(Berlino) Il Consiglio d’Europa chiede la collaborazione delle religioni per salvaguardare e rafforzare le democrazie in Europa: questo il senso di una giornata di confronto che si è svolta il 14 maggio a Berlino, ospitata dal ministero federale tedesco per la cooperazione economica e lo sviluppo e sotto l’egida della presidenza del Liechtenstein, incontro che ha riunito attorno al tavolo leader e rappresentanti delle religioni in Europa, insieme a funzionari ed esperti.
La speranza, espressa in apertura di lavori dal vice-segretario generale del Consiglio d’Europa Bjørn Berge (nella foto), è avere le religioni al fianco per “combattere gli arretramenti della democrazia a cui assistiamo in Europa”, ma anche, ha detto Berge rivolgendosi agli uomini di fede, “imparare da voi, dalle vostre esperienze nell’usare il metodo e la pratica del dialogo interreligioso nel promuovere uno spirito di dialogo e la ricerca del compromesso”. “Abbiamo bisogno di voi”, ha detto ancora il vice segretario generale, perché “i talenti e le capacità” di cui le vostre religioni sono portatrici, sono preziose per difendere la democrazia stessa.
Radici profonde. “Chiarezza, impegno e profondità” sono tre elementi che ci si attende dai rappresentanti delle religioni ha spiegato Heiner Bielefeldt, già relatore speciale all’Onu per la libertà di religione e credo). Chiarezza “per sostenere la democrazia. Non sempre le religioni lo sono state. Oggi molti leader religiosi sostengono leader autocratici”, ha continuato Bielefeldt. Occorre quindi “impegno”, nel senso che “è importante che le comunità facciano uso della spazio di libertà religiosa che hanno per parlare anche a difesa della democrazia, insieme alle religioni e alle associazioni non religiose”. E infine serve “profondità: una crisi profonda”, come quella che vive la democrazia oggi, “richiede profonde risposte. Non bastano strategie di marketing, ma serve capire dove è il problema. L’insegnamento religioso può dare radici profonde al tema cruciale per la democrazia del rispetto per la dignità umana”.
I valori dell’Europa. Grati per l’iniziativa, i rappresentanti di cristianesimo, islam ed ebraismo in Europa hanno posto nel dibattito alcune questioni e problematiche di fondo. “Nessuno di noi può dire che la sua religione non abbia in sé, in maniera intrinseca, i valori dell’Europa”, ha affermato il gran rabbino di Francia Moché Lewin, e se da parte della politica i valori e i principi non devono essere sacrificati ai calcoli geopolitici, i leader religiosi hanno dall’altra la responsabilità di “mostrare che l’Europa è il contesto che permette una vita armoniosa”, ha affermato, invitando tutti a “impegnarsi di più anche in vista delle elezioni europee di giugno”. Una stoccata dal rabbino di Strasburgo Mendel Samama, invece, alle “persone che accedono a posizioni di potere, e poi approfittano della forza democratica che le ha elette e manipolano le religioni per indebolire la democrazia”.
Per il bene comune. Una articolata ricostruzione storica è stata offerta dall’arcivescovo ortodosso di Atene Grigorios Papathomas sul rapporto tra ecclesialità e democrazia, nella ricerca delle convergenze. “La filosofia ellenica, l’ecclesialità biblica e il diritto romano sono le fonti comuni che hanno contribuito a una sintesi tra democrazia ed ecclesialità, a vantaggio del bene comune” e i temi del dialogo e dell’apertura alla pluralità sono costitutivi tanto dell’ecclesialità quanto della democrazia.
Crisi del vivere insieme. Se la democrazia è fragile, ha argomentato Jean-Christophe Peaucelle, consulente per gli affari religiosi presso il ministro degli esteri francese, è perché viviamo una crisi “del vivere insieme, dei legami”. Proprio per questo grande è il contributo che possono portare le religioni, che esprimono nella loro essenza il tema del legame della persona con Dio, ma anche delle persone tra loro”. Secondo il domenicano Jean-François Bour, direttore del servizio dei vescovi francesi per il dialogo con i musulmani, però, “il dialogo interreligioso invita all’umiltà, perché c’è ancora molto cammino da fare” e se “le istituzioni ci chiedono aiuto, bisogna dire loro che ogni dialogo deve essere vissuto nell’umiltà”, che il dialogo, come la democrazia, “è un processo bello ma laborioso e richiede perseveranza; le religioni possono aiutare a infondere coraggio perché non si rinunci alla democrazia”. Tra gli elementi critici, una osservazione nelle parole del mufti di Sarajevo Nedžad Grabus: oggi le religioni hanno difficoltà ad “adeguarsi a contesti e a norme secolarizzate”.
Dialogo aperto e costante. Certo è che la relazione tra democrazia e religioni è estremamente complessa e sfaccettata, e spesso le religioni sono apparse parte del problema, mentre l’incontro di Berlino le ha poste “come parte della soluzione, risorsa strategica per curare la cultura democratica”, segnalando “un importante cambio di prospettiva da parte dei governi e delle istituzioni internazionali”, ha osservato Fabio Petito, docente di religioni e affari internazionali all’Università di Sussex. A tracciare un bilancio positivo dell’incontro, con il Sir, al termine dei lavori, lo stesso Borge, che ha espresso soddisfazione per una “discussione ottima” e ha registrato “un desiderio genuino di contribuire, partecipare e capire come affrontare sfide così fondamentali. Da anni ci sono dialoghi nel Consiglio d’Europa con gruppi e comunità religiose, nel quadro degli scambi interculturali e interreligiosi. Ma il confronto con i leader religiosi deve avere seguito; lo desidera il Consiglio, ma lo hanno chiesto anche tanti interventi a Berlino”.
Dignità umana, solidarietà. “Ci sono stati tanti spunti interessanti”, secondo il segretario generale della Commissione degli episcopati dell’Unione europea Manuel Barrios Prieto. Al Sir ne segnala due in particolare: “Bisogna prendere atto di una caratteristica sostanziale del dialogo interreligioso, cioè che non ha in sé l’obiettivo di fortificare la democrazia, ma può avere come esito il rafforzamento di valori che sono fondamentali per la democrazia, come il rispetto dell’altro e il riconoscimento dell’alterità”. Altro è il dialogo tra comunità e leader religiosi e autorità e istituzioni civili, che però va reso più strutturato, secondo Prieto. Previsto nei trattati fondamentali dell’Unione europea, sarebbe benefico anche per il Consiglio d’Europa “un dialogo regolare, costante, non solo quando le cose vanno male”. Un secondo elemento interessante della giornata berlinese riguarda il contributo delle religioni alla democrazia oggi: “possono dare un supporto alla democrazia dando nuova profondità ai valori fondamentali e fondativi della democrazia, come la dignità umana, la solidarietà, il rispetto dell’altro, valori che oggi sono messi in discussione”.