La Venerabile Enrichetta Beltrame Quattrocchi: annuncio profetico di un cristianesimo “incompiuto”

Un anniversario che cade e segna in maniera particolare l'anno dedicato alla preghiera, voluto da Papa Francesco. Per la venerabile Enrichetta Beltrame Quattrocchi, nata il 6 aprile 1914, la preghiera è stata infatti il fondamento insostituibile della sua vita cristiana. E se il 2024, per volontà del Pontefice, si offre come occasione privilegiata in cui fare esperienza di una “scuola della preghiera”, la venerabile Enrichetta ne è una testimonianza eloquente tanto, grazie proprio alla preghiera, ha lasciato agire lo Spirito Santo nella sua vita, unita a Gesù in piena adesione alla volontà di Dio Padre.

Un anniversario che cade e segna in maniera particolare l’anno dedicato alla preghiera, voluto da Papa Francesco. Per la venerabile Enrichetta Beltrame Quattrocchi, nata il 6 aprile 1914, la preghiera è stata infatti il fondamento insostituibile della sua vita cristiana. E se il 2024, per volontà del Pontefice, si offre come occasione privilegiata in cui fare esperienza di una “scuola della preghiera”, la venerabile Enrichetta ne è una testimonianza eloquente tanto, grazie proprio alla preghiera, ha lasciato agire lo Spirito Santo nella sua vita, unita a Gesù in piena adesione alla volontà di Dio Padre. Lo Spirito Santo è stato il suo Maestro interiore indicandole la strada da percorrere, inserendola sempre più profondamente in quell’abbandono filiale in cui ha scoperto la bellezza di affidarsi al Signore con umiltà e con gioia. “Tutta la sua vita – scriveva di lei il Cardinale Crescenzio Sepe – è stata preghiera di lode, di adorazione, di silenzio, di stupore, di meraviglia, di supplica, di intercessione, di ringraziamento, di donazione-immolazione. Donna assolutamente fuori dall’ordinario per radicalità di fede ed eccezionalità di impegno”. In molti la ricordano ogni mattina, raccolta, con il suo Messalino per la meditazione delle letture quotidiane, nella cappellina della sua casa sia Roma che a Serravalle di Bibbiena, per prepararsi alla celebrazione della santa messa.

E poi il raccoglimento, la devozione nella celebrazione delle lodi mattutine e della santa messa, al termine della quale, il suo lungo intrattenersi per ringraziare il Signore Gesù. Un’evangelizzazione nel segno della preghiera, quella della Venerabile, frutto della pienezza di vita interiore, non della pressione del voler fare che, se non animata da una incessante preghiera, rischia di cadere in un attivismo sterile e vuoto che non tocca l’anima con la “Buona Notizia”. In un mondo dominato dalla cultura dell’avere e dell’efficienza, la vita di questa donna, ci ricorda sempre l’importanza della perseveranza nel pregare la Parola e soprattutto nel testimoniarla, perché forte è la tentazione di trovarsi a vivere la fede con un sottile senso di rinuncia, persuasi che il Vangelo non sia più ascoltato e che non valga più la pena impegnarsi per annunciarlo. La Venerabile comprese, grazie alla preghiera, che poteva servire e amare il Signore nella vita domestica, in famiglia, inaugurando così una vocazione “nuova”, non catalogabile negli schemi tradizionali della Chiesa, servendo Dio nella gioia e nella gratitudine.

In questo senso, la vita della Venerabile è stato l’annuncio profetico di un cristianesimo abitato dall’inquietudine e non dal possesso della cattolicità, un desiderio di pienezza che è il dono di un’incompiutezza che spinge in un continuo superamento per andare verso l’alto, l’altro e il mondo. Enrichetta non ha fatto altro che fare ciò che un cristiano è chiamato a fare: cercare Dio, ascoltare la sua Parola.

La preghiera è stata la sua risposta alla chiamata di Gesù, sfociata nella liturgia, nel ringraziamento e nella lode, nel vivere l’amore fraterno e la solidarietà con chi era nel bisogno. La sua missione cristiana è stata un continuo sintonizzarsi con il desiderio divino di vita e di storia testimoniato da Gesù Cristo, restandogli fedele anche quando le condizioni del mondo lo rendevano implicito, invisibile, marginale, insignificante e irrilevante. Enrichetta ci ha mostrato come radicarci in Dio, anche nel deserto, ci ha invitato ad abitare quello spazio, a volte scomodo, scommettendo di nuovo sulle relazioni con Dio e con l’umanità, con un mondo tanto amato da essere raggiunto dalla grazia continuamente. È in questo senso che la narrazione della vita di Enrichetta, abitata dalla promessa divina, va nuovamente raccontata, in questo tempo e in questa storia, perché è stata capace di testimoniare una libertà profonda, rimanendo fedele alla Parola più autentica di un Dio che non solo ha assunto la vita umana come spazio di rivelazione ma che ci ha anche abilitato alla cura dell’altro in questo mondo da Lui tanto amato.

(*) postulatore delle Cause dei Santi

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