Realtà da affrontare

Al momento in cui scriviamo sono zone “rosse”, nella suddivisione anti-Covid delle regioni da parte del governo, la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, l’Alto Adige e la Calabria; sono già zone “arancione”, oltre a Sicilia e Puglia, da qualche giorno anche Liguria, Toscana, Abruzzo, Basilicata e Umbria; e stanno per passarvi, dall’attuale zona “gialla”, anche Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e il nostro Veneto.

(Foto: ANSA/SIR)

Al momento in cui scriviamo sono zone “rosse”, nella suddivisione anti-Covid delle regioni da parte del governo, la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, l’Alto Adige e la Calabria; sono già zone “arancione”, oltre a Sicilia e Puglia, da qualche giorno anche Liguria, Toscana, Abruzzo, Basilicata e Umbria; e stanno per passarvi, dall’attuale zona “gialla”, anche Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e il nostro Veneto. Zona “arancione” significherebbe divieto di trasferirsi in altra regione (tranne che per motivi comprovati di necessità); sarebbero consentiti spostamenti per la didattica in presenza (uscendo e rientrando da casa); vietato lo spostamento in comuni diversi da quello di residenza o domicilio (salvo che per comprovate necessità di lavoro, salute, ecc.); chiusi bar, ristoranti, pasticcerie (consentita solo ristorazione per asporto)… Ben poche regioni dunque resterebbero in zona “gialla”, tanto che si prevede un passaggio generalizzato addirittura a zona “rossa” (come invocato da più parti) con il temuto ma forse inevitabile “lockdown” totale, che purtroppo farebbe rivivere a tutti un’esperienza dura, sotto ogni punto di vista, sia alle persone che alle famiglie, come pure alle comunità e al Paese intero. Il punto di riferimento per la decisione del governo sembra appunto questa domenica 15 novembre entro la quale si dovrebbero vedere (o no) gli sperati benèfici effetti delle restrizioni precedentemente imposte. C’è chi – come il ministro della Salute, Speranza – spinge verso misure più rigorose, mentre il presidente del Consiglio Conte invita a rispettare le modalità scientifiche concordemente assunte per un’analisi dei dati e per le corrispondenti misure, senza lasciarsi prendere da una sorta di emotività. La decisione non è facile: devono essere contemperate e controbilanciate tutte le esigenze di salute, economia (sui “ristori” ci si ricordi anche del no-profit…) e vita quotidiana. Tra i fattori più problematici, com’è noto, la tenuta del sistema sanitario e la pressione sui Pronto Soccorso e sulle terapie intensive, che sembra già a livelli di guardia. Ma bisogna dire che, purtroppo, molti – anche in zona “gialla”, come da noi – non hanno preso sul serio le raccomandazioni (che dovrebbero essere viste invece come ovvie e necessarie, ribadite anche dai nostri sindaci) per quanto riguarda l’uso costante della mascherina e il divieto permanente di assembramenti. Per questo dal Viminale, martedì in modo più pressante, è giunto il richiamo ad una maggiore severità nei controlli. I dati, purtroppo, sono preoccupanti anche a Chioggia e negli altri comuni del nostro territorio diocesano (anche dove non aveva colpito la prima ondata). Si tratta, dunque, di assumere tutti le nostre responsabilità e, evitando per altro allarmismi eccessivi, porre in essere tutte quelle precauzioni che, pur consentendoci di vivere il più serenamente possibile secondo quanto indicato dalle autorità, evitino per noi e per gli altri occasioni di contagio che poi si ripercuotono su tutti.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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