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Variante Kraken. Ciccozzi (Campus), “Non è più contagiosa, ma bisogna aumentare lo screening”

La nuova variante Kraken (il cui codice scientifico è XBB.1.5) del virus Sars-Cov2, corre nel Nord America e in Cina. Per il momento si sa che appartiene alla stessa famiglia Omicron, perciò la contagiosità è la stessa così come i sintomi che non appaiono gravi. Per tenere sotto controllo i contagi anche nel nostro Paese, secondo Massimo Ciccozzi, responsabile di Statistica medica e epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, bisognerà intensificare l’attività di screening per coloro che provengono dalla Cina

(Foto ANSA/SIR)

Non fa paura. Anche se il nome che le è stato dato è quello di un mostro leggendario che spaventava anticamente i marinai dei mari del Nord. La nuova variante Kraken (il cui codice scientifico è XBB.1.5) del virus Sars-Cov2, corre nel Nord America e in Cina. Per il momento si sa che appartiene alla stessa famiglia Omicron, perciò la contagiosità è la stessa così come i sintomi che non appaiono gravi. Per tenere sotto controllo i contagi anche nel nostro Paese, secondo Massimo Ciccozzi, responsabile di Statistica medica e epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, bisognerà intensificare l’attività di screening per coloro che provengono dalla Cina, specie nel periodo delle festività legato al Capodanno cinese.

Professore, cosa sappiamo della variante Kraken?
La Kraken è una sottovariante della Omicron. I sintomi, non gravi, bensì blandi, sono gli stessi. Della stessa famiglia Omicron ci sono moltissime varianti perché ogni volta che replica, il virus produce delle mutazioni. La maggior parte le perde ma quella che invece è congeniale, e gli dà quindi un vantaggio, viene mantenuta. La mutazione che ora gli occorre serve a eludere il sistema immunitario. Al momento però non ci sono dati scientifici per dire che la variante sia immuno-evasiva. Al Campus Bio Medico di Roma abbiamo iniziato uno studio proprio su questa capacità di elusione del virus. Vedremo cosa ci diranno i risultati.

È vero che sia la più contagiosa di sempre?
I dati sulla contagiosità sono gli stessi relativi alla famiglia Omicron, ovvero, una persona può contagiarne altrettante 18-20. Quello che va ribadito è che dal punto di vista evolutivo il virus ha trovato la sua condizione ottimale: infetta, contagia il più possibile ma non è letale. Ormai siamo nella fase dell’endemizzazione: i dati italiani indicano che le ospedalizzazioni sono sotto controllo anche se i contagi sono in aumento.

Dobbiamo fare l’abitudine al virus?
Sì, dobbiamo fare l’abitudine ad aumenti ricorrenti dei contagi, seguiti da discese. L’importante è ricordare che il Covid non è stagionale come l’influenza.

Lo screening dei viaggiatori in arrivo dalla Cina è efficace?
Fin dall’inizio il ministro Schillaci ha chiesto di fare il tampone a tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina. Credo sia stata la soluzione migliore e la più tempestiva. Il sequenziamento è importante per capire se ci sono varianti diverse che arrivano in Italia. Per ora non risultano. Il problema sarà fare scudo, e quindi rinforzare l’attività di sequenziamento, nel periodo del Capodanno cinese ovvero a fine mese, quando migliaia di persone torneranno in Italia. Per avere un risultato migliore dovrebbero essere tutti i Paesi europei ad adottare lo stesso provvedimento, facendo il tampone a chi proviene dalla Cina.

È tornata di recente la polemica sui rischi legati ai vaccini, in particolare, le miocarditi ai danni dei giovani. Quanto di vero c’è dietro?
A proposito del rischio di miocarditi, è uscito a novembre sul New England Journal of medicine uno studio condotto in Israele che ha considerato come raro, su un campione non molto vasto, l’effetto avverso nella popolazione giovanile vaccinata con Pfizer BioNTech. Molto raro invece è il rischio secondo il Comitato per la sicurezza dell’Ema che si è espresso sui vaccini Comirnaty e Spikevax sulla base di due ampi studi epidemiologici europei, uno condotto sui dati del sistema sanitario nazionale francese l’altro sui dati del registro Nordic.

Nel frattempo, nelle farmacie italiane è allarme per la carenza di farmaci.
Sono due i fattori di questa carenza: la mancanza di materie prime, per colpa dei blocchi derivati dalla guerra in Ucraina, e l’abitudine di molte persone a consultare internet prima di rivolgersi al proprio medico curante dal quale bisognerebbe recarsi per farsi visitare. È solo il medico che stabilisce se nel caso di influenza occorre somministrare un farmaco, dall’antipiretico all’antibiotico. Ricordiamoci che l’influenza è un virus e solo il medico può dire se va somministrato l’antibiotico che agisce in caso di sovrapposizione batterica.

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