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Donald Trump. Discorso sullo stato dell’Unione: “L’America ritorna grande e i sogni più incredibili diventano realtà”

Il presidente usa toni trionfalistici per raccontare i risultati raggiunti con la sua amministrazione. Fin dalle prime battute, infatti, il discorso presidenziale si è rivelato ed è stato costruito come uno spettacolo per la televisione e per i suoi sostenitori. Ma, mentre il suo ingresso in Senato è stato scandito dal coro di “Ancora quattro anni” gridato dall’ala repubblicana, al termine del suo intervento Nancy Pelosi strappa, in diretta e con decisione, il discorso presidenziale, un gesto che sigla la profonda e radicale divisione del Paese

(Photo by MANDEL NGAN / AFP)

(da New York) Uno show. Non ci sono altre espressioni che possano descrivere meglio il discorso del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sullo stato dell’Unione: fin dalle prime battute il discorso presidenziale si è rivelato ed è stato costruito come uno spettacolo per la televisione e per i suoi sostenitori.

Spettacolare l’ingresso nell’aula del Senato al coro di “Ancora quattro anni” gridato dall’ala repubblicana; scenografico l’aver evitato la stretta di mano offerta da Nancy Pelosi; coinvolgente l’assegnazione in diretta di una borsa di studio ad una ragazzina di Philadelphia che non poteva permettersi la retta; sorprendente veder ciondolare al collo di un conduttore radio vicinissimo a Trump la medaglia presidenziale per la libertà. E poi l’entrata a sorpresa di un militare in servizio in Afghanistan che riabbraccia moglie e figli inconsapevoli dell’arrivo, mentre la commozione di fronte ai genitori di una volontaria uccisa dall’Isis raccoglie tutti i presenti in una lunga standing ovation.
Infine, il colpo di scena: appena Trump conclude con “God bless America”, Nancy Pelosi alle sue spalle strappa, in diretta e con decisione, il discorso presidenziale, un gesto che sigla la profonda e radicale divisione del Paese, soprattutto tra le istituzioni che lo governano. Uno strappo nella stessa Camera che si è rifiutata di ascoltare testimoni chiave sul caso Trump-Ucraina e che domani voterà sull’impeachment del presidente.

“Tre anni fa abbiamo lanciato il ritorno della Grande America e stasera sono qui per condividere gli incredibili risultati. Il lavoro va a gonfie vele. I redditi sono alle stelle. La povertà sta precipitando a livelli bassissimi. Il crimine è in caduta libera. La fiducia sta aumentando. E

il nostro Paese è di nuovo fiorente e molto rispettato”.

Trump esordisce con toni ottimistici e punta tutta la prima parte del suo discorso sull’economia. È vero che, per la prima volta in oltre un decennio, l’economia americana è tornata alla normalità – bassa disoccupazione, aumento dei salari, inflazione sotto controllo, autonomia energetica, tassi di interesse minimi – e in un Paese, che è stato lontano dalla normalità così a lungo, questi dati “normali” fanno un effetto straordinario. Nonostante non tutte le statistiche e i numeri del presidente abbiano riscontro nella realtà, tuttavia la sua scelta del presidente della Federal reserve, la rinegoziazione dei trattati commerciali, gli stimoli fiscali sono stati buoni incentivi alla crescita. Tuttavia, l’America “da podio” applaudita dai repubblicani a più riprese non è la stessa di quella “della strada” su cui si muovono milioni di persone che non accedono, ad esempio, ai buoni pasto non perché abbiano trovato lavoro, come il presidente afferma, ma perché lui stesso ha ristretto le regole d’accesso. E poi sono cresciuti i senzatetto e gli americani senza copertura assicurativa e le morti di overdose non accennano a calare.

Trump approfitta del podio non solo per raccontare la sua America ma anche per rinforzare i suoi cavalli di battaglia elettorale: la difesa del diritto di possedere armi, il muro, i migranti definiti ancora una volta “alieni” e “criminali”. E poi la retorica del riportare le truppe a casa dal Medio Oriente, promessa fallita per i predecessori, ma anche per lui che dovrà trovare ben altre soluzioni, più improntate al dialogo, fondamentali per evitare lo stesso gelo con cui è stato accolto il piano di pace per Israele e Palestina. Non può mancare nelle parole del presidente il vanto di aver eliminato Al Baghdadi, il capo di al Qaeda, e Soleimani, il potente generale iraniano, e nello stesso tempo c’è l’aspra critica al presidente venezuelano Nicolás Maduro, contro cui Trump ha organizzato una coalizione di 54 Paesi. Il finale è un mix di retorica nostalgica delle frontiere conquistate dai pionieri di ieri a cui fanno eco quelli di oggi, “perché saranno americani i primi ad arrivare su Marte” , e

l’America di Trump diventa “il luogo in cui tutto può succedere, in cui i sogni più incredibili diventano realtà”,

in cui vincere un secondo mandato presidenziale non sarà impossibile.

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