Coronavirus Covid-19: un filantropo in prima linea per aiutare le persone in questa emergenza. Carlo Olmo, “voglio restituire quello che la vita mi ha donato”

Fin dall’inizio dell’anno un filantropo di Vercelli ha già donato un’ambulanza medicalizzata alla Croce Blu vercellese, 3 ventilatori con monitoraggio respiratorio per la Rianimazione dell’ospedale di Vercelli al quale, in breve, arriveranno anche un ergometro a lettino e una sonda ecografica per il reparto cardiologico. In passato ha acquistato anche un appartamento per i familiari dei bambini in cura nell’ospedale oncologico Regina Margherita di Torino, ha finanziato la realizzazione di un ospedale Wecare ad Aber in Uganda, 2 aule di un asilo in Perù, l’elettrificazione di un villaggio in Vietnam e una biblioteca in Kenya per la fondazione Santina di don Luigi Ginami. Sono solo numeri per Carlo Olmo, titolare di una scuola di arti marziali, per il quale è importante abbracciare i principi fondamentali della vita, “nel mio piccolo ho voluto dare un messaggio di speranza e di forza”

L’emergenza sanitaria non mette solo paura ma scalda anche l’anima, e così parallelamente ai numeri della sanità, scorrono tra le notizie anche quelli della bontà d’animo e della beneficenza che contraddistingue positivamente i momenti di necessità. Numeri che, come nel caso di quelli legati al nome di Carlo Olmo, è impossibile che non saltino all’occhio nella cronaca di questi giorni, visto che si parla di 80mila mascherine, dispositivi di protezione individuale e tanto altro materiale destinato alla protezione dall’epidemia di coronavirus donato gratuitamente e distribuito assieme al Reggimento artiglieria a cavallo di Vercelli. In 16 comuni del territorio vercellese, nessuno è indifferente al nome di questo avvocato e filantropo che non è nuovo a questo tipo di attività benefiche, che lo hanno portato anche ad incontrare Papa Francesco, “è stato emozionante e commovente. Sono legato alla sua persona che rappresenta un papà, un nonno del focolare”. Fin dall’inizio dell’anno Olmo ha già donato un’ambulanza medicalizzata alla Croce Blu vercellese, 3 ventilatori con monitoraggio respiratorio per la Rianimazione dell’ospedale di Vercelli al quale, in breve, arriveranno anche un ergometro a lettino e una sonda ecografica per il reparto cardiologico. In passato ha acquistato anche un appartamento per i familiari dei bambini in cura nell’ospedale oncologico Regina Margherita di Torino, ha finanziato la realizzazione di un ospedale Wecare ad Aber in Uganda, 2 aule di un asilo in Perù, l’elettrificazione di un villaggio in Vietnam e una biblioteca in Kenya per la fondazione Santina di don Luigi Ginami. Sono solo numeri per Olmo, titolare di una scuola di arti marziali, per il quale è importante abbracciare i principi fondamentali della vita, “nel mio piccolo ho voluto dare un messaggio di speranza e di forza”. Nato a Lecco nel 1965, fino all’età di 7 anni è restato in un orfanotrofio di Mantova fino a quando non è stato adottato dai suoi genitori. Dal padre adottivo ha ereditato lo studio della giurisprudenza, diventando avvocato penalista fino alla decisione di lasciare questa professione dopo aver seguito quello che lui definisce “un brutto caso di pedofilia”.

Cosa la spinge a fare tutto questo?
Quando sono nato la vita mi ha tolto tutto. Sono stato abbandonato, abusato, mi sono anche ammalato di epatite. Poi un giorno la vita mi ha restituito tutto, donandomi una bellissima famiglia e tutte le possibilità di fare quello che volevo. Oggi mi viene data la possibilità di donare a chi più ne ha bisogno.

Posso restituire tutto ciò che di bello mi è stato donato, e la ricompensa è poter vedere un sorriso sul volto di quelle persone che soffrono.

Da dove arrivano le risorse per potersi permettere tutte queste donazioni benefiche?
Il primo intervento è quello mio personale, che arriva direttamente dal patrimonio di famiglia, inoltre ci sono anche centinaia di persone che, come nel caso di questa emergenza sanitaria, dopo avermi visto rifornire ospedali sguarniti di materiale come mascherine e i dispositivi di protezione individuale, mi ha contattato per poter partecipare. Per questo motivo ho aperto un conto in banca, fornendo un Iban con causale “Emergenza Covid-19” nel quale stanno convergendo tutte le donazioni che vengono utilizzate esclusivamente per l’acquisto del materiale che viene poi distribuito agli operatori sanitari, medici di famiglia, case di riposo, farmacie, Forze dell’ordine e privati cittadini. Il comune di San Germano vercellese ha fatto una donazione di 6mila euro.
Perché lei riesce ad avere a disposizione questo materiale che sul territorio nazionale è impossibile trovare?
È sbagliato il metodo e la burocrazia rallenta i tempi. Grazie alla mia attività nelle arti marziali, negli anni ho stretto contatti diretti con persone e realtà che dalla Cina mi forniscono approvvigionamenti. Mi sono state anche donate gratuitamente 18mila mascherine. Io stesso mi premuro di prendere contatti con gli enti pubblici e gli ospedali che in Italia accettano le donazioni gratuite, in questo modo il materiale non resta fermo alla dogana e viene recapitato in tempi brevi. Mi arrivano notizie che in alcuni ospedali, stanno aspettando l’arrivo di mascherine che da 60 giorni sono ferme alla dogana.

Nei comuni che sta aiutando, i sindaci hanno spedito lettere ai cittadini con dentro una delle mascherine da lei donata e i ringraziamenti alla sua persona per la generosità. Che effetto le fa tutto questo?
Mi riempio di gioia ed orgoglio, soprattutto nel portare un po’ di speranza a chi ci salva la vita ma, contemporaneamente, mi domando: “se io non avevo questa forza, cosa sarebbe successo?”. Pensando alla salute di tutti, ho tutelato mio figlio, i miei amici e tutte le persone care. Non c’è bisogno solo di soldi ma di un metodo adeguato, come non c’è bisogno di tutte queste persone che parlano ma non agiscono. La mia è una crociata per sconfiggere questo virus. Insieme a preghiera e forza spirituale, è importante agire in questa guerra. Anche restare a casa è agire.
Cosa si sente di dire a tutti?
Voglio dire che tutti siamo fratelli sotto un unico cielo e l’amore ci protegge da qualsiasi cosa. Dobbiamo imparare a portare il nostro cuore e farlo battere.

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