Corsa contro il tempo per approvare il ddl bilancio: presentati più di 2mila emendamenti

In questo ultimo scorcio dell'anno l'attività parlamentare è monopolizzata dal varo della manovra economica. La corsa contro il tempo per l'approvazione del disegno di legge di bilancio entra nel vivo giovedì 17 dicembre, con l'avvio dell'esame degli emendamenti nella competente commissione della Camera. Tra gli oltre 2000 emendamenti presentati dai deputati (la scadenza era il 7 dicembre) circa 450 sono stati “segnalati” dai diversi gruppi e sono quelli che saranno effettivamente vagliati dalla commissione bilancio di Montecitorio. L'approdo all'Aula è programmato per il 20 dicembre, con l'intenzione di concludere tra il 22 e il 23.

(Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri)

In questo ultimo scorcio dell’anno l’attività parlamentare è monopolizzata dal varo della manovra economica. La corsa contro il tempo per l’approvazione del disegno di legge di bilancio entra nel vivo giovedì 17 dicembre, con l’avvio dell’esame degli emendamenti nella competente commissione della Camera. I governi sono soliti ritagliare un certo importo nelle pieghe del testo del ddl, così da lasciare al Parlamento la possibilità di apportare qualche correzione alla manovra (ogni emendamento, infatti, deve avere comunque copertura finanziaria) e contestualmente evitare un’esplosione disordinata di richieste. Un “tesoretto” che stavolta è di 400 milioni a cui si potrebbero aggiungere altri 300 milioni per le modifiche chieste dai ministeri. Tra gli oltre 2000 emendamenti presentati dai deputati (la scadenza era il 7 dicembre) circa 450 sono stati “segnalati” dai diversi gruppi e sono quelli che saranno effettivamente vagliati dalla commissione bilancio di Montecitorio. L’approdo all’Aula è programmato per il 20 dicembre, con l’intenzione di concludere tra il 22 e il 23. Il 27 (ma in commissione probabilmente già dal giorno prima) il testo sarà all’esame del Senato che avrà giusto il tempo per un passaggio formale. Se venissero apportati dei cambiamenti, infatti, il ddl dovrebbe tornare a Montecitorio e non sarebbe possibile approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre. Ormai non è più una novità questa approvazione sostanzialmente in capo a un solo ramo del Parlamento e quello che più in generale è stato definito “monocameralismo di fatto” (riguarda per esempio anche la conversione dei decreti-legge) è uno dei temi centrali del dibattito sulle riforme istituzionali.
Se la legge di bilancio, in cui vengono fissati gli impegni e le possibilità di spesa dello Stato, non fosse pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale entro il 31 dicembre, scatterebbe l’“esercizio provvisorio”. In pratica (e ovviamente semplificando) lo Stato sarebbe temporaneamente autorizzato a spendere ogni mese un dodicesimo della somma totale della manovra ancora in corso di approvazione. La Costituzione ammette questa possibilità al quinto comma dell’art. 81 e stabilisce che possa essere concessa solo con un’apposita legge e per non più di 4 mesi. In sé l’esercizio provvisorio per un periodo molto ristretto non è una catastrofe. Fino al 1988 è stato utilizzato per ben 33 volte, ma se da allora nessuno vi ha fatto più ricorso ci devono essere dei buoni motivi. Il principale è che, a fronte dell’aumento del debito pubblico, dello sviluppo dei rapporti europei e della sempre più stretta interdipendenza dei mercati internazionali, l’incapacità di approvare la legge di bilancio nei termini previsti rappresenterebbe un duro colpo alla credibilità e all’affidabilità economico-finanziaria del nostro Paese. Con conseguenze che nessun governo vorrebbe trovarsi ad affrontare.

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