Inaugurata a Canale d’Agordo la rinnovata casa natale di Papa Giovanni Paolo I

La casa è il luogo degli affetti. E, per Albino Luciani, fu sempre un punto di riferimento. Lo ha raccontato Loris Serafini, direttore del Museo Albino Luciani (Musal) di Canale d’Agordo (Belluno), profondo conoscitore del “Papa del sorriso”. Lo hanno confermato i nipoti Roberto Petri (figlio della sorella di Albino, Antonia), e Pia e Amalia (figlie del fratello di Albino, Edoardo), aggiungendo anche che “quando Albino tornava a casa, chiedeva sempre se ci fossimo comportati bene”. È stato un susseguirsi di aneddoti, sabato 23 aprile, l’incontro nella parrocchiale di San Giovanni Battista, che ha preceduto l’inaugurazione della rinnovata casa natale di Papa Giovanni Paolo I

La casa è il luogo degli affetti. E, per Albino Luciani, fu sempre un punto di riferimento. “Anche da vescovo di Vittorio Veneto (1959-1970) prima, e da patriarca di Venezia (1970-1978) poi, tornava sempre nell’abitazione al civico 8 di via Rividella, dov’era nato il 17 ottobre 1912, e dove fu battezzato con grande urgenza dalla levatrice, perché in imminente pericolo di vita. Lo si poteva vedere nel poggiolo mentre leggeva il Vangelo guardando le Dolomiti. Venne per l’ultima volta il 29 giugno 1978, due mesi prima dell’elezione a Pontefice”. Lo ha raccontato Loris Serafini, direttore del Museo Albino Luciani (Musal) di Canale d’Agordo (Belluno), profondo conoscitore del “Papa del sorriso”. Lo hanno confermato i nipoti Roberto Petri (figlio della sorella di Albino, Antonia), e Pia e Amalia (figlie del fratello di Albino, Edoardo), aggiungendo anche che “quando Albino tornava a casa, chiedeva sempre se ci fossimo comportati bene”. È stato un susseguirsi di aneddoti, sabato 23 aprile, l’incontro nella parrocchiale di San Giovanni Battista, che ha preceduto l’inaugurazione della rinnovata casa natale di Papa Giovanni Paolo I.

Accolti all’ingresso dal parroco don Vito De Vido, c’erano tutti, dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia, al vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni, dal vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo, al postulatore della causa di beatificazione, il vittoriese cardinale Beniamino Stella. Proprio a lui si deve l’acquisto della casa dalla famiglia Luciani e la successiva donazione alla diocesi di Vittorio Veneto. Per questo gesto generoso, il sindaco Flavio Colcergnan, nonché presidente della Fondazione “Papa Luciani Onlus”, ha conferito al cardinale Stella la cittadinanza onoraria.
Il patriarca Moraglia ha sottolineato il legame profondo di Luciani con il Veneto, “dove era nato, dove è divenuto sacerdote, dove ha svolto per intero il suo servizio episcopale; e che poi, per 33 giorni, ha saputo parlare al mondo in modo così eloquente”.
Il cardinale Stella ha ricordato “che i genitori hanno plasmato il cuore del giovane Albino. Mamma Bortola, vera custode della sua fede, è sempre stata un faro per lui. Papà Giovanni Battista aveva simpatie per la socialdemocrazia, qualcuno ha detto anche per i socialisti. La sorella Antonia spiegò questa appartenenza dicendo che i socialisti erano gli unici a quel tempo ad occuparsi degli operai. Possiamo quindi dire che anche le istanze del padre erano istanze evangeliche”.
Infine, l’architetta Gloria Manera, direttrice dei lavori di restauro, ha raccontato come gli interventi abbiano inteso rinnovare la casa, senza però comprometterne l’atmosfera. A coordinare gli interventi, davanti ad un pubblico composto dai parenti, amici, devoti, rappresentanti delle comunità ecclesiastiche e civili, arrivati da tante località delle Dolomiti, è stato don Mirco Miotto, referente della diocesi di Vittorio per la casa natale, che ha anche letto i messaggi di auguri del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, del vescovo emerito di Belluno, Giuseppe Andrich, e del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.

Dalla parrocchiale i convenuti hanno raggiunto la casa, davanti alla quale si è svolta una breve cerimonia di benedizione, presieduta dal cardinale Stella, e lo svelamento della statua bronzea opera del maestro Carlo Balljana, regalata alla comunità dall’imprenditore Remo Mosole. Il Pontefice riceve dei fiori da una ragazzina: lo scultore trevigiano ha inteso ricordare così il miracolo attribuito a Giovanni Paolo I, ovvero la guarigione, per sua intercessione, di una giovanissima argentina; proprio il riconoscimento di tale vicenda ha aperto le porte alla beatificazione.

Al piano terra della casa si trovano gli attrezzi da lavoro di papà, che fu elettricista, fabbro, falegname. Di mamma Bortola resta la macchina da cucire. Di Albino ci sono le fasce in cui è stato avvolto alla nascita, e altri ricordi. Sono stati rinnovati l’impianto elettrico ed idraulico, rafforzati solai, balconi e tetto, restaurata la soffitta. Qui è stato allestito uno spazio-teatro, dove è possibile vedere il video della visita di san Giovanni Paolo II nell’agosto 1979, un anno dopo la morte del predecessore (28 settembre 1978).
Alla ristrutturazione hanno contribuito anche il Patriarcato di Venezia, la Conferenza episcopale italiana, il Comune di Canale d’Agordo e alcuni donatori privati, tra cui don Domenico Salvador, come riconoscenza personale per Papa Luciani.
“Con la statua nel giardino della casa natale si è concluso il ciclo delle opere materiali (parrocchiale museo, casa natale), il 4 settembre si completerà l’opera più grande, la beatificazione in piazza San Pietro, nella solenne cerimonia presieduta da Papa Francesco”, ha detto il sindaco Colcergnan.

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