Eroine (stra)ordinarie tra immaginario e realtà: il kolossal “The Marvels” e il doc “Codice Carla”

In “The Marvels”, diretto da Nia DaCosta, a occupare il centro della scena sono tre magnifiche eroine: Carol Danvers alias Captain Marvel, l’adolescente Kamala Khan e l’astronauta Monica Rambeau. Un racconto avventuroso, brillante e colorato che conquista soprattutto per la caratterizzazione del trio. E inoltre, in sala dal 13 al 15 novembre con Nexo Digital la storia di un’altra eroina, la diva della danza classica Carla Fracci che risplende nel bel documentario “Codice Carla” firmato Daniele Luchetti

(Foto Laura Radford)

Il mondo Marvel si tinge sempre più di rosa. In “The Marvels” diretto da Nia DaCosta, 33° film dell’Universo cinematografico dedicato ai supereroi da fumetto targato Disney, a occupare il centro della scena sono tre magnifiche eroine: Carol Danvers alias Captain Marvel, l’adolescente Kamala Khan e l’astronauta Monica Rambeau. Un racconto avventuroso, brillante e colorato che conquista soprattutto per la caratterizzazione del trio, per l’amalgama che si crea: protagoniste il Premio Oscar Brie Larson, Iman Vellani (“Ms. Marvel”) e Teyonah Parris (“Mad Men”). E inoltre, in sala dal 13 al 15 novembre con Nexo Digital la storia di un’altra eroina, la diva della danza classica Carla Fracci che risplende nel bel documentario “Codice Carla” firmato Daniele Luchetti. Un ritratto non convenzionale che rende onore al genio della Fracci e al contempo tratteggia storie di eccellenze in scena: Alessandra Ferri, Roberto Bolle, Eleonora Abbagnato, Jeremy Irons, Marina Abramovic e Chiara Bersani. Il punto Cnvf-Sir.

“The Marvels” (Cinema, 08.11)

Punto di partenza è il kolossal “Captain Marvel” del 2019, che ha dato risalto al personaggio di Carol Danvers, figura divenuta poi centrale nell’Universo Marvel a cominciare da “Avengers: Endgame” (2019). Dopo le successive incursioni nelle serie “Ms. Marvel” (2022, Disney+) e “WandaVision” (2021, Disney+), ecco finalmente un nuovo sguardo sulla mitica eroina a stelle e strisce. Dall’8 novembre è nei cinema “The Marvels” diretto da Nia DaCosta, prodotto da Kevin Feige, dove troviamo non una bensì tre supereroine. Oltre a Carol Danvers interpretata ancora una volta dalla sempre brava Brie Larson, ci sono la sedicenne statunitense-pakistana Kamala Khan, cui dà il volto frizzante Iman Vellani, e la scienziata Monica Rambeau, l’attrice Teyonah Parris. Tre personaggi caratterialmente diversi, acuti e sorprendenti, chiamati a collaborare insieme per il bene comune, la salvezza della galassia, e al contempo a superare i rispettivi irrisolti personali.
La storia. La guerriera Dar-Benn (Zawe Ashton), di origine Kree, vuole riscattare le sorti del proprio pianeta caduto in disgrazia dopo che Carol Danvers, alias Captain Marvel, ne ha distrutto la Suprema Intelligenza. Dar-Benn inizia ad aggredire altri pianeti e sistemi solari per reperire risorse energetiche. A provare a fermarla oltre alla Danvers saranno – per una strana casualità – la giovane prodigio Kamala Khan e l’astronauta Monica Rambeau, nipote della stessa Danvers e nel team guidato da Nick Fury (Samuel L. Jackson).
“Era molto importante sottolineare la relazione che si sviluppa fra le tre protagoniste. Il film doveva essere divertente e godibile, ma volevo anche comunicare tante emozioni nel rappresentare queste tre eroine che imparano a diventare una famiglia”. Così sottolinea la regista Nia DaCosta, al timone del 33° film Marvel. Con “The Marvels” si fa un ulteriore passo in avanti nell’universo dei supereroi di casa Disney: la scena è interamente al femminile, dalle protagoniste all’opponente – regista inclusa–, gli uomini sono quasi del tutto marginali, delle appendici. L’unico che spicca è Nick Fury, solido e dotato di buonsenso, di leadership.
In particolare, le tre eroine non sono espressione di figure infallibili, senza macchia: sono donne di certo imperfette e fragili, ma accomunate da trascinante coraggio, spirito di sacrificio e slanci solidali. Nello specifico, Carol è inarrestabile in battaglia, ma si sente in colpa per le azioni compiute, che hanno innescato la vendetta dei Kree; Kamala è un’adolescente esuberante e caotica, che spesso snocciola bugie ai familiari per guadagnare libertà e per tenerli all’oscuro da possibili pericoli; Monica ha una mente prodigiosa, ma è incapace di superare i traumi del passato, la perdita della madre e il disappunto verso Carol per averla abbandonata nel momento del bisogno. Insieme, però, imparano a fare squadra, a limare le rispettive imperfezioni e a costruire un’intensa che, oltre a salvare la situazione, regala allo spettatore lampi di divertimento e coinvolgimento.
Nell’insieme “The Marvels” ha un buon andamento narrativo, un uso degli effetti speciali ben calibrato e una durata misurata (105’). E se la linea del racconto può apparire a volte un po’ stiracchiata, a garantire la tenuta sono proprio i personaggi, brillanti e sfaccettati; da rimarcare, poi, alcune battute esilaranti aggancia-risate come pure delle trovate originali felicemente spiazzanti (attenzione ai gatti!). “The Marvels” risulta un film godibile, votato all’evasione, in linea con la traiettoria dei film appartenenti al ciclo. Consigliabile, semplice, per dibattiti.

