La cronaca degli eventi cattolici con i cinegiornali di “Roma nel mondo”

Un progetto ha portato alla riscoperta della testata cinegiornalistica. I filmati saranno disponibili su cast.uninettuno.it. Ne parla al Sir il coordinatore, Gianluca della Maggiore

“Nel nome ‘Roma nel mondo’ vi era già il programma di intenti di questa operazione cinematografica: mostrare l’universalità della Chiesa di Roma attraverso cronache di varie tipologie tese a rendere ben evidente la capillarità della diffusione del verbo cattolico al fine di valorizzare e legittimare il ruolo ricoperto dalla Santa Sede nel consesso internazionale”. Lo dice al Sir Gianluca della Maggiore, direttore del CAST, Centro di ricerca sul cattolicesimo e l’audiovisivo, voluto e presieduto da mons. Dario E. Viganò. Il progetto e l’attività di ricerca saranno presentati giovedì 19 maggio all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. In particolare saranno esposti gli esiti di un progetto che ha portato alla riscoperta della testata cinegiornalistica «Roma nel mondo» che da quel giorno sarà  disponibile online all’indirizzo: https://cast.uninettuno.it/.

Qual è la peculiarità di questi cinegiornali?
Questi cinegiornali rappresentano senza dubbio un unicum nell’ambito delle attualità cinematografiche prodotte in quel periodo non solo in Italia ma in tutto il panorama internazionale. Furono infatti realizzati tra il 1955 e il 1960 dalla San Paolo Film e furono esclusivamente dedicati alla cronaca degli avvenimenti dei cattolici in tutto il mondo con una rubrica di fondo che si focalizzava sull’attività del pontefice e della Santa Sede. La loro peculiarità è duplice: da un lato essi furono prodotti in stretto raccordo con le gerarchie vaticane costituendo una sorta di ufficiale cinegiornale vaticano, che, sotto certi aspetti, anticipò di circa un trentennio le funzioni che dal 1983 sarebbero state affidate al Centro Televisivo Vaticano; dall’altro essi furono prodotti da una casa di produzione diretta espressione di una congregazione religiosa, la San Paolo Film nata dall’intuizione del fondatore dei paolini il Beato Giacomo Alberione che fin dal 1939 aveva dedicato una particolare attenzione all’apostolato cinematografico.

Quale messaggio emerge dai vostri studi?
Il messaggio più importante che emerge è probabilmente l’ulteriore conferma della centralità che assunsero i mezzi di comunicazione nella proiezione globale del pontificato di Pio XII e poi in quello di Giovanni XXIII. Del resto la recente apertura degli archivi vaticani per gli anni di papa Pacelli ha posto questo pontificato sempre più al centro delle attenzioni degli storici. E quello che ne sta emergendo è il profilo del primo vero esempio di ‘pontificato globale’ per l’intensità e la profondità geopolitica delle sfide affrontate: la relazione con ideologie conflittuali, l’emergere prepotente della cultura di massa, il progresso tecnologico, la secolarizzazione. Questi cinegiornali della San Paolo sembrano rafforzare ancor di più questa prospettiva: c’è una complessa trama geopolitica che sottende al progetto dei cinegiornali. Le modalità di diffusione e i contenuti della testa cinegiornalistica confermano questo programma di intenti: dai documenti dell’archivio generale della Società San Paolo emerge infatti che il cinegiornale fu edito in cinque lingue e «regolarmente inviato a un buon numero di Stazioni Televisive Europee (di Olanda, Belgio, Germania, Svizzera) e alle Televisioni Americane (di Stati Uniti e Canada).

Quali Paesi furono oggetto dei servizi cinegiornalistici?
Nei cinque anni di produzione solo il continente oceanico non fu toccato: le attualità cinematografiche spaziarono dall’Europa contesa tra Usa e Urss (Italia, Francia, Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Svizzera, Paesi Bassi, Belgio, Ungheria, Polonia, Danimarca, Grecia, Malta) alle Americhe (Stati Uniti, Messico, Argentina, Brasile, Ecuador), dall’Asia (Giordania, Siria, Israele, Libano, India, Sri Lanka, Vietnam, Corea del Sud, Giappone) all’Africa (Marocco, Egitto, Costa d’Avorio, Nigeria, Kenya, Sudan, Congo, Uganda, Tanzania Ruanda, Burundi) fino ai territori estremi di Groenlandia e continente antartico.

