Povertà ed esclusione. Banca Etica: “Circa 2,3 milioni non bancarizzati rischiano di diventare terreno di caccia dell’usura”

Numeri a tratti allarmanti, riportati dal rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito”, presentato a Roma il 24 gennaio, evidenziano la necessità di allargare la disponibilità di strumenti educativi, culturali e finanziari per migliorare l’accesso ai servizi finanziari di base e al credito degli italiani. Quasi l’80% delle le famiglie estromesse dai servizi di base vive al Sud

(Foto ANSA/SIR)

“Circa 2,3 milioni di individui non bancarizzati rischiano di diventare terreno di caccia dell’usura. Vive al Sud quasi l’80% delle famiglie estromesse dai servizi finanziari di base”. È quanto emerge dal rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”, presentato mercoledì 24 gennaio a Roma. Il documento, pubblicato da Fondazione Finanza Etica, incorpora la 5ª indagine sull’inclusione finanziaria realizzata da Banca Etica e la 17ª edizione del Rapporto sul microcredito in Italia curata da c.borgomeo&co. , analizzando una mole di dati proveniente da fonti istituzionali (Banca d’Italia e Istat) e dai contributi delle organizzazioni coinvolte: ad esempio l’analisi della condizione di inclusione finanziaria nelle diverse aree d’Italia, realizzata utilizzando l’Indice di inclusione finanziaria ideato da Banca Etica, e l’approfondimento effettuato da Ritmi e c.borgomeo&co. sulla presenza territoriale degli interventi di microcredito, arricchito da una rassegna dei progetti realizzati in Italia nell’ultimo anno.

Sulla base dei dati sui bilanci delle famiglie di Banca d’Italia si riscontra che “al 2020 ben il 4,4% delle famiglie italiane non possiede un conto di deposito di nessun tipo, cioè non ha accesso a strumenti finanziari di base, siano essi di risparmio o di pagamento”. Ciò si traduce nella stima “di circa 1,1 milioni di nuclei familiari totalmente esclusi finanziariamente, pari a 2,3 milioni di individui”. Il dato aggregato è superiore alla media europea e diventa “seriamente allarmante” se si analizzano i dati regionali.

Fra le famiglie finanziariamente escluse, “il 78,2% vive nel Mezzogiorno”.

Se si prende poi in esame la quota di esclusione alla richiesta di mutui e prestiti (rifiuti e pratiche incomplete), “il Sud del Paese e le Isole fanno segnare rispettivamente tassi del 43% e del 39%, a fronte di un dato nazionale del 21%”. Ad evidenziare le difficoltà registrate da famiglie e imprese nell’accesso ai servizi finanziari interviene l’Indice di inclusione finanziaria elaborato da Banca Etica: “Nel 2021 si è registrato un peggioramento di ben 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. E le proiezioni sul 2022 prefigurano un ulteriore lieve calo dello -0,7% rispetto al 2021”.

La permanente difficoltà di accesso al credito da parte dei cosiddetti soggetti non bancarizzati risente anche della crescente desertificazione bancaria: “Nel 2022 in Italia hanno chiuso 554 sportelli bancari (-2,6%). Quattro milioni di persone vivono oggi in un Comune senza alcuna filiale, 6 milioni in località con un solo sportello a disposizione” (dati Fabi e Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl). In un simile scenario, “lavoratori precari e working poors, donne vittime di violenza diventano i target tristemente privilegiati dell’esclusione finanziaria”. Non solo: “Una dilagante e sempre più allarmante situazione di sovraindebitamento, se non prontamente contrastata, è destinata a espellere dal sistema finanziario milioni di persone, con il rischio di alimentare circuiti di finanziamento illegali legati alla criminalità organizzata”.

Una delle risposte a questa situazione può venire dal microcredito: “Nel corso del 2022, sono stati concessi microprestiti a 15.679 beneficiari, per un ammontare complessivo di quasi 214 milioni di euro, grazie al lavoro di promozione di 130 soggetti”. Lo strumento, che nelle sue varie forme (microcredito produttivo; microcredito sociale; microcredito per gli studenti; microcredito antiusura) si presta a favorire l’inclusione finanziaria e il contrasto alla povertà, mostra peculiarità e limiti. Da un lato, “si registra una riduzione di impiego del microcredito sociale”; dall’altro, “il microcredito d’impresa favorisce i giovani (la popolazione under 30 copre l’83% di questi finanziamenti nel 2022) ma non raggiunge la popolazione straniera e migrante (2%)”. E il divario di genere rimane: “Solo il 40% dei microcrediti erogati è diretto alle donne”.

