Francesco d’Assisi, l’uomo nella sinfonia del creato

Il Poverello di Assisi parla ancora oggi con la sua vita alla nostra storia. L’esperienza di Francesco è attuale e può aiutare molti a ripensare oggi la propria vita, soprattutto perché l’individuo, rivendicando spesso i diritti e non rispettando i doveri, fa coincidere tutto il mondo con se stesso: tutto parte da sé e tutto finisce con sé. Occorre una seria riflessione, per aprire nuovi processi formativi che permettono lo sviluppo integrale della persona, come ha fatto Francesco.

Dio, che si manifesta in ogni vivente, ha rivelato in Francesco di Assisi la bellezza dell’incarnazione abitata dallo Spirito.
Il Poverello di Assisi parla ancora oggi con la sua vita alla nostra storia. Adolescente, si sente il centro dell’universo, esibisce comportamenti e atteggiamenti di grandiosità e di onnipotenza, idealizza ciò che lo conferma. Non rispetta le regole, anche perché i genitori non lo hanno aiutato ad osservarle. Il suo io diviene il principio e il fine della sua esistenza, vive come se Dio e gli altri non esistessero.
Uno stile di vita incarnato da Francesco fino a quando” la mano del Signore si posò su di lui e la destra dell’Altissimo lo trasformò, perché, per mezzo suo, i peccatori ritrovassero la speranza di rivivere alla grazia, e restasse per tutti un esempio di conversione a Dio” (1Cel 321).
Condotto dallo Spirito, si reca nella chiesetta di S. Damiano per pregare. Nell’immagine di Cristo crocifisso dipinto che muove le labbra e lo chiama per nome, incontra il volto umano di Dio che gli chiede di andare a riparare la sua casa che è tutta in rovina (cfr. 2Cel 593). Pieno di stupore Francesco decide di dare una svolta radicale alla sua vita, imprimendo ad essa una nuova direzione.Identificandosi con Cristo povero e crocifisso, scorge il suo volto nei poveri e, liberandosi di tutto, coniuga fattivamente la fede con la vita, traducendo alla lettera il Vangelo nel quotidiano.
Nell’incontro con il Crocifisso povero impara ad accogliere se stesso e gli altri, in particolare i lebbrosi, gli scartati del suo tempo, verso i quali provava un’istintiva ripugnanza. Smettendo di adorare se stesso, supera la distanza dagli altri, come difesa, e sceglie di far parte del mondo degli esclusi, di essere povero come e tra i poveri.
Vive “senza nulla di proprio” e, libero di ogni impedimento, si dedica alla cura di ogni relazione. Consegnandosi a Cristo, struttura la sua esistenza nel suo amore e da Lui impara ad essere dono a chi incontra senza condizioni o scelta di persone, rendendo visibile la prossimità del Signore all’umanità.
L’esperienza di Francesco è attuale e può aiutare molti a ripensare oggi la propria vita, soprattutto perché l’individuo, rivendicando spesso i diritti e non rispettando i doveri, fa coincidere tutto il mondo con se stesso: tutto parte da sé e tutto finisce con sé.
Occorre una seria riflessione, per aprire nuovi processi formativi che permettono lo sviluppo integrale della persona, come ha fatto Francesco. Egli, scoprendo il senso della sua esistenza in Cristo povero e crocifisso, compie il salto nell’adultità, imprimendo nella sua vita una prospettiva diversa. Lasciandosi amare e plasmare dal Crocifisso spoglio di tutto, riconosce la sua presenza in ogni creatura e porta, perciò, il suo amore ovunque.
Francesco che compone il Cantico di Frate Sole (FF 263) in un momento di forti sofferenze fisiche e di sensazione del fallimento, canta con la lauda la riconciliazione universale. Unificandosi in Cristo povero e crocifisso, scopre nel suo amore che tutte le creature, armonicamente connesse, sono dono di Dio, impronta della sua presenza. Il Poverello di Assisi “ridondava di spirito di carità, assumendo viscere di misericordia non solo verso gli uomini provati dal bisogno, ma anche verso gli animali bruti senza favella, i rettili, gli uccelli e tutte le creature sensibili e insensibili” (1Cel 455).
S. Giovanni Paolo II, proclamando S. Francesco patrono dei cultori dell’ecologia, sollecita gli uomini e le donne del nostro tempo a salvaguardare il creato, in quanto espressione dell’amore di Dio per l’umanità, luogo dove tutte le fedi si possono incontrare.
È tempo, però, di cogliere oggi il messaggio autentico di S. Francesco, per non incorrere in sbilanciamenti che portano a difendere tutte le creature, estromettendo nello stesso tempo dall’elenco la cura degli esseri umani. Se muoiono degli anziani dimenticati nella solitudine o dei bambini per fame, la notizia viene comunicata a volte con poche battute e velocemente esce dal circolo mediatico dell’informazione. Al contrario, se si trovano degli animali domestici soli per strada, la notizia non fatica ad occupare le prime pagine o i primi titoli di tutte le testate; si indaga alla ricerca dei proprietari; si prova a trovare benefattori pronti ad adottare ecc. Ma non solo.
Oggi si spendono tanti soldi per curare la vita e l’estetica degli animali, cosa peraltro buona, purtroppo non avviene lo stesso per tante persone costrette a rimandare cure importanti, a volte vitali per se stessi e i loro cari, per non mancanza di risorse! Il paradosso: chi contesta gli esperimenti sugli animali, contemporaneamente, non pronuncia una parola per tutelare la vita umana dal concepimento alla fine naturale.
Come mettere gli uomini e le donne almeno sullo stesso piano di cura degli animali? Chi è oggi per noi l’essere umano? C’è forse qualcosa da rivisitare nella nostra vita?Nelle Fonti è scritto che la pietà del cuore aveva reso Francesco fratello di tutte le altre creature e che la carità di Cristo lo rendeva ancor più intensamente fratello di coloro che sono stati redenti dal sangue del Redentore. Egli non si riteneva amico di Cristo, se non curava con amore le anime da lui redente. Niente, diceva, si deve anteporre alla salvezza delle anime, e confermava l’affermazione soprattutto con questo argomento: l’Unigenito di Dio, per le anime, si era degnato di salire sulla croce (cfr. LegM 1168).
Francesco non esalta il creato in sé, ma aiuta a vedere la ragione della sua esistenza nel Creatore, individuando il posto che occupa nella vita e la sua funzione. La sua storia ci esorta a vivere ogni istante alla presenza di Dio. La relazione con il Signore ci permette di connetterci con tutto il creato senza confusione, nel rispetto di ogni essere vivente che, pur nella diversità sinfonica, fa contemplare la bellezza dell’Altissimo.

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