Ad un mese dalle europee

Manca poco più di un mese all'importante appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. L'8-9 giugno noi italiani saremo chiamati, insieme agli altri concittadini dell'UE (tra il 6 e il 9 sono convocati alle urne, nelle varie nazioni comunitarie, in circa 360 milioni), a orientare il futuro dell'Europa unita con le nostre scelte, le più consapevoli e ponderate possibili. Da noi abbiamo ben 42 simboli depositati: tanto numerosi, quanto mentre le percentuali dei votanti, pressoché ad ogni elezione, vanno purtroppo diminuendo. Ma vale la pena sperare che le circostanze attuali e la consistenza della posta in gioco ispiri in questa grande tornata continentale una maggiore partecipazione.

Manca poco più di un mese all’importante appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. L’8-9 giugno noi italiani saremo chiamati, insieme agli altri concittadini dell’UE (tra il 6 e il 9 sono convocati alle urne, nelle varie nazioni comunitarie, in circa 360 milioni), a orientare il futuro dell’Europa unita con le nostre scelte, le più consapevoli e ponderate possibili. Da noi abbiamo ben 42 simboli depositati: tanto numerosi, quanto mentre le percentuali dei votanti, pressoché ad ogni elezione, vanno purtroppo diminuendo. Ma vale la pena sperare che le circostanze attuali e la consistenza della posta in gioco ispiri in questa grande tornata continentale una maggiore partecipazione. A dire il vero, come tanti hanno già osservato e com’è sempre avvenuto negli appuntamenti precedenti, l’attenzione alle problematiche europee non emerge granché per ora nella campagna elettorale, già da tempo informalmente avviata, continuandosi a ritenere quelle europee una sorta di tappa verso le più cogenti elezioni politiche nazionali. Ma tant’è, il gioco …vale la candela; e magari chi s’è dimenticato di porre in rilievo le cose che più contano e le scelte che si propongono per il futuro dell’UE potrebbe, presto o tardi, rischiare di pentirsene. Un ritornello comune sembra quello di “cambiare l’Europa”, un intento così generico sul quale bene o male tutti concordano: dalle relazioni di Draghi e Letta ai propositi di Von der Leyen e di altri candidati ad alti incarichi istituzionali, ai partiti nostrani che, da destra a sinistra si sbracciano a dire che l’UE così non va, ma loro sapranno cambiarla (non si coglie mai bene come…) per il vero bene dei popoli e della nostra Italia in particolare. Intanto la presidente del Consiglio lancia la moda di votare scrivendo il solo nome di battesimo (promosso per l’occasione a “detto”) ed altri si sono già messi a seguirla, a cominciare dal “generale”, contestato persino da gran parte del partito che lo candida. A proposito di quest’ultimo, intruppato nelle file della Lega, si va calcolando se la sua presenza in lista in tutte le circoscrizioni (che sembrerebbe l’asso nella manica di capitan Salvini) rechi più vantaggi o più danni alla causa del Carroccio. Nel centro-destra, scontato il primo posto di Meloni, si gareggia per il secondo: e Tajani sembra deciso a spuntarla puntando in alto (almeno il 10%, trampolino per il 20 alle politiche!), confortato dagli ultimi risultati nonché dai sondaggi; anche se Salvini presenta l’altra carta di una strana alleanza con l’UDC di Cesa, il quale s’arrampica sugli specchi per giustificare l’accordo elettorale, accampando in comune la difesa dei valori cristiani e della famiglia, l’autonomia e la lotta all’immigrazione clandestina, la transizione energetica equilibrata, ecc.; ma si sa che su queste e altre questioni le idee divergono un po’ dappertutto. Nel cosiddetto “centro-sinistra”, sempre ancora in ebollizione, finalmente il Pd e il M5S potranno sentirsi liberi di correre ciascuno per conto proprio, senza le controproducenti forzature e puntuali rotture che hanno segnato fin qui il percorso del fantomatico “campo largo”. Mentre i famosi cespugli, di cui è sempre stata ricca quell’area, cercano di unirsi pur restando divisi, sempre lì, nei sondaggi, tra il poco meno e il poco più, nel tentativo di superare il fatidico 4%. In questo mese, si spera, le cose si chiariranno, non solo per quanto riguarda le liste e i candidati, già tutti ufficiali, ma – come si diceva, fin troppi per una consultazione dignitosa, bensì, soprattutto, sui temi da affrontare. I quali non sarebbero di poco conto e peso, dato il presente e il futuro della Comunità europea: a partire dalla sua vera identità (per non “morire”), dal suo effettivo ruolo nel consesso mondiale (in cui non mancano equivoci individualisti…), fino all’impegno per una difesa comune (che però implicherebbe spese enormi a danno di altri ambiti vitali), ad una transizione “ragionevole”, alla sfida cibernetica, senza dimenticare i valori di cui va fiera (pur glissando su altri…).

Altri articoli in Europa

Europa