Il 12 gennaio 2024, tramite Decreto ministeriale, la normativa che regola gli operatori di microcredito ex art. 111 del Tub ha subito modifiche sostanziali. La più rilevante è “l’aumento dei massimali consentiti per il finanziamento di microcredito, portati fino a 75mila euro (100mila euro per i crediti concessi a srl)”. Il microcredito è stato esteso, inoltre, alle imprese già in attività e oggi include tra i finanziabili anche le piccole imprese con un massimo di 10 addetti. La normativa del microcredito sociale e i sistemi di provvista finanziaria agli operatori non sono stati invece oggetto di quelle revisioni che sarebbero necessarie per uno sviluppo organico ed effettivo del settore.
La ricerca propone anche quali strade andrebbero battute maggiormente per modificare gli andamenti negativi. Innanzitutto quella dell’“azione capillare di prevenzione”: “L’educazione finanziaria è la premessa per rafforzare le capacità di scelta e di gestione delle risorse finanziarie da parte delle famiglie e delle imprese”. In secondo luogo, quella dello “sviluppo di strutture sul territorio in grado di riconoscere le problematiche legate al fenomeno di sovraindebitamento (difficoltà sociali, economiche e psicologiche) per orientare la persona verso i servizi di assistenza più adatti”. Infine, “favorire la predisposizione di strumenti finanziari e legali che possano condurre verso la risoluzione del problema: in alcuni casi con la ristrutturazione della posizione debitoria, in altri attraverso una procedura di cancellazione del debito come previsto dalla normativa italiana”. A ciò si aggiunge l’opportunità di rafforzare le relazioni tra attività bancarie tradizionali ed enti di microcredito, nonché di garantire il pieno inserimento del tema nella strategia degli stessi istituti bancari e di potenziare i servizi non finanziari di formazione, coaching e mentoring.

(Foto: Banca Etica)

“Grazie al rapporto sull’inclusione finanziaria e il microcredito, Banca Etica monitora i fenomeni di estromissione dall’ecosistema bancario con l’obiettivo di formulare e sviluppare strumenti efficaci di contrasto al sovraindebitamento. Il numero di famiglie e imprese che oggi in Italia non ha accesso ai servizi finanziari di base, complice la desertificazione bancaria territoriale, favorisce – sostiene Anna Fasano, presidente di Banca Etica – i circuiti illegali dell’usura e, di contro, rende sempre più necessaria la risposta inclusiva di una finanza etica e del microcredito. Oltre a chiamare in causa le istituzioni per elaborare nuovi e urgenti interventi mirati”. “Il nostro rapporto raccoglie i dati sulle esperienze di microcredito in Italia dal 2005. I dati confermano una utilizzazione sostanzialmente costante di questo strumento – dichiara Carlo Borgomeo, presidente di c.borgomeo&co. –. La nostra convinzione è che la domanda potenziale di microcredito, sia di quello sociale sia di quello imprenditoriale, è molto più alta, ma che le politiche, le normative adottate nel corso degli anni non hanno consentito una estensione del fenomeno. E l’ultimo decreto del Mef, quello del novembre 2023, rischia addirittura di snaturare lo strumento”. “Il nuovo decreto (211/2023) – precisa Giampietro Pizzo, presidente di Ritmi – espone il microcredito a rischi e potenzialità e come Rete italiana di microfinanza riteniamo importante monitorare come questa norma diventa effettiva sui territori. Il nuovo assetto allarga la platea del microcredito, le finalità di finanziamento così come gli importi, ma non sarà possibile applicare le nuove disposizioni ai prestiti già in essere, lasciando molte imprese, indebolite dal recente contesto economico, in una situazione drammatica. Inoltre, la nuova norma non apre nuovi orizzonti per il microcredito sociale, uno strumento indispensabile per contrastare l’esclusione sociale che alimenta fenomeni di illegalità finanziaria e criminalità usuraria, in particolare nel Mezzogiorno”.

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