
“È stato tremendo, un bombardamento a tappeto sulla città. Hanno iniziato alle 3 di notte. Hanno finito alle 5.20 di mattina. Hanno lanciato di tutto: missili, droni, bombe telecomandate. Grazie a Dio non ci sono stati così tanti morti come era prevedibile. Tra le vittime, però, c’è anche un bimbo di pochi mesi. E poi il fuoco degli incendi divampati per le esplosioni”. È suor Olexia Pohranychna, religiosa della Congregazione delle suore greco-cattoliche di San Giuseppe, a raccontare al Sir cosa hanno lasciato alle spalle i 32 ragazzi e ragazze di Kharkiv, il giorno in cui sono partiti a bordo di un autobus per l’Italia. Con loro, cinque accompagnatori. Rimarranno per un periodo di “vacanze” fino ai primi di luglio. Ed oggi, 11 giugno, sono stati in piazza San Pietro per seguire l’udienza generale di Papa Leone XIV. All’appello, purtroppo, manca una bambina. Si tratta di Maria, una bimba di 12 anni morta il 25 maggio di un anno fa, insieme alla mamma Iryna, a seguito di un bombardamento russo all’ipermercato di Kharkiv. Quel giorno, sotto le macerie, persero la vita anche altre 16 persone.

Maria e la mamma Iryna (Foto Ugcc)
Il gruppo è arrivato a Roma lunedì 9 giugno, dopo una tappa a Venezia. Nella capitale, sono stati accolti nella parrocchia di San Giuseppe da Copertino dove è parroco don Paolo Pizzuti. Verranno ospitati in famiglia ma per le colazioni, i pranzi e le cene il gruppo è ospite della parrocchia dove è in corso un Grest con 280 ragazzi e ragazze del quartiere e dove tutti possono usufruire di campi di calcetto, pallavolo, giochi e animazione. La parrocchia romana è consapevole del carico di dolore e lacrime che il pullman da Kharkiv porta con sé. “Per questo, abbiamo pensato di preparare le famiglie ospiti, organizzando un incontro con una psicologa specializzata in traumi di guerra”, racconta al Sir Vito d’Ettorre, inviato di Tv2000, con alle spalle molte missioni in Ucraina, che ha organizzato insieme al parroco la tappa romana.

In viaggio da Kharkiv verso l’Italia (Foto suor Olexia)
“Per noi è innanzitutto una gioia”, dice subito don Paolo Pizzuti, “perché aprire le porte a questi ragazzi che vivono una situazione di sofferenza e di guerra, ci ricorda un passato recente vissuto anche dai nostri padri e dai nostri nonni e ci offre la possibilità di aiutare chi si trova in quelle situazioni, come in fondo noi siamo stati aiutati in quel tempo. Devo dire che non è stato per niente difficile trovare famiglie che li accogliessero. Sono stati tutti molto pronti e generosi”. E aggiunge: “La loro presenza, tra noi e nelle nostre case, un segno lo lascia. Queste esperienze non lasciano mai indifferenti. Forse si stabiliranno dei legami. Noi per esempio, come parrocchia tanti anni fa, abbiamo accolto i bambini della di Chernobyl e ci sono legami che ancora durano, cioè bambini di quel tempo che continuano a scrivere alle famiglie che l’avevano accolti, che magari se capitano a Roma, vengono a trovarli”. “Quando facciamo del bene, lo facciamo a Cristo e questo incontro con Lui nel più piccolo e nel sofferente lascia un segno. Nel Vangelo, Gesù non ha mai lasciato nessuno indifferente”.
Le notizie dalla città di Kharkiv continuano a parlare di fuoco e bombardamenti. Anche nella notte tra il 10 e l’11 giugno, le forze russe hanno attaccato la città con 17 droni kamikaze Shahed. L’attacco è durato nove minuti ed ha provocato tre morti e 57 feriti, tra cui otto bambini.
I bimbi – osserva il parroco romano – “la sofferenza la tengono dentro e non la tirano fuori. C’è tanta dignità anche nel vivere il dolore”.
“Portiamo nel cuore della Chiesa a Roma – dice al Sir suor Olexia Pohranychna che accompagna il gruppo – la realtà di guerra che viviamo ogni giorno nei nostri cuori e nelle nostre menti. Porteremo anche la piccola Maria, morta un anno fa, che doveva venire con noi”. “Con la nostra presenza – aggiunge -, vorremmo anche ringraziare Papa Leone per la preghiera e per l’aiuto a sostegno del popolo ucraino”. Il gruppo ripartirà da Roma venerdì 13 giugno e farà tappa prima a Como ospite di “Frontiere di pace” e poi dal 27 giugno al 5 luglio a Brescia, esattamente a Ponte di Legno, con “Amici in cordata nel mondo”. Entrambe le associazioni sono andate più volte a Kharkiv, organizzando convogli di aiuti umanitari.

I 32 ragazzi e ragazze di Kharkiv (Foto suor Olexia)
“Sono bambini che convivono ormai da tempo con gli effetti drammatici della guerra nella vita di tutti i giorni. Le esplosioni sono continue. E quando gli attacchi finiscono, ringraziano Dio per essere ancora vivi. Ma la paura rimane. C’è sempre”, racconta la religiosa. “Sono tutti stanchi di questa guerra che purtroppo ha portato via tanti loro familiari. Alcuni di loro sono morti. Altri sono ancora sul fronte a combattere. Altri ancora si trovano nelle prigioni russe. In città, si cominciano a vedere persone senza gambe o senza mani o con le protesi. Conoscevamo questa realtà dei mutilati di guerra dai libri di storia. Mai pensavamo di poterli vedere con i nostri occhi oggi. Tutto questo è molto triste. La guerra ha tolto a questi ragazzi il tempo della loro giovinezza. Avere un po’ di tranquillità è quello di cui hanno più bisogno. Questo tempo di vacanza in Italia è quindi un tempo benedetto da Dio”. Suor Olexia tiene moltissimo a dire un’ultima cosa: “Vogliamo ringraziare il popolo italiano. Non sapete quanti messaggi ho ricevuto questa notte da persone che mi chiedevano come stavo e se eravamo tutti vivi. Il vostro aiuto e la vostra presenza sono un grande sostegno. Se siamo qui oggi in Italia è solo grazie a questa straordinaria generosità che ha sostenuto tutto il costo del viaggio e aperto case, animato programmi e organizzato visite. Grazie!”.