“Codice Carla” (Cinema, 13.11)

Daniele Luchetti è un regista che ama sperimentare, non rimanere fermo nel proprio perimetro narrativo. E così dopo solidi successi al cinema – “La scuola” (1995), “Mio fratello è figlio unico” (2007), “La nostra vita” (2010), “Lacci” (2020) – si sta confrontando ora con altri linguaggi e formati: dalla serie Tv “L’amica geniale. Storia di chi fugge e di chi resta” (2022) alla docuserie “Raffa” (2023). L’ultima fatica del regista romano è il documentario “Codice Carla”, grintoso omaggio alla stella della danza classica Carla Fracci e insieme acuto saggio sull’arte, sul ruolo-mestiere dell’artista e sull’estetica del corpo.
Prodotto da Anele, Luce Cinecittà e Rai Cinema, il film arriva nelle sale per un’uscita evento dal 13 al 15 novembre con Nexo Digital. “Codice Carla” ci conduce nelle pagine della biografia della celebre étoile milanese, che il regista racconta con una chiave originale, sorprendente e rock. Strutturato in otto capitoli, otto suggestioni (il corpo, il daimon, la morte, ecc.), il documentario ci mostra i momenti più significativi della vita e della carriera della Fracci, intervallati da riflessioni, ricordi e testimonianze di altri artisti. “Le domande che mi sono fatto – indica Luchetti – indagando sulla biografia e repertorio mi hanno spinto a costruire un ritratto prismatico che riguarda lei e la sua carriera, ma anche la figura degli artisti performativi, coloro che attraverso il loro corpo si fanno forma e opera d’arte”. Protagonisti, dunque, del documentario sono anche: Roberto Bolle, Jeremy Irons, Marina Abramovic, Carolyn Carlson, Eleonora Abbagnato, Gaia Straccamore, Alessandra Ferri, Hanna Poikonen Enrico Rava e Chiara Bersani.
Daniele Luchetti è riuscito con abilità a rendere finalmente un omaggio giusto e rispettoso alla grande diva della danza italiana, regalandole un ritratto non scontato, lontano dalla banalità, intessuto da una complessità artistica acuta e stimolante. Luchetti permette allo spettatore di accostarsi alla figura della Fracci sia pubblica che privata grazie a una varietà di filmati di repertorio forniti dall’Archivio Luce, dalla Rai e dalla famiglia dell’étoile, Beppe e Francesco Menegatti. In più, muovendosi su suggestioni musicali di matrice rock-elettronica composte da Thom Yorke (già leader dei Radiohead, qui nel doc con i brani realizzati con gli Atoms for Peace), Luchetti riesce a “manipolare” l’immagine della diva facendola riscoprire così moderna e attuale. Un’artista senza tempo. In più, si spinge con suoi inserti vocali (voice-over) qua e là persino a mettersi in dialogo con lei, rivolgendole domande o confidandole la propria meraviglia.
Il marito della Fracci, Beppe Menegatti, ha utilizzato probabilmente il commento più bello per descrivere il documentario: “Un film senza fronzoli!”. Ed è proprio così, “Codice Carla” è un film bello, intenso, arioso e vibrante, perfetto per ricordare un’icona sulle punte fuori dal comune. Consigliabile, poetico, per dibattiti.

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