
Ho conosciuto Chiara quando ero bambina, all’interno della Comunità Cuore di Gesù del Rinnovamento nello Spirito. Qui lo spazio dedicato ai bambini era quello del gruppo di preghiera dei piccoli, dove la fede veniva vissuta con semplicità e autenticità. È stato un tempo in cui con certezza ho sperimentato e incontrato Dio, grazie a queste piccole sorelle e fratelli e alla comunità che ci accompagnava.
Nell’adolescenza le strade si dividono e ci perdiamo di vista. Nel 2011 incontro Elisa, la sorella di Chiara, proprio ad Assisi, e abbiamo avuto modo di raccontarci. In quel periodo storico, stavo vivendo una profondissima ribellione verso Dio e nel mio cuore ormai pensavo che il Signore non era buono, che con me aveva sbagliato e di certo non era un Padre. Rimanevo nella Chiesa, ma il cuore era lontano. Quando Elisa mi ha mandato il messaggio che Chiara era salita in cielo e che pochi giorni dopo si teneva il funerale, ho iniziato a sentire che quel cuore indurito nella rabbia cominciava a sgretolarsi. Al funerale si percepiva letteralmente che c’era qualcosa di diverso. La folla era tanta, la chiesa piena, c’erano diverse emittenti televisive fuori.
La mia esperienza è stata quella di vivere una trasfigurazione: il tempo sembrava dilatato, non se ne sentiva il peso ma solo un’immersione nella letizia, io personalmente ero stupita e ci sono stati due momenti chiari e netti che hanno fatto di quel giorno “un prima e un dopo”. Il primo è durante la messa, quando mi sono detta:
“Cavolo, Chiara è nella bara ma è più viva di me”.
Non si è vivi perché si respira, ma lo si è perché si sta nell’amore. Era una sensazione netta, certa, concreta. I santi sono santi non perché sono bravi, ma perché sono vivi, anche dopo la morte, perché ancora operano in virtù dell’amore a cui sono ormai totalmente uniti. Uscendo dalla Chiesa, è stato per me un secondo momento molto chiaro, forse il più decisivo, in cui un altro pensiero mi ha attraversata:
“Cavolo! Ma allora è tutto vero. Il paradiso esiste e, se è vero questo, allora è vero anche quello che dice la Bibbia, quello che dice la Chiesa”.
Non si trattava solo di un pensiero, lì quel giorno, in quella storia, i miei occhi avevano visto, e non potevano più fraintendere, non potevano più avere dubbi.
Da quel giorno, tutta la mia storia la potevo rileggere in modo diverso: Dio non si era sbagliato con me, Dio era veramente un Padre, ed era veramente buono. Tutta la rabbia si trasformava in zelo, l’odio in amore, la paura in fede. So che la nostra umanità è fragilissima, la nostra mente delicata e facilmente labile, ma una certezza ce l’ho:
quel giorno io ho visto che il paradiso esiste e questo nessuno mai potrà togliermelo.
È indiscutibile, non accadeva dentro di me, accadeva fuori ed era qualcosa che ricevevo, che mi veniva donato.