In sala “Le otto montagne” dal romanzo di Cognetti e la serie Netflix “La vita bugiarda degli adulti” dalla penna della Ferrante

Dal romanzo allo schermo, il filo rosso che lega due importanti adattamenti italiani tra cinema e piattaforma. Il primo è il film “Le otto montagne ”, Premio della Giuria al 75° Festival di Cannes, dal romanzo Premio Strega di Paolo Cognetti. Firmato dai belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, l’opera è un’ode alla montagna, alla natura e ai suoi silenzi, così come un viaggio nelle pieghe dell’animo umano, di un’amicizia che lega per la vita. Protagonisti Luca Marinelli e Alessandro Borghi, in un’interpretazione di rara bravura. Straordinari! Ancora, grazie a Netflix abbiamo visto in anteprima alcuni episodi dell’attesa serie “La vita bugiarda degli adulti” dal romanzo di Elena Ferrante. Firma la regia Edoardo De Angelis, servendosi di uno sguardo potente, acuto e rock. Protagoniste l’esordiente Giordana Marengo e una magnifica Valeria Golino

(Copyright_Alberto Novelli per Wildside)

Dal romanzo allo schermo, il filo rosso che lega due importanti adattamenti italiani tra cinema e piattaforma. Il primo è il film “Le otto montagne”, Premio della giuria al 75° Festival di Cannes, dal romanzo Premio Strega di Paolo Cognetti. Firmato dai belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, l’opera è un’ode alla montagna, alla natura e ai suoi silenzi, così come un viaggio nelle pieghe dell’animo umano, di un’amicizia che lega per la vita. Protagonisti Luca Marinelli e Alessandro Borghi, in un’interpretazione di rara bravura. Straordinari! Ancora, grazie a Netflix abbiamo visto in anteprima alcuni episodi dell’attesa serie “La vita bugiarda degli adulti” dal romanzo di Elena Ferrante. Firma la regia Edoardo De Angelis, servendosi di uno sguardo potente, acuto e rock. Protagoniste l’esordiente Giordana Marengo e una magnifica Valeria Golino. Il punto Cnvf-Sir.

“Le otto montagne” (al cinema, dal 22.12)
“Volevamo un film epico raccontato da piccoli gesti. Un’ode alla fragilità e alla forza di ogni singolo essere vivente, che sia uomo, animale, pianta o montagna. Senza il minimo cinismo”. Così Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch parlando del progetto “Le otto montagne”, nel portare il noto romanzo di Poalo Cognetti, Premio Strega nel 2017, sullo schermo, curandone sceneggiatura e regia. I due, coppia anche nella vita, avevano già lavorato insieme per il film “Alabama Monroe” (“The Broken Circle Breakdown”, 2012), raccogliendo pieni consensi di critica e pubblico, compresa la corsa all’Oscar come miglior film straniero (quell’anno vinto da Paolo Sorrentino con “La grande bellezza”). Il romanzo di Cognetti ha rappresentato per i due autori una sfida non da poco, concepita nel pieno della pandemia e alle prese con difficoltà personali. “Abbiamo deciso – hanno dichiarato – di sederci fianco a fianco e scrivere. Come se avessimo capito che adattare questa storia incredibilmente pura avesse il potenziale di farci riavvicinare. È stato così”.

La storia. Torino, Pietro è un bambino che vive con i due genitori Giovanni (Filippo Timi) e Francesca (Elena Lietti). Avvertendo la città sempre più caotica, la famiglia decide di comprare una seconda casa in un paesino di montagna, in Valle d’Aosta. Lì Pietro conosce Bruno, l’unico bambino del posto, chiamato a una responsabilizzazione precoce nel lavoro sui pascoli. Tra i due si sedimenta un’amicizia solidale, fraterna. Nel corso degli anni, da adulti, Bruno (Alessandro Borghi) trascorrerà la sua vita sempre sulle montagne, tra cantieri edili e il sogno di un allevamento di vacche; Pietro (Luca Marinelli) oscillerà invece tra lavori stagionali e viaggi per il mondo, eleggendo come base il Nepal…

(Copyright_Alberto Novelli per Wildside)

Molti i punti di forza e attrazione del film “Le otto montagne”, che conquista per la sua delicatezza ed elegante elegia. È anzitutto un’opera governata da una regia capace, attenta alle sfumature dell’animo: i due registi sanno percorrere i tornanti interiori dei protagonisti, i loro slanci innocenti e al contempo i pesanti irrisolti familiari, dipesi soprattutto da figure paterne assenti oppure distanti. Se i padri hanno lasciato in entrambi un vuoto ingombrante (in maniera diversa), l’amicizia riesce a compensare tale mancanza, irradiando in loro tenerezza e presenza. Van Groeningen e Vandermeersch colgono con efficacia questi snodi dell’animo raccordandoli con i ritmi ora dolci ora selvaggi della natura. Ed è soprattutto la montagna a dominare nel film. Viene raccontata per la sua maestosità, la sua imponenza e imprevedibilità. La montagna accoglie, ma sa anche imporsi sulle vite dei suoi abitanti. Ai due autori va dato merito di aver saputo coglierne lo spirito, lo straordinario silenzio. Un silenzio interrotto qua e là da dialoghi misurati e da bellissime musiche composte dallo svedese Daniel Norgren. Perfette.

