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Vescovi italiani: “Consolare oggi significa diventare testimoni di speranza per tutti”

Si celebra come ogni anno il 17 gennaio – alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Come “nucleo ispiratore”  è stato scelto quest’anno il passo del profeta Isaia “Consolate, consolate il mio popolo”. Mons. Olivero, presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, al Sir: “Oltre ad essere feriti, siamo anche delusi e impauriti del futuro. Credo che il compito del cristianesimo oggi sia quello di essere capaci di dare motivi di speranza. Consola chi guarda avanti e vede un futuro possibile che si apre”.

(Foto Costanza Bono/SIR)

“Diventare gioiosi testimoni di speranza per tutti”, “annunciatori di possibilità” per gli uomini e le donne del nostro tempo. “Esploratori alla ricerca di strade inedite, con lo sguardo attento a discernere il nuovo che emerge”. E’ quanto propongono i vescovi italiani nel messaggio a firma della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo che apre il sussidio dedicato alla XXXIV Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei che si celebra il 17 gennaio. Il testo contiene anche un messaggio dell’assemblea dei Rabbini d’Italia; spunti di riflessione e indicazioni per la celebrazione della Parola e le intenzioni di preghiera. Nella sezione dedicata a proposte e strumenti per alimentare la conoscenza del mondo ebraico, vengono offerti quest’anno materiali riguardanti il museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah, le sinagoghe italiane e la musica klezmer.

Come “nucleo ispiratore” della Giornata è stato scelto quest’anno il passo del profeta Isaia “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40,1). “La stagione che stiamo vivendo – scrivono i vescovi -, segnata dall’auspicata uscita dalla pandemia che per lungo tempo ha fiaccato la vita del Paese, comprese le comunità di fede, ci spinge a interrogarci a fondo sulla nostra presenza nella società come uomini e donne credenti nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe”. In questo contesto, il passo del profeta Isaia è un annuncio di consolazione per il popolo, chiamato a stare saldo nella fiducia che “il suo Signore non lo abbandonerà”. Nel sussidio si legge: “Questi anni di pandemia, il dramma della guerra, la crisi energetica, ecologica ed economica, hanno messo a nudo le crepe delle organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a potenziali inquietanti scenari di complessa interpretazione. Ci hanno fatto toccare con mano la nostra debolezza e ci hanno messo di fronte all’incostanza nel rispondere alla Parola di speranza che Dio rivolge alla vita”. “Apriamo gli occhi!”, è l’invito dei vescovi. “Dio agisce oltre noi, oltre le nostre comunità”. “Si muove oltre i nostri ristretti confini!”. Nel sussidio la Commissione si rivolge poi ai “fratelli e alle sorelle delle Comunità ebraiche in Italia” ribadendo l’impegno a “costruire insieme un futuro di speranza, portando il nostro servizio di ebrei e cristiani nella società e nelle città. “In questo modo ci impegniamo a curare il nostro sguardo: da uno sguardo pauroso, sospettoso e stanco, a uno sguardo coraggioso, fiducioso, vitale, capace di vedere che Dio ‘non si affatica e non si stanca’”.

“Come comunità cristiane – spiega mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo – credo che la grande sfida, in questo tempo dove tanti conflitti stanno venendo fuori, sia quella di essere maestri di dialogo. Ne abbiamo un profondo bisogno. La Giornata è una grande occasione per tirare fuori questa vocazione che è nel dna del nostro essere cristiani”. Riflettendo quindi sul tema scelto quest’anno per la Giornata, il vescovo dice: “In questo tempo, si consola soprattutto dando speranza. Il fatto è che oltre ad essere feriti, siamo anche delusi e impauriti del futuro. Credo che il compito del cristianesimo oggi sia quello di essere capaci di dare motivi di speranza. Consola chi guarda avanti e vede un futuro possibile che si apre. C’era un pensatore che diceva che la mancanza di passione genera pieghe nell’anima. Credo che più ancora che la pandemia, la crisi, l’aumento del costo delle bollette, sia la mancanza di un motivo per essere appassionati della vita, che sta generando tutte queste pieghe nell’anima di tanti. Consolare vuol dire rendersi conto che ci sono queste ferite ma anche risuscitare questa passione per la vita. Significa dire che nonostante tutto, vale la pena essere vivi e fare insieme qualcosa”.

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