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Papa all’udienza: “Pensiamo ai bambini ucraini che non riescono a sorridere”

Papa Francesco ha concluso l'udienza di oggi con un appello per i bambini ucraini, travolti da una guerra "inumana". Al centro della catechesi, il rapporto con la Parola di Dio come "aiuto" per il discernimento

(Foto Vatican Media/SIR)

“Pensiamo ai tanti bambini dell’Ucraina che soffrono, soffrono tanto per questa guerra”. È l’appello pronunciato a braccio dal Papa, al termine dell’udienza di oggi in Aula Paolo Vi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “In questa festa del Dio che si fa bambino pensiamo ai bambini ucraini”, ha proseguito Francesco sempre a braccio: “Quando io li ho incontrati qui, la maggioranza non riesce a sorridere, e quando un bambino perde la capacità di sorridere è grave. Questi bambini portano su di sé la tragedia di quella guerra che è così inumana, così dura. Pensiamo al popolo ucraino, in questo Natale: senza luce, senza riscaldamento, senza le cose principali per sopravvivere. E preghiamo il Signore perché gli porti la pace il più presto possibile”.

Al centro della catechesi, il rapporto con la Parola di Dio come “aiuto” per il discernimento. “La voce di Dio non si impone, è discreta, rispettosa, e proprio per questo pacificante”, ha esordito Francesco.” E solo nella pace possiamo entrare nel profondo di noi stessi e riconoscere i desideri autentici che il Signore ha messo nel nostro cuore”. Per il credente, ha ricordato il Papa, “la Parola di Dio non è semplicemente un testo da leggere, è una presenza viva, opera dello Spirito Santo che conforta, istruisce, dà luce, forza, ristoro e gusto di vivere.

È un vero anticipo di paradiso.

Lo aveva ben compreso un grande santo e pastore, Ambrogio, che scriveva: ‘Quando leggo la Divina Scrittura, Dio torna a passeggiare nel paradiso terrestre’”. La Bibbia ci aiuta “a leggere ciò che si muove nel cuore, imparando a riconoscere la voce di Dio e a distinguerla da altre voci, che sembrano imporsi alla nostra attenzione, ma che ci lasciano alla fine confusi”, ha proseguito Francesco: “La Bibbia ci avverte che la voce di Dio risuona nella calma, nell’attenzione, nel silenzio”, ha aggiunto a proposito di questo “rapporto affettivo” con la Scrittura, che “ci porta a vivere una relazione affettiva con il Signore Gesù”. “Molte volte possiamo avere un’idea distorta di Dio, considerandolo come un giudice arcigno, severo, pronto a coglierci in fallo”, il monito del Papa: “Gesù, al contrario, ci rivela un Dio pieno di compassione e di tenerezza, pronto a sacrificare sé stesso pur di venirci incontro, proprio come il padre della parabola del figlio prodigo”.

 “La parola di Dio ti tocca il cuore, ti cambia la vita”,

ha garantito Francesco: “L’ho visto tante volte, perché Dio non vuole distruggerci, vuole che siamo più forti, più buoni ogni giorno”, ha testimoniato: “La Parola di Dio sempre ti fa guardare da un’atra parte: “c’è una croce, ma c’è una speranza, c’è la resurrezione. La Parola di Dio ti apre tutte le porte perché lui è la porta”. “Prendiamo il Vangelo, leggiamo la Bibbia, prendiamola in mano cinque minuti al giorno”, l’invito a braccio:

“Portate un Vangelo tascabile con voi nella borsa e leggetene durante la giornata un pezzettino: fate questo, vedrete come cambierà la vostra vita con la vicinanza alla Parola di Dio”.

“È molto bello pensare alla vita con il Signore come una relazione di amicizia che cresce giorno dopo giorno”, ha commentato Francesco: “L’amicizia con Dio è la strada: Dio ci ama, ci vuole amici. L’amicizia con Dio ha la capacità di cambiare il cuore; è uno dei grandi doni dello Spirito Santo, la pietà, che ci rende capaci di riconoscere la paternità di Dio. Abbiamo un Padre tenero, affettuoso, che ci ama, che ci ha amato da sempre: quando se ne fa esperienza, il cuore si scioglie e cadono dubbi, paure, sensazione di indegnità. Nulla può opporsi a questo amore sull’incontro con Signore. E questo ci ricorda un altro grande aiuto, il dono dello Spirito Santo, presente in noi, che ci istruisce, rende viva la Parola di Dio che leggiamo, suggerisce significati nuovi, apre porte che sembravano chiuse, indica sentieri di vita là dove sembrava ci fossero solo buio e confusione”.

“Io domando: voi pregate lo Spirito Santo? Ma chi è, il grande sconosciuto?”,

ha chiesto il Papa ai presenti. “Noi preghiamo Il Padre, preghiamo Gesù, ma dimentichiamo lo Spirito”, la denuncia. “Una volta, facendo la catechesi ai bambini, ho fatto la domanda: ‘Chi di voi sa chi è lo Spirto Santo?’. ‘Il paralitico’, mi ha detto un bambino”, ha raccontato Francesco: “Tante volte per noi lo Spirito Santo è come se fosse una persona che non conta”, ha denunciato. “Lo Spirito Santo è quello che ti dà vita all’anima, fatelo entrare!”, l’esortazione del Papa: “Non ha niente di paralitico, è quello che porta avanti la Chiesa. Lo Spirito Santo è discernimento in azione, presenza di Dio in noi, è il dono, il regalo più grande che il Padre assicura a coloro che lo chiedono. E’ interessante portare la vita con lo Spirito Santo: lui ti cambia, ti fa crescere. Il discernimento ha lo scopo di riconoscere la salvezza operata dal Signore nella mia vita, mi ricorda che non sono mai solo e che, se sto lottando, è perché la posta in gioco è importante”.

“Lo Spirito Santo è sempre è con noi”,

ha assicurato il Papa: “Con questi aiuti, che il Signore ci dà, non dobbiamo temere. Andiamo avanti, con coraggio e con gioia”.

 

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