Infine, è da rimarcare il lavoro dei due interpreti principali, Luca Marinelli e Alessandro Borghi, che si sono calati nei panni di Pietro e Bruno, del ragazzo di città e di montagna, con attenzione ed empatia. Hanno abitato i personaggi traducendo sullo schermo tutta la loro voglia di vita e insieme tormento, la gioia nel godere dell’attimo davanti a un paesaggio che toglie il respiro e la paura per un futuro indecifrabile. Interpretazioni eccellenti, che beneficiano anche di comprimari solidi e sempre in parte come Filippo Timi ed Elena Lietti.

“Le otto montagne” è una bella proposta per il Natale, una poesia dolce e dolente, che conquista per l’intensità della storia, l’eleganza del racconto e le interpretazioni maiuscole. Consigliabile, poetico, per dibattiti.

“La vita bugiarda degli adulti” (su Netflix, dal 4.01.23)

È stato bello aprire le parole di Elena Ferrante, farle diventare fatti. Vive. La serie è quasi come un romanzo letto dalla mia voce”. Dichiara così in conferenza stampa il regista Edoardo De Angelis – “Mozzarella Stories” (2011), “Indivisibili” (2016) e “Il vizio della speranza” (2018) – presentando “La vita bugiarda degli adulti”, serie targata Netflix-Fandango dal romanzo omonimo di Elena Ferrante. Il copione è firmato dal Premio Strega Francesco Piccolo e da Laura Paolucci, e a produrla è Domenico Procacci in prima linea già nel progetto Tv “L’amica geniale”. “La vita bugiarda degli adulti” arriverà sulla piattaforma dal 4 gennaio, con 6 episodi.

La storia. Napoli 1994, Giovanna (Giordana Marengo) è un’adolescente che vive in una famiglia borghese nel quartiere Vomero, nella Napoli bene. Il padre Andrea (Alessandro Preziosi) è un intellettuale, mentre la madre Nella (Pina Turco) un’insegnante che si occupa di traduzioni. Nella tempesta di stati d’animo che attraversa la crescita di Giovanna, la ragazza vuole a tutti costi riallacciare i rapporti con la zia Vittoria (Valeria Golino), sorella del padre, di cui però si sa poco e niente in casa. Giovanna va quindi a trovare la donna in un rione povero della città, dove vive una comunità precaria ma solidale. Sarà l’incipit di un profondo cambiamento, segnato da ribellione e ricerca della verità sulla propria famiglia…

La Vita Bugiarda Degli Adulti. (L to R) Giordana Marengo as Giovanna, Valeria Golino as Vittoria in episode 101 of La Vita Bugiarda Degli Adulti. Cr. Eduardo Castaldo/Netflix © 2022

Si tratta di un progetto cui Netflix tiene molto, con cui ha deciso di inaugurare l’anno nuovo. La trasposizione di un testo della Ferrante è di certo una scommessa ambiziosa, vista la febbre di attenzione verso la misteriosa scrittrice che ha incantato Europa, Regno Unito e Nord America con la sua tetralogia “L’amica geniale” divenuta già un cult. “La vita bugiarda degli adulti” sembra quasi un tassello aggiuntivo su quel binario narrativo, snodandosi nell’orizzonte della Napoli anni ’90.

Forte dell’intesa con gli sceneggiatori Piccolo e Paulucci, De Angelis si appropria del romanzo e lo mette in scena servendosi di una componente musicale molto presente, marcatamente rock, che aiuta a contestualizzare la storia e a coglierne i moti dell’animo dei protagonisti, soprattutto quelli di Giovanna e Vittoria. Edoardo De Angelis mette in campo una regia vigorosa, intensa e vibrante. Scandaglia Napoli, le sue classi sociali, e insieme gli animi dei protagonisti, tra desideri, fragilità e bugie.

Il racconto, a giudicare dalle prime puntate, rivela un passo deciso, potente, che conquista per forza narrativa e per le interpretazioni, tutte cesellate con accuratezza. In particolare, è da menzionare l’esordio di Giordana Marengo – scelta tra 3mila candidate –, che si rapporta alla macchina da presa con grande disinvoltura, traducendo bene l’inquietudine e il senso di ostinata ricerca di Giovanna, il suo bisogno di risposte, come pure l’interpretazione di Valeria Golino. Magnifica! L’attrice, sempre inappuntabile, si cimenta in un ruolo ruvido e toccante, mettendo in campo sfumature altalenanti, eleganti e insieme sguaiate, con un uso dirompente del dialetto napoletano. In alcuni passaggi la sua vitalità recitativa ricorda non poco quella della Magnani.

“La vita bugiarda degli adulti” corre veloce su un binario solido, forte del tracciato disegnato dalla geniale Elena Ferrante. In attesa di visionare gli episodi successivi della serie, possiamo affermare che la partenza è di certo ottima! Serie complessa, problematica, per dibattiti.

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