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Papa all’udienza: “L’aggressione armata di questi giorni è un oltraggio a Dio”

Nella catechesi dell'udienza di oggi, dedicata alla Pasqua, Papa Francesco si è riferito a più riprese alla guerra in Ucraina, e ha citato una leggenda "sempre attuale": quella del Grande Inquisitore, inserita da Dostoevskij alla fine de "I fratelli Karamazov"

(Foto Vatican Media/SIR)

“La pace di Gesù non sovrasta gli altri, non è mai una pace armata, mai!”. Lo ha esclamato il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla Pasqua, si è riferito ancora una volta, a più riprese, alla guerra in Ucraina. “L’aggressione armata di questi giorni, come ogni guerra, rappresenta

un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo

del Signore della Pasqua, un preferire al suo volto mite quello del falso dio di questo mondo”, il monito per il conflitto in atto: “Sempre la guerra è un’azione umana per portare all’idolatria del potere”, l’aggiunta a braccio. “Gesù, prima della sua ultima Pasqua, disse ai suoi: ‘Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore’”, ha ricordato il Papa: “Sì, perché mentre il potere mondano lascia solo distruzione e morte – lo abbiamo visto in questo giorni – la sua pace edifica la storia, a partire dal cuore di ogni uomo che la accoglie”.

“Ecco l’inganno che si ripete nella storia, la tentazione di una pace falsa, basata sul potere, che poi conduce all’odio e al tradimento di Dio”,

il commento ad “un grande racconto di Dostoevskij”, la Leggenda del Grande Inquisitore, definita “sempre attuale”. “La pace che Gesù ci dà a Pasqua – ha spiegato Francesco – non è la pace che segue le strategie del mondo, il quale crede di ottenerla attraverso la forza, con le conquiste e con varie forme di imposizione”.

“Questa pace, in realtà, è solo un intervallo tra le guerre: lo sappiamo bene”, il riferimento all’oggi: “La pace del Signore segue la via della mitezza e della croce: è farsi carico degli altri”.

“Cristo, infatti, ha preso su di sé il nostro male, il nostro peccato e la nostra morte”, ha ricordato il Papa: “Così ci ha liberati. Lui ha pagato per noi. La sua pace non è frutto di qualche compromesso, ma nasce dal dono di sé. Questa pace mite e coraggiosa, però, è difficile da accogliere. La folla che osannava Gesù è la stessa che dopo pochi giorni grida ‘Crocifiggilo’ e, impaurita e delusa, non muove un dito per lui”. “Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, il perdono e l’amore gratuito al prossimo, l’amore a ogni prossimo”, ha sottolineato Francesco: “È così che si porta la pace di Dio nel mondo”.

“Mentre il potere mondano lascia solo distruzione e morte – lo abbiamo visto in questo giorni – la sua pace edifica la storia, a partire dal cuore di ogni uomo che la accoglie”.

“C’è un modo come il mondo ci dà la pace e un modo come Dio ci dà la pace, sono due modalità diverse”, ha spiegato il Papa a braccio: quella di Gesù non è “una Pasqua trionfale. L’unica cosa a cui tiene per preparare il suo ingresso a Gerusalemme è cavalcare ‘un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno’. Ecco come Cristo porta la pace nel mondo: attraverso la mansuetudine e la mitezza, simboleggiate da quel puledro legato, su cui nessuno era salito. Nessuno, perché il modo di fare di Dio è diverso da quello del mondo”. Pasqua, allora, è “la vera festa di Dio e dell’uomo, perché la pace, che Cristo ha conquistato sulla croce nel dono di sé, viene distribuita a noi”, ha affermato Francesco: “Perciò il Risorto, il giorno di Pasqua, appare ai discepoli e ripete: ‘Pace a voi!’: questo è il saluto di Cristo vincitore, di Cristo risorto”. “Pasqua significa passaggio”, ha concluso: “È, soprattutto quest’anno, l’occasione benedetta per passare dal dio mondano al Dio cristiano, dall’avidità che ci portiamo dentro alla carità che ci fa liberi, dall’attesa di una pace portata con la forza all’impegno di testimoniare concretamente la pace di Gesù. Mettiamoci davanti al Crocifisso, sorgente della nostra pace, e chiediamogli la pace del cuore e la pace nel mondo”.

 

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