Trump-Biden: insulti e attacchi personali nel primo confronto televisivo

Impossibile orientarsi nei temi e nelle agende dei due candidati, con un Trump rude e indisciplinato, teso, nervoso e costantemente in attacco di “Joe”, mai citato per cognome o come vicepresidente. Biden, moderato in certi passaggi, inizialmente smarrito di fronte al fuoco di parole presidenziali, poi sorprendentemente energico e intenso quando fissa la camera e parla direttamente al pubblico su Covid, voto e crisi economica

(Foto ANSA/SIR)

Interruzioni costanti, insulti e attacchi personali, risposte elusive e concitate. Il primo confronto televisivo tra il candidato democratico alla presidenza, Joe Biden, e il presidente Donald Trump si conclude con una sconfitta: quella del popolo americano. Impossibile orientarsi nei temi e nelle agende dei due candidati, con un Trump rude e indisciplinato, teso, nervoso e costantemente in attacco di “Joe”, mai citato per cognome o come vicepresidente. Biden, moderato in certi passaggi, inizialmente smarrito di fronte al fuoco di parole presidenziali, poi sorprendentemente energico e intenso quando fissa la camera e parla direttamente al pubblico su Covid, voto e crisi economica. Anche lui cede all’insulto, arrivando a definire Trump “un clown” e “il peggior presidente che l’America abbia mai avuto”.

Il dibattito non è stato un calmo scambio di idee politiche, con il moderatore, il giornalista di Fox News Chris Wallace, impegnato a domare il presidente, fino ad alzare la voce per ricordare ad entrambi le regole su cui gli organizzatori delle rispettive campagne avevano convenuto: 2 minuti a testa di risposte e un civile dibattito su sei grandi macrotemi di 15 minuti. Invece tutto lo svolgimento è stato irritante con sovrapposizioni costanti e con un Trump irrefrenabile al punto da rimediare un “Vuoi stare zitto, amico” da parte dell’avversario democratico, impossibilitato a portare avanti un discorso coerente.

Difficile per il pubblico trovare chiarezza sulle posizioni dei due candidati riguardo a Corte Suprema, coronavirus e vaccini, ripresa economica e lavoro; razzismo e violenza nelle città, ambiente e integrità delle elezioni.

Scambi degni di nota quelli sulla richiesta al presidente Trump di confermare o meno il pagamento di 750 dollari di tasse federali, come scoperto dal “The New York Times” e quello sulla condanna dei suprematisti bianchi. Alla prima il presidente si è rifiutato di entrare nel dettaglio, rispondendo vagamente che “aveva pagato milioni di dollari”. Sulla seconda ha sostenuto che i disordini e la violenza provengono dall’ala di sinistra. Biden, dal canto suo, poche ore prima del dibattito ha reso noto il suo pagamento delle tasse, 300mila dollari, e ha dipinto più volte il presidente come fomentatore di divisioni e incapace di mediare nelle manifestazioni seguite alla morte di George Floyd. Trump ha cercato di dipingere Biden come di sinistra: “Il tuo partito è socialista e ti domineranno, Joe”, ha ribadito il candidato repubblicano. “In questo momento, io sono il Partito Democratico”, ha risposto Biden, accusando l’avversario di essere sia impreparato che disinteressato al lavoro di presidente.

Dominare la conversazione per il moderatore è stata una lotta, anche in alcuni dei momenti più drammatici come quelli sulle vittime del Covid e sui vaccini.

Anche qui scambi al vetriolo sulla mancata gestione dell’emergenza e un intenso momento di Biden che guardando alla camera ha parlato a chi “seduto a tavola non si ritrova più un padre, una madre, un parente” perché portati via dal virus. Trump, invece, ha promesso vaccini rapidi e distribuzione veloce con l’impiego dei militari, mentre accusava i media di una campagna contro il suo operato e la Cina per aver causato il disastro.

Sui risultati elettorali, Trump ha fatto ben poco per placare gli americani sull’esito del voto, anzi ha incoraggiato i suoi supporter ad andare nei seggi e verificare la legittimità della votazione, definita a più riprese “truccata”. Biden ha dichiarato che accetterà l’esito delle urne, anche se dovesse perdere, e guardando in camera ha esortato gli elettori a votare sia per posta che in presenza. Il presidente si è invece lamentato di un “colpo di stato” organizzato contro di lui, sin dall’inizio della campagna perché i media e le loro fake news hanno cercato di screditarlo.

Difficile dire chi ha vinto questa notte. Più semplice dire chi ha perso: gli elettori che dovevano decidere se votare e chi votare. Il dibattito approssimativo e caotico non ha convinto neppure loro.

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