Le norme e la vita

Come largamente previsto, le norme più stringenti sono arrivate. Col Dpcm di sabato 24 ottobre, ad una settimana dal precedente, il governo ha varato altri provvedimenti che si possono ritenere l’ultimo tentativo per scongiurare il ricorso ad un vero e proprio lockdown, di triste memoria. E vogliamo confidare pure noi, come promette il premier “se osserveremo le regole”, che sia possibile vivere un Natale sereno; anche se siamo consapevoli che dopo il 24 novembre, al termine della validità del nuovo Dpcm, il rischio di un Avvento 2020 simile alla Quaresima 2020 non si può escludere del tutto.

Come largamente previsto, le norme più stringenti sono arrivate. Col Dpcm di sabato 24 ottobre, ad una settimana dal precedente, il governo ha varato altri provvedimenti che si possono ritenere l’ultimo tentativo per scongiurare il ricorso ad un vero e proprio lockdown, di triste memoria. E vogliamo confidare pure noi, come promette il premier “se osserveremo le regole”, che sia possibile vivere un Natale sereno; anche se siamo consapevoli che dopo il 24 novembre, al termine della validità del nuovo Dpcm, il rischio di un Avvento 2020 simile alla Quaresima 2020 non si può escludere del tutto. Mentre dilagano le proteste – in particolare da parte di baristi e ristoratori (per molti di loro chiudere alle 18 significa praticamente non lavorare proprio… ), di titolari di palestre e piscine (che avevano fatto e speso di tutto per adeguarsi alle norme anti-Covid), dell’intero mondo della cultura e dello spettacolo (con appelli da parte di grandi nomi e grande angoscia da parte degli operatori e di tutto il vasto indotto), ecc. – si deve anche constatare che, di fatto, queste misure arrivano tardi e che comunque si doveva intervenire nei mesi scorsi con maggiore tempestività e con adeguata organizzazione negli ambiti vitali del trasporto pubblico (i mezzi sono tuttora affollati, senza alcun distanziamento), del tracciamento dei contagiati (non ci sono forze sufficienti e l’app Immuni si rivela spuntata), del potenziamento della sanità (centinaia di ventilatori disponibili non sono ancora stati piazzati e il personale doveva evidentemente essere incrementato di più…), della strutturazione scolastica (che soffre di mali antichi e recenti…)… Con tutto ciò, evidenziati e ammessi gli errori (lo stesso premier ha sottolineato di non ritenersi “infallibile”), è altrettanto chiaro che le norme più stringenti di questo Dpcm (e …di eventuali altri che verranno…) vanno osservate non tanto per fare un piacere al governo, ma per la necessità impellente di difendere noi stessi e gli altri; non per forza, cioè, ma per amore verso le nostre famiglie e verso l’intera comunità. Le alternative, vanamente e pericolosamente sventolate sulle piazze o sui media e sui social, portano diritte ad una tragedia peggiore sia sanitaria che economica, già annunciata dai dati odierni (non solo in Italia). Anche le “opposizioni” – che possono credere di avere buon gioco contro gli sbagli o le restrizioni della maggioranza – non hanno molto da cantare e tantomeno da cavalcare la comprensibile protesta di alcune categorie (su cui palesemente soffiano i soliti “antagonisti”): troppo facile chiedere chiusure quando il governo tenta delle aperture e chiedere aperture quando il governo impone chiusure. Non possiamo dedicarci al gioco dei quattro cantoni in una simile situazione di emergenza; ma è d’obbligo invece remare tutti nella stessa direzione, per evitare di trovarci alla fine tutti, parimenti, con i cocci del Paese in mano. Certo – e deve essere assolutamente premura primaria del governo – occorrono “ristori” adeguati e tempestivi per quanti vengono maggiormente danneggiati dalle chiusure. Ma occorrerebbe rinunciare a tirare per la giacchetta coloro (premier e ministri) che poi saremmo pronti a rimproverare di non aver fatto abbastanza per evitare il peggio.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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