Migranti: Landri (Caritas Agrigento), a Porto Empedocle situazione sotto controllo. “Accolti in emergenza minori e donne, ora ci stiamo preparando con unità di strada”

"Ora si respira un po' ma la situazione a Porto Empedocle è speculare a quella di Lampedusa", dice al Sir Valerio Landri, direttore di Caritas Agrigento. Nei giorni di maggiore affollamento nella tensostruttura al molo, Caritas è stata chiamata dalla prefettura per un aiuto: "Abbiamo accolto per un paio di notti due gruppi: 8 donne, tra cui una incinta, con i bambini; e un gruppo con 14 ragazze minorenni che erano state molestate all'interno della tensostruttura". Ora si stanno preparando per affrontare l'eventualità dell'arrivo a piedi ad Agrigento, circa 10 km, dei tunisini da Porto Empedocle. Distribuiranno acqua, cibo e teli termici a chi si troverà in strada, in attesa di prendere un treno verso nord. Intanto la prefettura promette un nuovo hub più organizzato ed efficiente entro novembre.

A Porto Empedocle, dove è stata allestita da giorni una tensostruttura per accogliere temporaneamente i migranti provenienti da Lampedusa, la situazione è sotto controllo. Fra poco arriveranno oltre 500 persone trasferite dall’hot spot di Contrada Imbriacola a Lampedusa, dove sono rimasti in 922, tra cui 230 minori non accompagnati. Dal 14 settembre a oggi sono quasi 4.500 i migranti transitati nell’hotspot, dopo il picco del 12 settembre con 112 approdi in 24 ore, con quasi 7mila naufraghi. “Ora si respira un po’ ma la situazione a Porto Empedocle è speculare a quella di Lampedusa”, dice al Sir Valerio Landri, direttore di Caritas Agrigento. Nei giorni di maggiore affollamento all’interno della tensostruttura – con donne, uomini e bambini insieme – Caritas è stata chiamata dalla prefettura per un aiuto: “Abbiamo accolto per un paio di notti, a Porto Empedocle e Agrigento, due gruppi in un istituto religioso riconsegnato alla parrocchia e in un centro Caritas parrocchiale: 8 donne, tra cui una incinta, con i bambini; e un gruppo con 14 ragazze minorenni che erano state molestate all’interno della tensostruttura. Anche i ragazzini maschi sono stati molestati”.

Accoglienza in emergenza. Le due disponibilità della Caritas all’accoglienza nell’emergenza sono eccezionali e temporanee, perché non hanno convenzioni di questo tipo e preferiscono lavorare per l’integrazione: corsi di italiano, attività interculturali, orientamento al lavoro. “Questo perché non c’è un accordo con la prefettura, si va a sentimento – spiega Landri -. Ci chiamano e ci dicono: ci sono dei ragazzi da ospitare per una o due notti, avete spazio? L’unica condizione che chiediamo è che ci sia un operatore o un poliziotto che stia la notte con loro”.

La responsabilità di un’accoglienza h24. Il problema di fondo è che “la Chiesa può mettere a disposizione quello che ha – precisa – ma non si può assumere la responsabilità della gestione notturna, soprattutto se ci sono dei minorenni. E’ necessario che ci sia qualcuno che faccia un presidio. Ma né la prefettura, né la questura, né la Croce rossa danno disponibilità a questo servizio. Ce li consegnano e ci dicono: ora ci pensate voi.  Ma noi non abbiamo dipendenti specializzati che possono fare le notti, quindi siamo costretti a ricorrere ai volontari. Però i volontari non sempre se la sentono. I ragazzini, ad esempio, hanno il cellulare e hanno collegamenti all’esterno. E se aprono e fanno entrare qualcuno? L’ultima volta ci hanno consegnato i 14 ragazzi alle 22.30 perché prima non erano in grado di trovare una persona disposta a passare la notte lì. Sono situazioni sempre molto delicate e quando si lavora in emergenza ci troviamo un po’ spaesati”. Adesso le due strutture sono vuote ma “da un momento all’altro potrebbero chiedercelo di nuovo. Incredibile che dopo tutti questi anni chi amministra sia ancora impreparato”.

