L’insegnamento della religione cattolica è patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte

È particolarmente significativo l’alto numero di adolescenti che scelgono l’Irc: generalmente non frequentano le parrocchie o i gruppi ecclesiali, ma non rinunciano a questo spazio libero di approfondimento e di confronto dentro la scuola. Inoltre, l’Irc è frequentata da alunni provenienti da altri Paesi, da contesti culturali e religiosi diversi dal nostro, a riprova del fatto che non si tratta di un’ora “dei cattolici”, ma di tutti coloro che desiderano conoscere il fatto religioso e accostarsi ad esso con curiosità, voglia di apprendere e spirito critico

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

L’insegnamento della religione cattolica nella scuola è un’opportunità di formazione culturale e umana che piace alle famiglie e che coinvolge la stragrande maggioranza degli alunni, che liberamente lo scelgono.
Lo conferma la rilevazione sui dati degli avvalentesi che ogni anno la Cei conduce, con la collaborazione delle diocesi, e che vede un totale di avvalentesi pari all’84,05%, con una diminuzione dello 0,39% rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, nelle scuole dell’infanzia si avvale l’87,69% degli alunni, nelle primarie l’88,13%, nella secondaria di I grado l’85,15% e nella secondaria di II grado il 78,03%.
Fermandosi su questi ultimi, è particolarmente significativo l’alto numero di adolescenti che scelgono l’Irc: generalmente non frequentano le parrocchie o i gruppi ecclesiali, ma non rinunciano a questo spazio libero di approfondimento e di confronto dentro la scuola.
Inoltre, l’Irc è frequentata da alunni provenienti da altri Paesi, da contesti culturali e religiosi diversi dal nostro, a riprova del fatto che non si tratta di un’ora “dei cattolici”, ma di tutti coloro che desiderano conoscere il fatto religioso e accostarsi ad esso con curiosità, voglia di apprendere e spirito critico. Come ricordava il ministro Giuseppe Valditara qualche giorno fa, l’insegnamento della religione spinge ad “andare alle radici della nostra civiltà”, costituendo un’occasione di “confronto e dialogo su principi etici e morali che da sempre accompagnano le civiltà nel loro cammino”.

L’Irc è patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte. Un esempio di quelle alleanze educative oggi tanto invocate. È uno spazio di libertà in cui i giovani si sentono ascoltati e in cui affrontano temi che altrimenti non avrebbero la possibilità di approfondire.

Una bella esperienza portata avanti nei mesi scorsi e presentata presso il Museo ebraico di Ferrara è quella delle schede sull’ebraismo per i libri di testo e la didattica dell’Irc che la Conferenza episcopale italiana e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane hanno elaborato insieme e che costituiscono anche la base per la formazione degli insegnanti di religione su temi così rilevanti oggi. L’Irc, infatti, permette di conoscere le principali tradizioni religiose e offre un contributo anche alla lotta contro l’antisemitismo e ogni forma di pregiudizio e intolleranza.
A proposito degli insegnanti, è a loro che si deve questo alto gradimento, segno di una qualità educativa e didattica che va riconosciuta. Sono infatti “educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare” (card. Matteo Zuppi). Il prossimo concorso per l’assunzione in ruolo di migliaia di docenti, come previsto dalla legge, va nella direzione giusta di dare stabilità a chi si spende con competenza e passione per la crescita dei nostri ragazzi.

(*) responsabile del Servizio nazionale per l’Irc

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