3 ottobre 2013 – 3 ottobre 2023: la tragedia continua

Il 3 ottobre di ogni anno riporta il nostro sguardo al Mediterraneo, il Mare nostrum, il mare condiviso da sponde europee, africane e asiatiche, il mare che ci lega e ci abbraccia e per questo segno di fraternità. Ma il nostro sguardo in questo giorno si carica anzitutto di silenzio, di preghiera e di dolore per il ricordo delle 368 vittime del naufragio al largo di Lampedusa, il 3 ottobre di 10 anni fa, e di migliaia di vittime che da quel giorno si sono aggiunte - 27.000 in dieci anni e oltre 2.000 in questo ultimo anno  - sul fondo di questo splendido Mare Mediterraneo che “è diventato un enorme cimitero” (Papa Francesco, Marsiglia, 22.9.2023)

(Foto ANSA/SIR)

Il 3 ottobre di ogni anno riporta il nostro sguardo al Mediterraneo, il Mare nostrum, il mare condiviso da sponde europee, africane e asiatiche, il mare che ci lega e ci abbraccia e per questo segno di fraternità.

Ma il nostro sguardo in questo giorno si carica anzitutto di silenzio, di preghiera e di dolore per il ricordo delle 368 vittime del naufragio al largo di Lampedusa, il 3 ottobre di 10 anni fa, e di migliaia di vittime che da quel giorno si sono aggiunte – 27.000 in dieci anni e oltre 2.000 in questo ultimo anno  – sul fondo di questo splendido Mare Mediterraneo che “è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana” (Papa Francesco, Marsiglia, 22.9.2023).

La tragedia continua. E si allarga.

Con loro hanno perso la vita lungo il deserto del Sahara, nei lager della Libia o nei boschi della Bosnia e lungo i Balcani molti altri fratelli e sorelle. Sono “volti e storie, vite spezzate e sogni infranti” – ha ripetuto Papa Francesco: una generazione scomparsa tra le onde. Di fronte a queste ripetute tragedie, nate da un contesto internazionale segnato da guerre, miseria e cambiamenti climatici, guardando questo Mare Mediterraneo che “grida giustizia, con le sue sponde che da un lato trasudano di opulenza, mentre dall’altro vi sono povertà e precarietà” (Papa Francesco, Marsiglia, 22.9.2023), ritornano le parole di S. Paolo VI, nell’enciclica Populorum Progressio: “le nazioni sviluppate hanno l’urgentissimo dovere di aiutare le nazioni in via di sviluppo” (n.48).

Il ricordo della tragedia del 3 ottobre deve allargare la responsabilità nei confronti dei Paesi poveri da cui si mettono in cammino uomini e donne come noi, in cerca di sicurezza, di casa, di vita. Abbiamo il dovere della solidarietà, che nasce anche dal dovere di giustizia verso Paesi depredati dal vecchio e dal nuovo colonialismo. “I poveri non si contano, si abbracciano” ha ricordato Papa Francesco citando Don Primo Mazzolari.

La celebrazione del 3 ottobre, di dieci anni di morti nel Mediterraneo, accresca in noi il desiderio di abbracciare e non di respingere questi nostri fratelli e sorelle, i piccoli della terra, insieme alla speranza di un cammino insieme, sinodale, che riporti la solidarietà sulle coste e nel Mare Mediterraneo, ai confini dell’Europa, abbattendo i muri che stanno risalendo non solo con il filo spinato, ma anche con politiche repressive, respingimenti, con scelte culturali che chiudono il cuore e la mente. Consapevoli che “l’impegno delle istituzioni non basta, serve un sussulto di coscienza per dire ‘no’ all’illegalità e ‘si’ alla solidarietà, che non è una goccia nel mare, ma l’elemento indispensabile per purificarne le acque” (Papa Francesco, Marsiglia, 22.9.2023).

(*) arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente Fondazione Migrantes Cei

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