La parola di una giovane e di un vescovo. “Da Marsiglia, una profezia di fraternità e speranza per il Mediterraneo”

A tracciare un primissimo bilancio degli Incontri del Mediterraneo a Papa Francesco sono una giovane italiana e un vescovo. In questi giorni, hanno discusso – insieme e separatamente – su migrazioni, pace, cambiamenti climatici, educazione. Hanno ascoltato interventi e testimonianze. “Il Mediterraneo ha bisogno di fraternità e di spargerla ovunque, perché questo mare non è diventato solo un cimitero. È una vera e propria scena di crimini contro l’umanità”, dice la giovane italiana Maria Serena Bonazzi Del Poggetto. E mons. Arjan Dodaj, arcivescovo di Tirana, aggiunge: “L’esperienza degli incontri del Mediterraneo è profetica perché permettendo un incontro tra vescovi e giovani, fa nascere una speranza”

(Foto Vatican Media/SIR)

(da Marsiglia) “Il Mediterraneo ha bisogno di fraternità e di spargerla ovunque, perché questo mare non è diventato solo un cimitero. È una vera e propria scena di crimini contro l’umanità”. Maria Serena Bonazzi Del Poggetto, della Comunità Papa Giovanni XXIII, traccia in questi termini le prime conclusioni degli Incontri del Mediterraneo che dal 17 al 23 settembre hanno riunito a Marsiglia 70 giovani di 25 Paesi e altrettanti vescovi. Provengono dalle cinque sponde del Mediterraneo: Nord Africa, Medio Oriente, Mar Nero, Balcani ed Europa Latina. I giovani sono studenti e giovani professionisti, di tutte le confessioni e religioni. Ci sono ebrei e musulmani, cattolici e ortodossi. Sono stati invitati a venire a lavorare per una settimana a Marsiglia, per aiutare i vescovi ad affinare la loro analisi della situazione e a esaminare le iniziative concrete da prendere. In questi giorni, hanno discusso – insieme e separatamente – su migrazioni, pace, cambiamenti climatici, educazione. Hanno ascoltato interventi e testimonianze. Hanno accolto anche le analisi di esperti come la presidente della Banca Centrale Europea, Marie Christine Lagarde. Hanno visitato i luoghi simbolo di questa città di porto, crocevia di popoli e culture.

Parlando a Papa Francesco, Maria Serena racconta la sua storia. Italiana, vive da due anni in Grecia con la Comunità Papa Giovanni XXIII. Prima a Lesbo e ora ad Atene dove in una casa famiglia operatori e persone migranti condividono la vita insieme. “Non siamo professionisti”, dice, “quello che cerchiamo di fare è offrire all’altro quello che siamo. Siamo tutti poveri e tutti abbiamo bisogno degli altri per condividere ciò che siamo, semplicemente accogliendoci a vicenda. Come lei ha detto Santo Padre nella sua visita all’isola di Lesbo respingere i poveri significa respingere la pace”. “Quando chiudiamo le porte, quando costruiamo i muri, respingiamo non solo i nostri fratelli ma anche Dio”. “In questi giorni vescovi e giovani hanno lavorato insieme. Sebbene provenienti ciascuno da contesti diversi, ho assistito ad un piccolo miracolo”, confida Maria Serena: “oltre a lavorare ed elaborare proposte si è costruita fraternità, una fraternità che tocca le 5 sponde del Mediterraneo”. A Marsiglia, vescovi e giovani hanno parlato dei migranti morti in mare e del diritto di “restare e di partire”, delle inondazioni che hanno messo in ginocchio Paesi come la Grecia e la Libia. Hanno espresso parole piene di compassione per i Paesi che stanno affrontando le tragedie delle guerre e dei disastri naturali: Marocco, Tunisia, Iraq, Siria, Turchia, Ucraina, Armenia, solo per citarne alcuni. Nonostante i problemi siano gravi, Maria Serena invita a non perdere la speranza perché, dice, ci sono tanti segni che vanno anche in questa direzione e “questa assemblea di vescovi e giovani insieme sono un esempio di questa speranza. Non dobbiamo avere paura”, “perché solo se si ha speranza, si è spinti ad incontrarsi, a dialogare e impegnarsi concretamente”.

Subito dopo la giovane italiana, ha preso la parola mons. Arjan Dodaj, arcivescovo di Tirana-Durazzo. “Di queste giornate – dice – conservo la certezza di uno sguardo positivo, gioioso e carico di speranza sulla realtà che ci rende testimoni credibili dello stile di Dio: vicinanza fraterna, compassione umana e tenerezza profetica. L’esperienza degli incontri del Mediterraneo è profetica perché permettendo un incontro tra vescovi e giovani, fa nascere una speranza”. “Ancora oggi nel Mediterraneo – osserva l’arcivescovo – ci sono tante persone che vivono situazioni difficili, ci sono tante distanze, quelle affrontate dai nostri fratelli migranti e quelle che segnano il vissuto dei nostri popoli dal punto di vista sociale ed economico. I migranti portano con loro non solo tante prove, sofferenze e violenze subite ma sono soprattutto portatori della grande speranza che custodiscono nel loro cuore e dona loro il coraggio di affrontare tanti sacrifici e barriere”. Ma ci sono anche “distanze positive legate alla ricchezza della diversità culturale e spirituale dei nostri popoli. In questi giorni a Marsiglia come chiese e credenti del Mediterraneo lo abbiamo vissuto”.

“Qui abbiamo sperimentato che la diversità in quanto ricchezza produce ricchezza, accorcia le distanze negative e alimenta la fraternità”.

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