 19.101 vittime.

Donne e giovani. A differenza del passato, i suicidi al tempo del Covid, sono stati praticati soprattutto dalle donne, soprattutto giovani. Secondo le indagini mensili dell’Agenzia nazionale di Polizia nipponica, nel mese di ottobre i suicidi femminili sono saliti, rispetto allo stesso mese del 2018, di circa l’80%. Discorso a parte per le giovani generazioni. Il libro bianco sulle contromisure al suicidio, predisposto dal governo a fine ottobre, ha infatti evidenziato che malgrado la diminuzione del numero totale dei suicidi rispetto al 2019, i giovani, restano ancora la fascia d’età più colpita e segnata da questo triste fenomeno. “Il suicidio – si legge sul documento del governo – risulta  la prima causa di morte nella fascia di età compresa tra i 15 e i 39 anni”. Numeri impressionanti che fanno del Giappone l’unico Paese con questo singolare primato tra i Paesi membri del G7.  Tante le misure decise e messe in atto dal Governo per provare ad arginare il fenomeno: dal provare a umanizzare l’organizzazione del lavoro alla realizzazione di strutture sanitarie specifiche di supporto psicologico. Iniziative su larga scala che hanno ottenuto buoni risultati soprattutto sulla fascia di età adulta e sugli anziani. Successivamente ci si è poi concentrati sullo sviluppo di centri di ascolto e di consulenza telefonica e, attraverso social, anche sull’intensificazione della formazione di volontari dedicati e sull’organizzazione di attività di sensibilizzazione negli istituti scolastici.

Ragioni profonde. L’ansia generata dal Coronavirus e le inevitabili conseguenze economiche sulla popolazione nipponica hanno sicuramente influito sulla nuova ondata di suicidi che ha colpito il Giappone in questi ultimi mesi. Certo è però, che esistono ragioni ancor più profonde, alla base di questa piaga che colpisce da anni il Paese del “Sol Levante”. Mai come in questi ultimi tempi tornano alla mente e restano di estrema attualità le parole pronunciate, poco più di un anno fa, da Papa Francesco durante la sua visita pastorale in Giappone nel novembre del 2019. “Diversi flagelli – diceva il Papa incontrando i vescovi nipponici – minacciano la vita delle persone delle vostre comunità, che sono segnate, per vari motivi, dalla solitudine, dalla disperazione e dall’isolamento. L’aumento del numero di suicidi nelle vostre città, così come il bullismo e varie forme di auto-esigenza, stanno creando nuovi tipi di alienazione e disorientamento spirituale. Quanto tutto ciò colpisce soprattutto i giovani!”. Non a caso, in quell’occasione, Papa Francesco lanciava il forte invito a creare spazi nei quali

“la cultura dell’efficienza, della prestazione e del successo, possa aprirsi alla cultura di un amore gratuito e altruista, capace di offrire a tutti, e non solo a quelli ‘arrivati’, la possibilità di una vita felice e riuscita”.

Proteggere ogni vita. Per questo, nel suo viaggio pastorale, Papa Francesco, rivolgendosi soprattutto alla piccola comunità cattolica del Giappone,  ha più volte ricordato e sottolineato che “proteggere ogni vita e annunciare il Vangelo non sono due cose separate né contrapposte: si richiamano e si esigono a vicenda. Entrambe chiedono attenzione e vigilanza nei confronti di tutto ciò che oggi impedisce lo sviluppo integrale di ogni persona che affidate alla luce del Vangelo di Gesù”.  “Come avverrà questo”?, domandava il Pontefice, lasciano il Giappone, al termine del suo viaggio rivolgendosi ai circa 500mila fedeli della comunità cattolica, pari solo allo 0,35% di una popolazione di circa 127 milioni gli abitanti. Una domanda cui lui stesso ha dato per prima una risposta, piena di fede e speranza: “nulla è impossibile a Dio”.

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