Antonella batte l’antrace

Fa sempre bene, ma in questi giorni vinti dal male ancora di più, una bella storia a lieto fine contro una malattia e chi la causa. Se poi al centro c’è una ricercatrice italiana, ci piace particolarmente. La protagonista è Antonella Fioravanti, 37 anni, originaria di Prato. Curriculum impeccabile: laurea in biotecnologie mediche all'Università di Firenze nel 2010 con il massimo dei voti, studi proseguiti in Francia e in Belgio, dove poi si è fermata come ricercatrice alla Libera Università (Vub) di Bruxelles.

Fa sempre bene, ma in questi giorni vinti dal male ancora di più, una bella storia a lieto fine contro una malattia e chi la causa. Se poi al centro c’è una ricercatrice italiana, ci piace particolarmente.
La protagonista è Antonella Fioravanti, 37 anni, originaria di Prato. Curriculum impeccabile: laurea in biotecnologie mediche all’Università di Firenze nel 2010 con il massimo dei voti, studi proseguiti in Francia e in Belgio, dove poi si è fermata come ricercatrice alla Libera Università (Vub) di Bruxelles.
Ne parliamo perché è lei la vincitrice del premio dell’Accademia reale delle Scienze belga (fondata da un’altra donna, Maria Teresa d’Austria nel 1772) come “il più promettente giovane scienziato dell’anno”. Ed è la prima volta che questo premio viene assegnato ad una persona di nazionalità straniera.
Il merito? Ha trovato come sconfiggere il batterio dell’antrace: usato dai terroristi in giorni a noi vicini, ma presente fin nella Bibbia e riconosciuto tra le piaghe dell’Esodo: la sesta “ulcere con pustole tra uomini e animali”. Alcuni studiosi sostengono che anche la peste di Atene del 430 a. C., come la peste nera del 1630 fossero in realtà epidemie di antrace o carbonchio.
Il risultato delle sue ricerche è stato valutato così importante da farle scavalcare tutti gli altri 60 concorrenti. La vittoria è stata annunciata il 21 maggio, ma per la cerimonia di premiazione c’è da attendere: rinviata sine die a causa Covid19. E questo ha un po’ oscurato la cosa.
La sua ricerca è durata quattro anni e, lo scorso luglio è stata pubblicata su Nature Microbiology.
La cosa straordinaria che è riuscita a compiere la ricercatrice – che nel bel mezzo di questo studio è pure diventata mamma della piccola Bianca – è stata quella di neutralizzare un batterio terribile e temibile. In India e in Africa è ancora molto diffuso: si manifesta come una influenza ma nel giro di tre-quattro giorni porta alla perdita della coscienza. La mortalità è elevata (del 20%, quella media del Covid19 è al momento del 5%) e arriva dopo un paio di settimane. Purtroppo è anche usato come arma batteriologica.
L’antrace è anche usato come arma batteriologica. Altamente contagioso, ha ben tre vie di trasmissione: cutanea, respiratoria o per ingestione. E’ pure un batterio resistentissimo: nel 2016 è diventata famosa una strage di 2.500 renne che, in Siberia, sono morte contagiate dall’antrace conservatosi intatto sotto il ghiaccio per centinaia di anni. La cosa curiosa è che per gli animali un vaccino esiste; quello per l’uomo va invece perfezionato: efficace nel 93% dei casi, risulta ancora avere forti controindicazioni.
Ebbene, Antonella Fioravanti è riuscita a trovare come sconfiggere questo batterio. Lo ha fatto cercando di colpirlo nel suo punto di forza che è l’impenetrabile corazza. Lì lei ha puntato il dito e il microscopio ed è riuscita nell’impossibile: penetrarla e renderlo inoffensivo. Lo ha fatto usando un metodo alquanto oscuro per i non addetti ai lavori: servendosi di nano-anticorpi che ha riprodotto partendo da quelli dei Lama (gli animali delle Ande).
La sua prima dichiarazione? Stringata e mordente, suona come una vera tirata d’orecchie per molta parte del nostro mondo: “La pandemia di Coronavirus ha messo in luce che la scienza deve essere considerata una priorità prima di trovarsi in una emergenza” (La Nazione, 20 maggio). Meditate gente.

(*) direttore “Il Popolo” (Pordenone)

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