Il Mediterraneo torni ad essere un mare di Pace

La notizia ci ha raggiunto la mattina di una fredda domenica di fine febbraio, chiusi al caldo delle nostre case a ripararci da vento e gelo. “Un’altra strage di migranti nel Mediterraneo”, hanno annunciato tv, radio e siti.

La notizia ci ha raggiunto la mattina di una fredda domenica di fine febbraio, chiusi al caldo delle nostre case a ripararci da vento e gelo. “Un’altra strage di migranti nel Mediterraneo”, hanno annunciato tv, radio e siti. Mai come stavolta il termine “strage” è parso appropriato, perché le vittime del naufragio davanti alle coste di Crotone sono state più di sessanta: tra loro, tante donne e bambini. Da domenica scorsa i media raccontano l’ennesima tragedia costata la vita a persone che cercavano disperatamente una speranza per il loro futuro, disposte anche a pagare 8mila euro a scafisti criminali. Eppure, la sensazione è che i racconti e le immagini giunte dalle acque calabresi abbiano scalfito solo in parte il nostro tranquillo vivere quotidiano. A confermarlo i social, più che mai specchio della “società liquida” (per citare Bauman) nella quale oggi viviamo. Gli argomenti di “tendenza” domenica scorsa erano il calcio, le primarie del Pd e la cafonaggine di chi ha pensato bene di scattarsi un selfie alla camera ardente di Maurizio Costanzo. Non rassegniamoci alla “globalizzazione dell’indifferenza”, denunciata più volte da Papa Francesco. Il Mediterraneo torni ad essere un mare di Pace, come auspicava Giorgio La Pira.

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