Il buono che c’è

Vorremmo dire qualcosa di positivo, “pensare positivo”, come si diceva un tempo, se non fosse che ormai questo aggettivo si è caricato, nel senso più diffuso e più usato, di un aspetto sinistro per la coincidenza con il riscontro di un contagio che incombe. Ma qualcosa di “buono” - per stare all’essenziale di quel primo significato - esiste certamente ancora ed è quello che va sottolineato, anche in questo tempo difficile.

foto SIR/Marco Calvarese

Vorremmo dire qualcosa di positivo, “pensare positivo”, come si diceva un tempo, se non fosse che ormai questo aggettivo si è caricato, nel senso più diffuso e più usato, di un aspetto sinistro per la coincidenza con il riscontro di un contagio che incombe. Ma qualcosa di “buono” – per stare all’essenziale di quel primo significato – esiste certamente ancora ed è quello che va sottolineato, anche in questo tempo difficile. Nonostante il clima generale sia diverso rispetto alla prima ondata, le opere e i gesti di solidarietà non mancano, anzi sono numerosissimi in tutti gli ambiti, da quello professionale sanitario a quello del volontariato, a quello ecclesiale e sociale, financo in quello economico, oltre che in quello scientifico… Mentre si accavallano le ordinanze nazionali, regionali e locali, alle quali cerchiamo di star dietro il più possibile scrupolosamente, ci rendiamo conto che la situazione è problematica e – penso in molti – ci sorprendiamo di come ci possano essere persone “negazioniste” o “complottiste” che evidentemente giocano a stare fuori dalla realtà. Per un settimanale non è possibile aggiornare costantemente sulle nuove normative, come sui “colori” cangianti delle varie regioni. Intanto il governatore del Veneto, Luca Zaia, seguito fedelmente da tantissimi nelle sue conferenze stampa quotidiane, ha annunciato una nuova ordinanza che entra in vigore questo giovedì 26 novembre, fino al 4 dicembre, con un’ulteriore stretta, specie per bar e negozi, ma in generale con un ulteriore forte richiamo all’osservanza delle norme fondamentali – uso delle mascherine, evitare ogni tipo di assembramento… – che possono salvaguardare la salute propria e altrui. Il Veneto rimane tra le pochissime regioni gialle, ma la situazione resta preoccupante e richiede l’impegno di tutti, non solo e non tanto per non passare di “colore”, ma per la seria realtà dei contagi, dei ricoveri e delle morti, purtroppo numerosi anche da noi. Ma è tutta la situazione della nazione, anzi dell’Europa (e del mondo) che preoccupa tutti, dalle autorità all’ultimo cittadino. Per questo suona stonata la grande insistenza con cui si chiedeva l’apertura degli impianti sciistici (pur con ipotetici limiti), quasi non ci si rendesse conto di un film già visto con l’esperienza della spensierata mobilitazione estiva. Il governo, a quanto pare, è stato fermo; anzi si prospetta – speriamo – un accordo europeo per non fare inutili e doppiamente dannose differenze. Certo rimane la questione economica – “danno irreversibile” è stato definito per gli impianti e per la stagione – e a questo, come per gli altri “ristori” si dovrà provvedere. Altra questione più sostanziale è quella della scuola: il desiderio di nuove aperture anche per le superiori è comprensibile, ma andranno programmate seriamente e con tutte le cautele necessarie, affidandosi non solo alla responsabilità personale ma alle necessarie strutture di supporto (sia a livello sanitario, sia per i trasporti). E’ in ogni caso importante non lasciarci prendere dallo scoraggiamento e rinnovare la fiducia anche nelle autorità che hanno in questo periodo una più grave responsabilità. Di buono abbiamo anche che, a differenza della Quaresima, potremo celebrare un Avvento in presenza, pur sapendo che il Natale dovrà essere “sobrio”. I vescovi in un intenso messaggio ci esortano a vivere questo “tempo di tribolazione” come un tempo di preghiera e di speranza, nella prospettiva di una rinascita sociale.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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