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Nella “tempesta perfetta” in America Latina l’impegno di carità e speranza degli ordini e delle congregazioni religiose

Tensioni sociali, esplose alla fine del 2019 in molti Paesi e poi sopite dall’arrivo del Covid-19, che riesplodono come e più forte di prima, per esempio in Cile e in Colombia, non appena le restrizioni vengono allentate. Quella che tre mesi fa, in un’intervista al Sir, il presidente del Consiglio episcopale latinoamericano, monsignor Miguel Cabrejos, definiva la “tempesta perfetta”, sta dispiegando nella grande regione dell’America Latina e dei Caraibi tutti i suoi effetti. Crescono, tuttavia, spazi di carità, umanizzazione, speranza, nei tanti gesti di solidarietà che sono stati promossi a livello ecclesiale. Tra questi spiccano quelli degli ordini e delle congregazioni religiose, presenti in modo capillare in tutta l’America Latina. Un segno importante, che porta con sé prossimità, ma anche lettura dei fenomeni, denuncia e profezia, come spiega al Sir suor Gloria Liliana Franco Echeverri, colombiana, suore dall’ordine della compagnia di Maria Nostra, presidente della Confederazione latinoamericana dei religiosi (Clar)

(Foto ANSA/SIR)

Oltre otto milioni di contagiati e più di 300mila vittime. Una quarantena che, in molti Paesi è iniziata ancora in marzo, senza che in alcuni casi il provvedimento sia riuscito a frenare l’aumento della pandemia (ciò vale, ad esempio, per il Perù). Un aumento vertiginoso di poveri e disoccupati, con un dramma nel dramma per centinaia di migliaia di migranti, soprattutto venezuelani e centroamericani, da mesi senza aiuti e protezioni. Tensioni sociali, esplose alla fine del 2019 in molti Paesi e poi sopite dall’arrivo del Covid-19, che riesplodono come e più forte di prima, per esempio in Cile e in Colombia, non appena le restrizioni vengono allentate. Quella che tre mesi fa, in un’intervista al Sir, il presidente del Consiglio episcopale latinoamericano, monsignor Miguel Cabrejos, definiva la “tempesta perfetta”, sta dispiegando nella grande regione dell’America Latina e dei Caraibi tutti i suoi effetti.

È in questa tempesta perfetta che crescono, tuttavia, spazi di carità, umanizzazione, speranza, nei tanti gesti di solidarietà che sono stati promossi a livello ecclesiale. Tra questi spiccano quelli degli ordini e delle congregazioni religiose, presenti in modo capillare in tutta l’America Latina. Un segno importante, che porta con sé prossimità, ma anche lettura dei fenomeni, denuncia e profezia, come spiega al Sir suor Gloria Liliana Franco Echeverri, colombiana, suore dall’ordine della compagnia di Maria Nostra, presidente della Confederazione latinoamericana dei religiosi (Clar), che raggruppa 22 Conferenze nazionali dei superiori, sia maschili che femminili, di America Latina e Caraibi. Un osservatorio particolare e prezioso per “leggere” l’attuale situazione del continente.

Suor Gloria Liliana Franco Echeverri

Presenza multiforme. “La presenza e la prossimità sono state la priorità, in questi mesi, per i religiosi e le religiose dell’America Latina – ci spiega -. La vita religiosa, grazie ai molti carismi, è situata in varie dimensioni della vita e ognuno si è impegnato soprattutto nel suo ambito specifico, a partire dalla sanità, quella che potremmo definire la prima linea. E poi l’accompagnamento alla povertà nel contesto di un grande aumento delle diseguaglianze, l’attività educativa e formativa, l’emergenza migranti, vera e propria emergenza. Molte congregazioni hanno messo di disposizione case di esercizi, scuole, per accogliere migranti e senza dimora. Poi, tra gli ordini e le congregazioni c’è chi ha aperto centri d’ascolto e di accompagnamento”.

