
Scegliere di vivere un’esperienza comunitaria a 22 anni, o a volte anche prima, non è da tutti. Specie in un Paese come l’Italia, in cui i giovani stentano a lasciare la casa dei genitori prima dei 30 anni a causa degli alti costi delle abitazioni o della disoccupazione. Da dieci anni, l’iniziativa Koinoikia a Roma risponde al bisogno di indipendenza dei ragazzi, mettendoli nella condizione di avere un appartamento di cui pagano le spese e un affitto calmierato, insieme a coetanei con cui compiere un pezzo di strada insieme. Dall’intuizione, avuta in un momento di preghiera da don Alessandro Di Medio, parroco di San Francesco Saverio nel quartiere Garbatella, è nato un progetto replicato poi in nove case, in diversi quartieri della Capitale. “La proposta offre emancipazione dalle famiglie di origine e allo stesso tempo la possibilità di crescere e prendersi cura l’uno degli altri”, spiega il sacerdote, che già nel 2010 ha dato il via a un’altra iniziativa dedicata ai giovani: il percorso di discernimento spirituale Signa Veritatis. Molti dei ragazzi che hanno vissuto l’esperienza di Koinoikia hanno seguito gli incontri di don Alessandro.
“Quando avevo 19 anni ho iniziato il percorso nella mia zona, il Torrino”, ricorda Carlotta Leporelli, 27 anni, che da un anno e mezzo vive in una casa insieme ad altre ragazze. “Dopo la triennale in ingegneria meccanica sono andata a Milano, dove ho condiviso un appartamento con altre persone. Tornando a Roma e andando ad abitare in una casa di Koinoikia, mi sono resa conto della differenza. Qui è come vivere in una famiglia, si sta con persone che hanno il desiderio di condividere con te i momenti della vita e di crescere”. È infatti questo che rende diversa la convivenza nelle case coinvolte nel progetto: i ragazzi non si limitano a vivere sotto lo stesso tetto, ma hanno degli appuntamenti in cui mettono in comune pensieri, preghiera, allegria, dubbi e confidenze. Ogni casa ha un priore, un responsabile che fa da punto di riferimento per le esigenze degli altri. Uno di loro è Federico Cutrone, 29 anni, musicista. “A 21 anni – ricorda – ho capito che dovevo lasciare la facoltà di economia per studiare musica. Nel frattempo, ho iniziato a lavorare in Sophia, la cooperativa sociale nata dal percorso Signa Veritatis, che avevo cominciato al liceo. Sono andato a vivere in una casa di Koinoikia in un ex asilo delle suore della Garbatella”. Tutti i ragazzi studiano e lavorano per mantenersi, ma alcuni di loro, dal 2019, vivono nella canonica della parrocchia di don Alessandro, ricambiando l’ospitalità con servizi di accoglienza. “C’è chi, pur frequentando medicina, andava a lavorare nei call center, arricchendosi di esperienze che si sono rivelate preziosissime per la propria vita”, commenta il sacerdote, sottolineando il desiderio di ciascuno di crescere negli affetti e nella capacità di emancipazione. La condivisione con gli altri ha dei risvolti anche una volta lasciata la casa: “Le persone abituate per anni a fare esperienza di comunità – commenta don Alessandro – trovano benefici nella dimensione familiare. La loro esperienza è come un momento di gestazione che porta a successive fasi della vita. Negli ultimi due anni, il progetto Koinoikia è stato molto apprezzato e ora accoglie anche persone con fragilità, con risultati bellissimi. Anche il quartiere ha iniziato a conoscere l’iniziativa e ad apprezzarla”.
- (Foto SIR)
- (Foto SIR)
Una delle ragazze, Francesca Melia, 28 anni, che ha vissuto quattro anni in diverse case prima di sposarsi, ricorda con piacere tutti i momenti insieme alle coetanee: “Una volta al mese c’è un’agape, una riunione con gli altri ospiti di tutti gli appartamenti”, che a Roma si trovano nei quartieri di Mostacciano, Torrino e Garbatella. “Le altre amiche del liceo – racconta Francesca – hanno visto in me un cambiamento positivo, anche se loro non farebbero la stessa scelta”. C’è anche chi, come Roberto Pasta, 24 anni, ha lasciato Bergamo e un lavoro sicuro nell’azienda di famiglia per entrare in una casa di Koinoikia. “Mi mancava qualcosa – osserva –, il gusto della vita. Poi un amico mi ha fatto conoscere il percorso Signa Veritatis con don Davide, nostro ex insegnante di religione. Un anno e mezzo fa ho deciso di venire a Roma e ho lasciato informatica. Ora studio per diventare psicologo e lavoro nella cooperativa Sophia. Credo che stia sbocciando qualcosa in me”. I momenti difficili ci sono per tutti, così come la voglia di stare da soli o i dubbi sulla scelta fatta: “Una volta a settimana – spiega Roberto – torniamo sul motivo che ci ha portato a entrare in Koinoikia. Da ottobre vivo nella ‘Casa Omega’, cioè la casa nella parrocchia, chiamata così perché siamo gli ultimi. Ci sentiamo al servizio degli altri: gli anziani o i disabili del quartiere”.