Elevati agli altari il card. Stefan Wyszyński e Madre Elżbieta Róża Czacka, che “hanno permesso a Dio di compiere grandi cose”

Domenica 12 settembre a Varsavia il Prefetto della Congregazione per le cause dei santi cardinale Marcello Semeraro proclamerà beati due polacchi: il card. Stefan Wyszyński per ben 33 anni primate di Polonia e presidente dei vescovi polacchi nonché legato pontificio nella capitale polacca, e la Madre Elżbieta Róża Czacka, fondatrice della Congregazione di suore francescane ancelle della Croce. Entrambi, come scrivono in un messaggio pubblicato per l’occasione i vescovi della Polonia, “hanno permesso a Dio di compiere delle grandi cose poiché si erano aperti alla Grazia, seguendo con coraggio la propria vocazione di servire gli altri”.

Domenica 12 settembre a Varsavia il Prefetto della Congregazione per le cause dei santi cardinale Marcello Semeraro proclamerà beati due polacchi: il card. Stefan Wyszyński per ben 33 anni primate di Polonia e presidente dei vescovi polacchi nonché legato pontificio nella capitale polacca, e la Madre Elżbieta Róża Czacka, fondatrice della Congregazione di suore francescane ancelle della Croce. Entrambi, come scrivono in un messaggio pubblicato per l’occasione i vescovi della Polonia, “hanno permesso a Dio di compiere delle grandi cose poiché si erano aperti alla Grazia, seguendo con coraggio la propria vocazione di servire gli altri”.

Il card. Wyszyński (1901-1981) a coloro che seguono con attenzione le cronache della Chiesa di Roma è conosciuto come colui che, prima del conclave dell’ottobre 1978, dopo la morte di papa Albino Luciani-Giovanni Paolo I, avrebbe sussurrato all’orecchio del suo connazionale il card. Karol Wojtyła: “Se ti eleggono, non declinare”. Giovanni Paolo II di vent’anni più giovane di Wyszyński si era sempre considerato un suo allievo. La statura morale e cristiana del primate di Polonia, concordano gli studiosi “giocarono il ruolo decisivo per il mantenimento della fede dei polacchi”.In un Paese che durante la Seconda guerra mondiale (1939-45) aveva perso più di un quinto (22,2%) della popolazione (di cui metà di origine ebrea) e dopo la fine del conflitto, fu sottoposto ad un’altra dittatura totalitaria e programmaticamente atea, Wyszyński seppe risvegliare il tradizionale attaccamento ai valori cristiani. Ci riuscì, nonostante le autorità comuniste l’avessero costretto a tre anni di arresti domiciliari (settembre 1953-ottobre 1956) impedendogli qualsiasi contatto con il mondo esterno. Malgrado tutti i divieti del regime, il 26 agosto del 1956, al santuario mariano di Jasna Góra un milione di polacchi si radunarono e, nell’assoluto silenzio, assunsero come proprio il voto a Maria predisposto in isolamento da Wyszyński, e fatto pervenire a Częstochowa grazie alla dedizione e al coraggio di alcuni collaboratori segreti del cardinale. I polacchi promisero di difendere la vita umana sin dalla nascita, di mantenere le promesse matrimoniali, di difendere la dignità delle donne e di promuovere la tradizione cristiana. Il Primate lanciò quindi una grande novena di preghiera nazionale che per nove anni avrebbe dovuto preparare i fedeli al Millennio del cristianesimo in Polonia, celebrato poi nel 1966, a scapito di tutti i divieti ed espedienti vari imposti dalle autorità civili.

Pur di impedire le celebrazioni religiose, il regime si spinse perfino ad “arrestare” la copia dell’effigie della Madonna Nera, prima dell’anno del Millennio portata in pellegrinaggio attraverso tutta la Polonia. Wyszyński decise allora di non interrompere il viaggio dell’icona, e ordinò di portare in processione, al posto dell’immagine, solo una cornice vuota. Contrariamente alle previsioni dei funzionari del regime, convinti che sequestrando il quadro avrebbero fermato anche la preghiera, tale decisione del Primate rinsaldò ancora la devozione di fedeli. A Wyszyński poi, oltre la Chiesa in Polonia, il pontefice affidò in segreto anche i cattolici di rito bizantino e quelli latini sul territorio dell’Unione Sovietica, dove la fede poteva essere professata solo in clandestinità. Quando, nel maggio del 1981, il cardinale Wyszyński morì a Varsavia (pare dopo essersi congedato telefonicamente da Wojtyła) l’intera città, così come tutto il Paese, vissero i giorni di lutto con il senso di smarrimento profondo, aggravato ancora dall’attentato a Giovanni Paolo II compiuto da Ali Agca pochi giorni prima (13 maggio 1981). L’opera del card. Stefan Wyszyński “ha portato non solo alla rinascita della religiosità tra le masse popolari tradizionalmente attaccate alla Chiesa ma anche negli ambienti di intellighenzia in precedenza piuttosto lontani dalla fede”, scrivono i vescovi nel Messaggio sottolineando che grazie al Primate del Millennio la Chiesa polacca è diventata “un fenomeno non solo tra Paesi del socialismo reale ma perfino su scala europea”.

Insieme al primate Wyszyński, domenica prossima agli onori degli altari verrà elevata anche madre Elżbieta Róża Czacka (1876-1961), fondatrice di una Congregazione di suore che aiuta ed assiste le persone non vedenti, così come del primo centro specializzato per bambini e adulti affetti da deficit a Laski vicino Varsavia. Madre Czacka e il card. Wyszyński si conoscevano bene. Per alcuni anni, durante la guerra, il futuro Primate svolse le funzioni di cappellano del centro di Laski, ma i due rimasero in contatto fino alla morte della religiosa. Dopo, specialmente nei momenti difficili, il cardinale spesso veniva a pregare sulla sua tomba. M. Czacka aveva peso la vista da giovane a causa di una caduta da cavallo ma le sue condizioni si aggravarono ulteriormente durante i bombardamenti tedeschi di Varsavia. Nonostante ciò continuò a lavorare per aiutare gli altri, ancora meno fortunati di lei. Nei momenti liberi amava suonare il pianoforte. Tra le rovine della città distrutta dai missili, e messa a ferro e fuoco da nazisti, trovava anche la voglia e la pazienza di insegnare a strimpellare ai giovani. Così imparò a suonare anche mio padre che molti anni dopo mi raccontava di quelle lezioni tenute, per quanto possibile, regolarmente dalla religiosa in una casa semidistrutta al centro della capitale polacca. Dopo la fine della guerra M. Czacka proseguì il lavoro a Laski dove creò non solo una scuola e un centro di formazione professionale per le persone non vedenti ma dove si radunavano anche degli esponenti dell’élite intellettuale polacca, cristiani e non. La sua opera trova la continuazione anche al giorno d’oggi, nonostante le restrizioni sanitarie imposte da Covid 19, e che hanno costretto gli organizzatori delle celebrazioni di beatificazione a limitare il numero di partecipanti alla cerimonia presso il Tempio della Divina Provvidenza, recentemente sorto nel quartiere di Wilanów, al sud della capitale.

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