Poi, c’è il grande capitolo dell’Amazzonia: “Si sono create delle comunità religiose itineranti, per portare aiuto in luoghi dove mancano medici e attrezzature, per esempio i respiratori. Ci sono volontari presenti nei luoghi della pandemia, e sono state avviate molte iniziative per la raccolta di risorse economiche, per consentire l’acquisto di apparecchiature e medicinali. La presenza è fondamentale, è la prima cosa, soprattutto in Amazzonia. Non a caso, molti religiosi e religiose sono stati contagiati, soprattutto in zona amazzonica. Difficile fare numeri in questo momento, ma stiamo realizzando una mappatura approfondita”.

Perché la quarantena non ha funzionato. L’impegno delle comunità religiose, prosegue suor Liliana Franco, va poi in altre dimensioni: “Quella formativa e informativa, per esempio e quella della denuncia. Proprio in questi mesi di pandemia, si sono moltiplicate le violazioni di diritti umani e si sono rafforzate le strutture di corruzione. In questo frangente si è rivelata la diseguaglianza, soprattutto nell’accesso all’educazione e alla salute”.

Proprio i grandi squilibri, secondo la presidente della Clar, sono in buona sostanza la causa del fallimento della rigida quarantena che molti Paesi hanno provato ad applicare: “La condizione di diseguaglianza riguarda intere classi sociali, che hanno possibilità minime di accedere alle risorse, per questo la quarantena non funziona”. Chi non sa come mangiare, insomma, non può rimanere in casa. “L’impressione è che molti Governi abbiano avviato la quarantena per dare modo ai propri fragili sistemi sanitari di prepararsi al picco”.

Lo scandalo della corruzione. Difficile, in tale situazione, ipotizzare tempi e modi d’uscita dalla pandemia. Tanto più che gli interventi devono scontare continuamente una grande zavorra, quella della corruzione: “Molte risorse destinate al popolo, anche in questi mesi, sono state dirottate da parte di numerosi dirigenti, e ciò ha contribuito ad aumentare il divario tra i più ricchi e i più poveri e la disoccupazione. In molti casi si soffre la fame, e molte congregazioni sono impegnate e dare una risposta alla mancanza di alimenti”.

L’impegno dei religiosi e delle religiose, allora, è chiamato alla denuncia e alla profezia:

“Non si può tacere di fronte a tante violazioni, alla situazione dei migranti, della tratta, della violenza contro le donne, spesso nelle famiglie. E poi c’è la grande sfida dell’ecologia integrale, della custodia della vita e del creato, proprio nel momento in cui, per esempio in Brasile, si approfitta della pandemia per far avanzare i megaprogetti di deforestazione, coltivazioni intensive e minerari”.

In tale situazione, non c’è da stupirsi che le proteste sociali, esplose negli ultimi mesi del 2019, stiano riprendendo un po’ ovunque. Anche in questo caso, i religiosi sono più che semplici spettatori: “Movimenti di resistenza, per la verità, si sono mantenuti in tutti questi mesi, anche se in piccoli gruppi, per esempio in Ecuador e in Colombia. Le congregazioni e le varie comunità sono a volte diverse nell’approccio, ci sono quelli passivi e quelli più attivi, che chiedono nuove forme di partecipazione e di politiche pubbliche. Tra l’altro, in questi mesi, ci sono state molte occasioni, anche se in remoto, attraverso il webinar, per analizzare la realtà, fare riflessioni e proposte, coscientizzare le persone”.

L’attenzione, ora, è rivolta al prossimo 3 ottobre, quando sarà presentata la nuova enciclica di papa Francesco: “Siamo tutti in attesa – conclude suor Gloria Liliana Franco -. Pensiamo che il nuovo testo del Papa ci mobiliterà per un mondo più fraterno, per un’economia più inclusiva e attenta al creato, per un mondo nuovo nel post-Covid”.

(*) “La vita del popolo” (Treviso)

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