I 90 anni di Famiglia Cristiana. Don Rizzolo (direttore), “schierati dalla parte del bene comune”

Il direttore del settimanale di ispirazione cattolica indica le caratteristiche dell'impegno editoriale della rivista, ieri e oggi: "Siamo sempre stati dalla parte della gente. Guardiamo i fatti, alla luce dei valori cristiani"

“Famiglia Cristiana è un giornale sui generis, è un familiare ma non solo. Un magazine con attenzione all’attualità, ma non solo. Un giornale di servizio soprattuto per la cucina, la moda e la salute, ma non solo. Ha tante anime pur avendo la sua unità particolare”. Lo dice al Sir don Antonio Rizzolo, direttore di “Famiglia Cristiana”, settimanale di ispirazione cattolica, fondato nel dicembre 1931 dal beato Giacomo Alberione, che festeggia i 90 anni dalla prima uscita, il 25 dicembre di quell’anno.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Nei 90 anni di pubblicazione in che modo Famiglia Cristiana ha inciso sulla storia del Paese?
Famiglia Cristiana ha accompagnato la storia italiana cercando di dare un’impronta di apertura, di speranza, di fiducia alle persone e, in particolare, alle famiglie. Il 25 dicembre 1931 il primo numero della rivisita usciva in un contesto storico-sociale piuttosto difficile. Solo due anni prima c’era stato il crollo di Wall Street con tutte le ripercussioni economiche e sociali di livello mondiale. In Italia dominava il Fascismo. In Germania Hitler stava cominciando a prendere potere. Eppure in un contesto così difficile, nasce una rivista dedicata inizialmente alle donne, alle figlie e alle ragazze – una rivista femminile tutto sommato – per poi allargarsi sempre più nel dopoguerra, con l’arrivo di don Giuseppe Zilli alla direzione, ad affrontare la società, la cultura e l’attualità in tutte le sue forme. Da lì una serie di attenzioni alle realtà di cui non si parla spesso nei grandi media. Da questo punto di vista, Famiglia Cristiana è stata importante e lo è tuttora per questa attenzione a tutti e soprattutto a quelli che hanno meno voce. E per quest’apertura di fiducia e speranza che ha cercato di infondere nei suoi lettori.

Una delle caratteristiche di Famiglia Cristiana è l’impegno nel segno della Dottrina sociale della Chiesa e del bene comune. In quest’ottica quale contributo ha offerto?
Questa è stata una delle idee guida della rivista. Al di là delle accusa di una parte o dell’altra, non siamo mai stati un giornale schierato dal punto di vista politico, ma dalla parte delle famiglie e della gente.

Quando è capitato di criticare chi stava governando, a prescindere dal colore politico, l’intento era sempre quello di guardare al bene comune e stare attenti alla realtà delle famiglie che è alla base della rete che sta tenendo il tessuto sociale ed economico del Paese.

Come la realtà della solidarietà, del bene che è sempre molto diffuso nonostante il male sembri prevalere.

Alcune rubriche di Famiglia Cristiana sono molto note, come i Colloqui col padre. Quanto sono state importanti per la rivista?
Sono state fondamentali perché mettono in rilievo un aspetto caratteristico della rivista, cioè il rapporto con i lettori. Il nostro giornale è fatto per loro e con loro in realtà abbiamo un legame molto stretto. E questo appare evidente proprio nella rubrica i Colloqui col padre. Che non è la classica rubrica delle risposte del direttore. Ma una sorta di “confessionale pubblico”. Ci si rivolge al direttore chiamandolo “padre”. Quindi, considerando anche il suo ruolo di prete, di sacerdote. E aspetta anche risposte di questo genere. Persone nel corso degli anni hanno scritto e scrivono anche oggi per confidare la loro situazione di vita. Ma anche le cose belle che capitano. Un’impronta significativa l’ha data don Giuseppe Zilli, rendendola un dialogo molto schietto con i lettori. Ricordo un episodio in cui mandò una lettera una ragazza che voleva abortire, raccontando la sua solitudine e i suoi problemi. La risposta di don Zilli fu lapidaria: “Lo faccia questo bambini e me lo porti qui”. Poi in effetti il bambino è nato e la ragazza è venuta con la carrozzina qui a farglielo vedere. Lui aveva la capacità di entrare in sintonia con chi scriveva. E, con risposte dirette, riusciva a interagire in maniera straordinaria con i lettori.

Quali sono i temi principali delle rubriche?
Negli ultimi anni ci sono diverse rubriche dedicate alla famiglia e ai temi dell’educazione ma non solo. Quindi, il rapporto tra genitori e figli e all’interno della coppia. Sono uno specchio dalla società ma anche un simbolo del legame molto stretto tra la rivista e i lettori.

Famiglia Cristiana nel 2022, in un tempo di crisi economica, dell’editoria, che rivista è?
Abbiamo cercato di mantenere salda la rotta su quelle che sono le caratteristiche di sempre. Ancora più oggi, in un contesto di difficoltà legate alla pandemia ma anche di disagi sociali-economici delle persone e delle famiglie, che ne sono la conseguenza, c’è bisogno di speranza e di fiducia. Noi lo facciamo raccontando la realtà, dialogando con le persone. Ma anche cercando sempre di infondere quella dimensione che apra a una prospettiva positiva di futuro. Il sottotitolo che c’è da diversi anni “I fatti mai separati dai valori” indica il nostro intento ancora più attuale in questo 2022.

Con la chiave di lettura con cui guardiamo i fatti, quella cristiana, aiutiamo le persone a vivere meglio che si può questo tempo. Tenendo saldi i valori della solidarietà e della ricerca della pace.

Abbiamo da diversi anni non solo la versione cartacea ma anche quella digitale. Il sito è aggiornato quotidianamente e ha un pubblico diverso da chi ci segue sulla carta, che per noi è fondamentale ma non trascuriamo le caratteristiche del web e anche dei social.

Dal Papa avete ricevut0 un messaggio di auguri per questo 90° anniversario dalla fondazione…
Nel suo testo scrive una frase molto importante “Vi incoraggio a servire con gentilezza la verità mediante il buon giornalismo che non dà spazio al chiacchiericcio mediatico”. Questo chiacchiericcio mediatico molto spesso c’è sui social. Anche da questo punto di vista cerchiamo di seguire quello che ci dice il Papa, raccontando la verità e il nostro punto di vista. Credo che ci sia bisogno, in particolare sul web, di questa gentilezza nel giornalismo.

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