Ospedali…

Da una stanza di ospedale (tanto più se in terapia intensiva) la vita, il mondo, le persone, le cose, si vedono in una prospettiva diversa. La consapevolezza della fragilità di ogni creatura e soprattutto della propria fragilità, al di là di ogni illusione o presunzione; la necessità di riandare all’essenziale, come può essere il valore prezioso della salute un dono del quale non siamo mai abbastanza grati, l’importanza della preghiera e dell’affetto di tanti che ti sostengono e ti attorniano.

Indispensabili infermieri - fotografie dall’Ospedale di Santa Maria Nuova, l'Ospedale più antico del mondo © Massimo Sestini

Da una stanza di ospedale (tanto più se in terapia intensiva) la vita, il mondo, le persone, le cose, si vedono in una prospettiva diversa. La consapevolezza della fragilità di ogni creatura e soprattutto della propria fragilità, al di là di ogni illusione o presunzione; la necessità di riandare all’essenziale, come può essere il valore prezioso della salute un dono del quale non siamo mai abbastanza grati, l’importanza della preghiera e dell’affetto di tanti che ti sostengono e ti attorniano, la solidarietà e vicinanza delle persone che ti curano; la relativizzazione di tante cose riordinando la gerarchia dei valori; l’ospitalità offerta dalle persone che si dedicano a te sempre cordiali, accoglienti, benevola e competente; e quindi l’affidamento incondizionato a persone sconosciute ma di cui ci si fida per la loro dedizione a un servizio impegnativo e prezioso.
Se poi l’ospedale, a cui si arriva accompagnati dalla sollecitudine operosa del primario del pronto soccorso di Chioggia, si chiama “dell’Angelo” c’è un elemento in più, quasi una protezione assicurata dall’alto, dall’Angelo custode che protegge ciascuno di noi. Ma anche l’ospedale di Chioggia, che il direttore generale Giuseppe Dal Ben ha voluto dedicare alla nostra Madonna della Navicella, oltre che implementare nelle strutture e nella gamma dei servizi, è accogliente e ospitale con personale cordiale e competente, luogo più vicino dove ci si sente come più a casa.
A proposito, avrete notato come tanti ospedali sono intitolati alla Madonna o ai Santi, certo un po’ per chiedere la loro protezione sulla nostra vita, specie quando questa è compromessa, forse anche per uno spirito di comunione con coloro che ci hanno preceduto e che ora vivono nell’eternità con il Signore e anche per sentirli vicini nella nostra vita quotidiana, nelle fatiche e nelle gioie. Del resto, i primi ospedali furono proprio voluti dalla comunità cristiana a sottolineare la cura che ci deve essere sempre sia per l’anima che per il corpo, cioè sia per l’aspetto spirituale della nostra vita come per quello fisico, strettamente uniti e interdipendenti, anzi un’unica realtà.
Occorre anche dire che la stessa Chiesa, come sottolinea Papa Francesco, è un ospedale da campo: il campo è il mondo nel quale la Chiesa opera, anzi del quale fa parte ma nel quale vuole immettere un lievito di speranza e di salvezza. Ospedale da campo dunque, anch’esso accogliente, in cui le persone vivono la dimensione della fraternità vera, quella fraternità che ancora Papa Francesco ci ha ricordato con la sua ultima enciclica e che viene ribadita come concetto e impegno fondamentale anche in questa Giornata Missionaria Mondiale: “Tessitori di Fraternità”. Anche proprio gli ospedali, queste strutture necessarie nella nostra vita di oggi, e lo constatiamo in modo speciale in questo periodo di pandemia, sono come un segno, una metafora molto concreta di questa missione della Chiesa stessa: essere accanto a tutti specialmente alle persone più fragili per sostenerle nel loro cammino e anche per orientarle verso una dimensione più grande, quasi annunciata proprio dalla intitolazione agli Angeli, a Maria, ai Santi.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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