“Re” per spronarci

Condizionati come siamo tutti dal Covid-19, ci è difficile pensare ad altro e parlare d’altro. Ormai anche molte persone vicine a noi, nelle comunità e nelle famiglie sono coinvolte o perché positive o perché in quarantena forzata con le sofferenze e i disagi ben comprensibili e, mentre cerchiamo di condividerne le preoccupazioni, è come se si sentisse anche il cerchio stringersi.

(Foto ANSA/SIR)

Condizionati come siamo tutti dal Covid-19, ci è difficile pensare ad altro e parlare d’altro. Ormai anche molte persone vicine a noi, nelle comunità e nelle famiglie sono coinvolte o perché positive o perché in quarantena forzata con le sofferenze e i disagi ben comprensibili e, mentre cerchiamo di condividerne le preoccupazioni, è come se si sentisse anche il cerchio stringersi. Del resto, anche nei media – come stiamo facendo qui…-, nelle comunicazioni politiche e amministrative e in quelle sociali o ecclesiali il riferimento alla pandemia è costante e, si direbbe, d’obbligo o comunque spontaneo. Ma pensare ad altro è necessario e vitale. Il mondo politico – che deve pensare anche al “dopo” – cerca di rinnovarsi, ma con fatica. I recenti “Stati Generali” del M5S, tra alcuni punti chiari, hanno rivelato anche molte incertezze e dovranno filtrare per il giudizio degli iscritti, determinando così un ulteriore stallo del governo. Anche le aperture di F. I. e del Pd per un’eventuale maggiore collaborazione con l’opposizione, mentre incontrano l’adesione di Italia Viva che già parla di allargamento della maggioranza e di rimpasto, vedono scettiche le altre forze (di governo e di opposizione). Eppure si tratta non solo di gestire l’emergenza, ma – come si diceva – di pensare anche ad altro, cioè alla ricostruzione necessaria e oltremodo impegnativa (più o meno come nel dopoguerra, mutatis mutandis…). Lo stesso presidente Mattarella, che più volte ha invitato tutti alla collaborazione, l’ha ribadito in questi giorni rivolgendosi all’Anci (Associazione dei Comuni), sottolineando che, contro un virus che tenta di dividerci occorre fare ricorso alle energie positive di tutti ripensando insieme il futuro dell’Italia. E non abbiamo certo bisogno di negazionisti o, peggio, di complottisti (ancor meno se vengono, ahimè, da esternazioni assurde e fuori luogo di un’emittente stimata come “Radio Maria”, che per tanti aspetti offre invece un servizio prezioso e apprezzato alla comunità ecclesiale e alla nazione). Si tratta, piuttosto, e in particolare per i cristiani, di ricucire il tessuto del Paese avvalendosi anche di quella carica di speranza che può venire dalla fede e dall’appartenenza ecclesiale. La “Speranza” più grande, che ci illumina e ci sostiene, può gettare luce e vigore anche sulle speranze quotidiane di cui abbiamo bisogno, per noi e per gli altri. La festa di “Cristo Re”, che ci viene proposta oggi a conclusione dell’anno liturgico, ci parla di un “regno” diverso da quelli terreni fondati sul potere, sulla ricchezza, sul dominio… E l’Avvento, che inizierà domenica prossima, ci parla di una venuta continua del Signore che non ci abbandona mai e che verrà alla fine dei tempi. Una prospettiva di fede che aiuta i credenti, ma può aiutare anche gli altri, ad alzare lo sguardo oltre la contingenza delle situazioni attuali e a capire che il senso vero della vita è quando essa è donata nell’amore. Il Cristo “re”, colui che era, che è e che viene, è anche il Cristo giudice, non per incutere paura ma per spronarci: egli è giudice giusto e misericordioso, misericordioso e giusto.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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