50 anni di Focsiv. Assegnati i riconoscimenti della 29ª edizione del Premio del Volontariato internazionale

La Focsiv (Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario), la più grande federazione italiana di organismi cristiani di cooperazione e volontariato internazionale, compie 50 anni. Fondata nel 1972, oggi comprende 94 organismi che operano in oltre 80 Paesi del mondo e in questi anni sono stati più di 27.000 i volontari internazionali che hanno messo a disposizione delle popolazioni più povere il proprio contributo umano e professionale, operando sempre in coerenza con i valori evangelici e la Dottrina sociale della Chiesa

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Mezzo secolo di giustizia, di pace e di fraternità tra le comunità e i popoli per costruire, nel rispetto del creato, un mondo dove ogni persona, possa realizzarsi in piena dignità. La Focsiv (Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario), la più grande federazione italiana di organismi cristiani di cooperazione e volontariato internazionale, compie 50 anni. Fondata nel 1972, oggi comprende 94 organismi che operano in oltre 80 Paesi del mondo e in questi anni sono stati più di 27.000 i volontari internazionali che hanno messo a disposizione delle popolazioni più povere il proprio contributo umano e professionale, operando sempre in coerenza con i valori evangelici e la Dottrina sociale della Chiesa. Un impegno non solo all’estero. La federazione infatti promuove in Italia progetti, campagne di sensibilizzazione, di informazione e di educazione. Ed è in questo contesto che ha avuto luogo la 29ª edizione del Premio del Volontariato internazionale che come sempre si divide in tre riconoscimenti ben precisi: il Volontario internazionale, il Volontario del Sud e il Difensore dei diritti umani.

È Josefina Domingas la vincitrice del premio Volontario internazionale 2022. Nata e cresciuta in Mozambico, Josefina, 32 anni, stata la prima, tra 5 sorelle ed un fratello, a laurearsi in gestione delle risorse umane.

Grazie ad un’associazione cattolica locale, legata ai comboniani, che collaborava con la sua Università, ha iniziato a impegnarsi nel settore della cooperazione internazionale, nella speranza di poter portare un nuovo modo di vedere lo sviluppo diverso da quello europeo. Josefina è stata premiata per il progetto triennale “Ricomincio da Te”, che si svolge principalmente in due Governatorati della Tunisia, ed è volto far accedere le persone con disabilità ad una buona istruzione che sia inclusiva e paritaria e, allo stesso tempo, a promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti.

A Ricardo Rao è è andato il riconoscimento di Difensore dei diritti umani. Nato e cresciuto in un villaggio sulla costa nord di San Paolo, Ricardo, 41 anni, fin da giovane ha scelto di impegnarsi nella difesa delle terre e dei popoli originari dell’Amazzoni. Dopo la formazione a Brasilia per diventare indigenista, ha iniziato a lavorare nel Mato Grosso do Sul dove è venuto a conoscenza del genocidio dei Guarani-kaiowa, uno dei gruppi etnici più oppressi dell’Amazzonia, che negli anni ’40 fu espropriato della propria terra che ancora oggi rivendica attraverso le battaglie legali contro gli eredi dei coloni. A causa del suo lavoro in favore delle popolazioni oppresse e a tutela della foresta amazzonica, Ricardo è stato costretto a lasciare il suo paese e a rifugiarsi in Europa. Inizialmente ha cercato asilo politico ad Oslo e poi nel 2019 è arrivato in Italia, prendendone la nazionalità. Tre giorni prima di imbarcarsi per Oslo, Ricardo ha consegnato un ampio fascicolo alla Camera dei Deputati del Brasile, nel quale si evidenziavano i legami tra agenti della polizia civile e militare e la criminalità organizzata del traffico del legno, del narcotraffico e degli omicidi delle popolazioni indigene nel Maranhão. Denunce che al momento non hanno ancora prodotto alcuna indagine. Oggi vive a Roma, si dedica alla scrittura e alla ricerca di lavoro.

Infine, a vincere il premio del Volontario del Sud è stata Clarisse Zouré, nata 52 anni fa in una grande famiglia tradizionale del villaggio di Garango in Burkina faso.

Fin da giovane ha acquisito i valori tradizionali dell’organizzazione sociale burkinabé: la solidarietà e la forza per affrontare i molteplici problemi di chi vive in un villaggio africano, soprattutto rurale. In particolare suo padre, capo villaggio, le ha trasmesso un carisma particolare che ancora oggi le consente di essere una figura di riferimento per molte altre donne. Presidente di un’unione di piccole associazioni femminili, l’Union des associations des femmes de Garango che ha fondato insieme ad altre 13 donne, Clarisse da molti anni si dedica all’organizzazione dei gruppi femminili della Provincia del Boulgou, realizza attività di miglioramento sociale ed economico come l’alfabetizzazione di base, la promozione della scolarizzazione femminile, le attività di trasformazione dei prodotti forestali e di lotta alla malnutrizione.Un impegno che Clarisse porta avanti grazie a un progetto, finanziato da Aics (Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo)  che coinvolge 144 villaggi nei distretti sanitari di Garango e Tenkodogo. La malnutrizione acuta infatti è una delle piaghe del Burkina Faso, colpisce gravemente l’infanzia, è la causa del 38% dei decessi nei bambini con meno di 5 anni e della compromissione irrimediabile di un buono sviluppo fisico e psichico per oltre un milione di questi. Le iniziative per il cinquantesimo proseguiranno domani 13 novembre con l’Assemblea generale dei Soci della Federazione e la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Luigi Bressan rappresentante della Cei presso Focsiv. E poi lunedì 14 novembre con l’udienza privata, alle 12, con Papa Francesco, mentre alle 15, in Via della Nocetta 35, sarà piantumato un ulivo nel Giardino dei Giusti dell’Umanità per ricordare i tanti uomini e donne che quotidianamente sono impegnati in tante parti del mondo come costruttori di pace e tutti coloro che, in questi anni, hanno perso la vita.

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