10 km a piedi da Porto Empedocle ad Agrigento. Caritas Agrigento si sta ora preparando a qualcosa che può succedere da un momento all’altro: ossia che tanti migranti percorrano a piedi i 10 chilometri da Porto Empedocle ad Agrigento, con il rischio di ritrovarli in strada o alla stazione.

“Ci stiamo organizzando per offrire una assistenza di strada-. Cibo, acqua, teli termici. Sicuramente accadrà, probabilmente con i tunisini. Già qualcuno comincia ad arrivare.

Poi se hanno qualche soldo da parte comprano un biglietto del treno per provare a continuare il viaggio verso nord”. Del resto i pochi operatori presenti tra Lampedusa e Porto Empedocle, durante i periodi di sovraffollamento, non riescono nemmeno a distribuire l’informativa sui diritti all’asilo. Le impronte digitali non vengono prese: “lasciarli passare è funzionale al fatto che l’Europa ci ha abbandonati, allora se la vedano loro”.

La tensostruttura sul molo di Porto Empedocle è una struttura di passaggio e inadeguata, “perché fa parecchio caldo e tendono ad uscire. E’ vero che alcuni sono riusciti a scappare e si sono riversati sulla città di Porto Empedocle per chiedere cibo e acqua in giro. Ma oggettivamente non è mai successo nulla di particolarmente sconvolgente – prosegue Landri -. La popolazione era impaurita per la novità della situazione e poi perché gli animi sono già eccitati da quello che vedono in tv, ma la situazione è abbastanza sotto controllo”.

Nel frattempo stanno costruendo a Porto Empedocle un nuovo hub che sarà aperto entro novembre. Dovrebbe essere più organizzato rispetto alla tensostruttura. “Il prefetto promette che sarà una struttura di passaggio ma sanno che non sarà poi così facile – osserva -, perché spostare le persone da Porto Empedocle al resto d’Italia con trasporto su ruote non è per niente facile. Molte compagnie si rifiutano per varie ragioni: hanno appalti con le scuole, i trasporti in giro per l’Italia richiedono tempo e costi maggiori…non la vedo così semplice. Ora i trasferimenti sono ripresi con i mezzi delle forze dell’ordine”.

“Meglio i trasferimenti su aerei”. Secondo il direttore di Caritas Agrigento “i trasferimenti su aerei sarebbero molto più utili ma o si fanno da Lampedusa oppure bisogna trasferirli su Catania o Palermo. Oppure con le navi li portano a Porto Empedocle e poi distribuiscono tra Trapani, Catania e la Calabria”.

Queste situazioni di sovraffollamento ed emergenza “si rivedono ciclicamente e ogni volta ci stupiamo – osserva -. Nel 2011 erano 9.000 a Lampedusa. Oggi ci sono flussi importanti ma chiediamoci perché: perché in Tunisia ci sono leggi contro l’immigrazione e un clima ostile contro i migranti. O decidono di tornare nell’Africa sub-sahariana o provano a venire in Europa. Poi i costi dei viaggi dei trafficanti sono diminuiti. La Libia è la Libia. Ci continuiamo a stupire ed è meraviglioso vedere come il problema si stia ponendo con questo governo, con le elezioni europee vicine. Stacco la tv per non ascoltare quello che dicono ma io una memoria storica ce l’ho: è possibile che nei resoconti televisivi non ci sia?”

Ci sarà mai una soluzione? “Finché non si risolve seriamente, in maniera globale, la questione del Maghreb la vedo difficile – risponde Landri -. La situazione continuerà con intensità diverse. Parliamo del Mediterraneo ma succede lo stesso tra Stati Uniti e Messico, ad esempio. E’ un problema che ha in gioco equilibri internazionali fortissimi. Si potrebbe risolvere se diventasse una questione globale. Poi politicamente il tema dell’immigrazione è uno strumento perfetto. Da un lato continuiamo a sfruttare le risorse dell’Africa però poi ci chiediamo perché vogliono scappare. Ma siamo schizofrenici? Si dice: dobbiamo mandare aiuti. Intanto cominciamo a non arricchirci più alle loro spalle. Cambiare politiche di investimento significa rinunciare a qualcosa. Non sono molto ottimista”.

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