Attacco su Odessa, due ore prima nell’ospedale colpito veniva al mondo un bimbo

E' salito a due a morti e 15 feriti il bilancio dei raid aerei russi della notte scorsa su Kiev e Odessa: lo riporta Rbc-Ukraina. Entrambe le vittime si registrano a Odessa, dove i feriti sono nove. Colpito anche un ospedale di maternità. “Grazie a Dio, le nostre partorienti non sono rimaste ferite, né il personale è rimasto ferito. Tutti sono intervenuti prontamente alle sirene antiaeree e si sono rifugiati nei rifugi”, ha detto il primo vice capo della provincia di Odessa. Due ore prima dell’attacco, è nato un bimbo.

Odessa (Foto Biagioni/Sir)

Due ore prima che l’ospedale prenatale di Odessa fosse colpito, è nato un bimbo. A raccontarlo al Sir è padre Valentyn Matuszewsky, vice parroco della Chiesa cattolica di San Clemente a Odessa, che questa mattina ha parlato con una parrocchiana che lavora come assistente chirurgica in quell’Ospedale. La struttura si trova nel centro della città, vicino alla stazione centrale. Quando poi nella notte è scattato l’allarme, tutto il personale e le partorienti si sono trasferiti nei reparti ai piani sotterranei. Il bombardamento ha comunque colpito gli uffici amministrativi che per fortuna, al momento dell’attacco, erano vuoti. “L’edificio – prosegue il sacerdote –  ha sofferto molto. Da quello che posso vedere dalle foto, è stato fortemente danneggiato”.

“Grazie a Dio, le nostre partorienti non sono rimaste ferite, né il personale è rimasto ferito. Tutti sono intervenuti prontamente alle sirene antiaeree e si sono rifugiati nei rifugi”, ha detto il primo vice capo della provincia di Odessa. Le autorità stanno attualmente lavorando per stimare i danni ma i centri operativi e i servizi di pubblica utilità sono già operativi. E’ salito a due a morti e 15 feriti il bilancio dei raid aerei russi della notte scorsa su Kiev e Odessa: lo riporta Rbc-Ukraina. Entrambe le vittime si registrano a Odessa, dove i feriti sono nove, mentre nella capitale – dove il numero dei feriti è salito a sei – i danni maggiori sono stati registrati nei distretti di Darnytskyi, Obolonskij, Sevcenkovskij e Holosiivskyi.

Padre Valentyn Matuszewsky si sofferma a parlare di questa realtà vissuta ogni giorno in Ucraina tra vita e morte. E racconta del giorno in cui ha consegnato ad un centro prenatale di Kherson un’ambulanza arrivata in “dono” dall’Italia. “I due piani superiori del centro – dice – sono distrutti e inagibili. Tutto funziona ai piani sotterranei. Quando sono entrato nel reparto di maternità e ho visto quelle donne in stato di gravidanza mi è venuta in mente l’immagine di Mosè di fronte al Rovo ardente”.

“Anche in quella ‘terra sacra’ del reparto maternità, la vita continuava, era più forte di ogni minaccia e distruzione”.

Ma la gente, a Odessa, è stanca, confida il parroco. “Soprattutto – aggiunge – quando gli attacchi arrivano vicino al posto in cui vivi. Allora vieni colto dalla paura, dalla sensazione di non poter far nulla. La gente qui parla sempre di guerra, di come è andata la notte. Le persone confidano di andare a letto la sera, di addormentarsi e di non sapere se il giorno dopo sono ancora vivi e si svegliano. Anche per noi sacerdoti non è facile trovare parole di consolazione e speranza. Anche noi siamo provati ma dobbiamo essere forti e trovare sempre la parola che sana”.

Riguardo alla ricerca della via diplomatica per porre fine aggressione russa, il sacerdote dice: “è certo che la guerra un giorno finirà. Non è certo invece quello che dicono i politici. Le parole non bastano più. Fate veramente tutto quello che vi è possibile fare, per fermare questa guerra, per dire la verità su chi l’ha cominciata e su chi non la vuole finire. La gente si sente abbandonata. Anche se ci sono tanti amici, soprattutto dall’Italia, che non ci hanno lasciato soli. Anche Papa Leone ci è vicino e la disponibilità data dal Vaticano di diventare luogo di incontro e dialogo per la pace, è molto apprezzata”.

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