Da vituperata ad esempio meraviglioso

E’ questo il percorso dell’Italia agli occhi dell’Europa: da vituperata ad esempio. Tutto è partito dal rimbrotto infelice di Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, che giovedì 12 marzo aveva dichiarato la Bce non disposta a difendere ad ogni costo la stabilità dei nostri conti per arrivare, nel giro di una settimana, agli elogi di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue. Elogi accompagnati da una storica decisione: l’Unione sospende il Patto di stabilità per far fronte alle ricadute della pandemia da coronavirus. E’ la prima volta che accade.

E’ questo il percorso dell’Italia agli occhi dell’Europa: da vituperata ad esempio. Tutto è partito dal rimbrotto infelice di Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, che giovedì 12 marzo aveva dichiarato la Bce non disposta a difendere ad ogni costo la stabilità dei nostri conti per arrivare, nel giro di una settimana, agli elogi di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue. Elogi accompagnati da una storica decisione: l’Unione sospende il Patto di stabilità per far fronte alle ricadute della pandemia da coronavirus. E’ la prima volta che accade.

Una prima volta dettata dalla drammatica straordinarietà del momento, sempre più condivisa dagli stati dell’Ue che, sia pur in maniera variabile, sono alle prese con la pandemia. Ma è l’Italia che detiene l’infausto record delle vittime (40% del totale mondiale) e, a livello europeo, dei contagiati.

Un primato che ha costretto il governo guidato da Giuseppe Conte, nella notte del 21 marzo, ad un’ulteriore stretta circa le attività possibili e non. Con qualche eccezione, sono sospese molte delle attività produttive: si rallenta il motore del paese per tenere a casa ancora più persone. Ma il blocco delle attività renderà la nostra, come le economie degli altri stati europei, incapaci di rispettare i precedenti patti: il Covid-19 fa saltare il banco.

La sospensione del patto di stabilità è la presa di coscienza che questo virus ferisce pesantemente persone ed economie: scioglierne il vincolo mette i governi nella possibilità di sostenere i settori più colpiti con misure straordinarie.

La presidente von der Leyen lo ha comunicato con parole colorite, annunciando che sarà possibile: “Pompare nel sistema denaro finché serve”. Immagine efficace. Ma non basterà un’immagine e neanche una disponibilità finanziaria in sé a sistemare ogni cosa. Questo indispensabile strumento dovrà essere infatti supportato da precise strategie per fare delle nuove risorse economiche la leva della rinascita e non solo un tappabuchi d’emergenza.

Certo, ora il problema urgente per l’Italia è il persistere nell’emergenza. In questi giorni il nostro paese è il dantesco “ostello di dolore” che sconvolge il mondo con le immagini apocalittiche delle tante vittime cui si fatica a dare sepoltura, con il numero dei contagi a lungo in quotidiana ascesa. Ma è anche la generosità di migliaia di medici che si sono offerti di andare nei focolai, dove il personale è esausto o contagiato.

A detta di alcuni esperti avremmo potuto aiutarci e contenere l’ascesa dei postivi se avessimo fatto più tamponi a coloro che hanno segnalato sintomi anche lievi; se gli stessi fossero stati tenuti a casa un tempo utile al superamento della fase contagiosa; se non fossero state a lungo introvabili quelle mascherine che ora tutti ci invitano ad indossare, ma che agli albori dell’epidemia venivano dette necessarie ai soli raffreddati.

Comunque sia, resta fondamentale il sostegno di quell’Europa che non sempre ci ha guardato con favore. Per questo quel “Siamo tutti italiani” pronunciato dalla presidente non dispiace, né il vederci additare ad “esempio meraviglioso per il resto d’Europa”. Vedremo se questo dramma offrirà almeno l’occasione, come ha auspicato la stessa, della “fine degli egoismi”.

 

(*) direttore “Il Popolo” (Pordenone)

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