Fase 2, con cautela

Dopo il simpatico, efficace e in un certo senso anche doveroso “flash mob” realizzato domenica scorsa, a conclusione della Fase 1, in onore delle famiglie, punto di forza e di tenuta fondamentale in questo periodo di isolamento, oggi, quasi come necessaria eco, ricorre la tradizionale festa della “mamma”, a sua volta perno delle nostre famiglie, ancor di più in questo tempo complesso e complicato.

foto SIR/Marco Calvarese

Dopo il simpatico, efficace e in un certo senso anche doveroso “flash mob” realizzato domenica scorsa, a conclusione della Fase 1, in onore delle famiglie, punto di forza e di tenuta fondamentale in questo periodo di isolamento, oggi, quasi come necessaria eco, ricorre la tradizionale festa della “mamma”, a sua volta perno delle nostre famiglie, ancor di più in questo tempo complesso e complicato. Mamme reali con bambini in casa, che lavorano “da remoto” e magari da insegnanti, oltre che prendersi cura delle faccende domestiche (con qualche collaborazione, certo, dei mariti…). Mamme che sono tali “sempre” per i piccoli e per i grandi, che seguono con infinito affetto i loro figli e figlie, vicini e lontani, preoccupate, ora ancor di più, del presente e del futuro di quelli che restano i loro “gioielli”… Ricambiate, di solito, dall’affetto e dalla riconoscenza di figli e figlie che non possono mai scordare la mamma. E in questa festa un pensiero speciale per la mamma Maria, madre di Gesù e madre nostra, alla quale, in quest’epoca drammatica di pandemia, il nostro Paese è stato solennemente affidato proprio nel primo giorno di questo mese a lei particolarmente dedicato. Anche se non sarà ancora possibile radunarci per il tradizionale “fioretto” non mancherà la preghiera del Rosario a livello personale e familiare – del resto puntualmente rinnovata a livello nazionale via etere in queste settimane ogni mercoledì alle 21 su iniziativa dei vescovi e dei media cattolici (compresi i nostri settimanali diocesani). Così, proprio nel nome di Maria e di tutte le nostre mamme – comprese quelle che ci hanno lasciato per il Paradiso – iniziamo fiduciosi la “Fase 2” dopo quasi due mesi di forzata “quarantena” sempre all’erta e intimoriti dai numeri del contagio che, fortunatamente, sono andati ora degradando un po’ dappertutto. Nel nostro territorio – nel Veneto (dove per altro i morti nel marzo 2020 sono stati il 24% in più rispetto al 2019) e in particolare nella nostra diocesi – si può dire che …“poteva andare peggio”. A Chioggia, pur piangendo la trentina di decessi e avendo computato circa 240 contagi, la situazione non è mai stata tragica, come invece altrove nel Nord Italia. Addirittura dei 410 test rapidi effettuati nei giorni scorsi nessuno è risultato positivo. Così negli altri nostri comuni, dove i contagi sono stati sempre al minimo. A dire il vero ciò deve convincerci ancora di più che non si può abbassare la guardia, dato che la famosa e necessaria “immunità di gregge” è ancora lontanissima per noi (in fervente attesa del vaccino…, per la ricerca del quale anche l’Italia è in prima linea) e dato che sono sempre possibili nuove “ondate” del virus. Intanto si è sbloccata buona parte delle attività e gli incontri – pur con tutte le cautele – sono un po’ più “leciti”. Sbloccato in parte anche l’aspetto liturgico con l’avvio dei funerali, in attesa di un’apertura più ampia per le altre messe con i fedeli. Tarda invece la riapertura per alcuni settori vitali del territorio, per i quali si spera davvero in soluzioni leste e valide.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

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