Come veniva proposto il messaggio di Pio XII?
Si può dire che questi cinegiornali complicano e arricchiscono il quadro interpretativo rispetto al progetto di Pio XII sul cinema: sin dagli anni di guerra, com’è noto, papa Pacelli, precisando e ampliando il disegno del suo predecessore Pio XI, coltivò l’ambizione di organizzare una autonoma iniziativa della Santa Sede nel campo della produzione cinematografica per fare del cinema uno strumento a servizio del suo magistero e della missione della Chiesa. Rientrano in questa strategia i ben noti casi di Pastor Angelicus (1942) e Guerra alla guerra (1948), film-manifesto centrati proprio sulla figura del pontefice, ma anche tutta quella serie di documentari e attualità cinematografiche di varia produzione con un diretto legame con la Santa Sede: si pensi ai prodotti del Centro Cattolico Cinematografico, della Orbis Film e dell’Universalia o ai documentari realizzati dal Comitato Civico Nazionale di Azione Cattolica e dalla Pontificia Opera di Assistenza a cui oggi si aggiungono appunto anche questi cinegiornali prodotti dalla San Paolo Film. Si delinea dunque un sistema produttivo vaticano complesso finora scarsamente considerato dagli storici, le cui peculiarità possono emergere soprattutto se raffrontate alla coeva politica di produzione di documentari e attualità di propaganda realizzate in quegli anni dalle varie agenzie governative statunitensi e italiane.

Nei cinegiornali “Roma nel Mondo” quali furono le modalità di presentazione della figura del pontefice?
Seguirono e rafforzarono le strategie discorsive già elaborate nell’immediato dopoguerra per i film sul papa tese ad accreditare il supremo pastore della Chiesa quale massima autorità morale globale e — per usare la nota formula della polemica comunista — quale ‘cappellano dell’alleanza atlantica’. Strategie che subiranno un significativo mutamento di stile, come si evince bene anche dai cinegiornali, con l’avvento al soglio pontificio di Giovanni XXIII nel 1958. Ma i cinegiornali “Roma nel mondo” sono interessanti anche, e forse soprattutto, per lo spaccato che fanno emergere sulla complessa varietà del cattolicesimo sempre più “globalizzato” di quegli anni. Bastino i titoli di alcuni servizi cinegiornalistici per capire i significati socio-religiosi e antropologici di questa preziosa documentazione audiovisiva: Nuovo Messico: il parroco dei cow-boys, Cacciatori di anime sulle strade d’Alaska, Germania: cattolici della diaspora, Bruges: la processione del Santo Sangue, Kenia: assistenza nei campi di concentramento.

Come si è articolato il vostro progetto?
È bene sottolineare che di questi cinegiornali si era persa completamente traccia, anche perché la storiografia specializzata su questi temi – che negli ultimi anni si è molto arricchita – non ne fa alcuna menzione. A porre l’attenzione su questa produzione è stato Pier Luigi Raffaelli, l’ideatore, con Tatti Sanguineti, dei progetti “Italia Taglia” e “CineCensura”, che aveva trovato traccia di “Roma nel mondo” nella documentazione storica della revisione cinematografica. Da qui ne è nato un progetto ideato dal Centro internazionale di ricerca Catholicism and Audiovisual Studies (CAST) dell’Università UniNettuno e finanziato dalla SIAE grazie al quale si sono approfondite le ricerche negli archivi della San Paolo fino al coinvolgimento dell’Archivio Storico Luce che dagli anni Novanta, a seguito di un accordo di deposito con la Società San Paolo, conserva le pellicole di “Roma nel mondo” e ne detiene i diritti di sfruttamento. Le ricerche sono state poi perfezionate grazie al progetto “Analisi e valorizzazione della documentazione storico archivistica sul cinema ed i cattolici”, realizzato dal CAST tra il 2021 e il 2022, è promosso nell’ambito dei “Progetti speciali per il cinema e l’audiovisivo” della Direzione generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura Grazie alla collaborazione stretta con UniNettuno, l’Archivio Storico Luce ha dunque provveduto alla acquisizione digitale delle pellicole, consentendo poi l’intervento di catalogazione operato dal CAST e alla loro pubblicazione sul sito dedicato per la loro consultazione e diffusione sviluppato dalla società Regesta. L’accordo con la Società San Paolo e con la Direzione generale Cinema e Audiovisivo ha consentito anche la pubblicazione sul sito CAST della relativa documentazione della revisione cinematografica. Complessivamente nella banca dati del sito saranno disponibili le informazioni su 52 dei 59 cinegiornali prodotti, corredati dalla domanda di revisione e nulla osta, per un totale di 249 servizi monografici e 178 documenti audiovisivi.

Altri articoli in Italia

Italia