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Papa all’udienza: “aiutare il Libano con gesti concreti”

Papa Francesco ha concluso la prima udienza dopo la pausa estiva, in Aula Paolo VI, con un appello ad aiutare il Libano "con gesti concreti", e non soltanto a parole. "Con la verità del Vangelo non si può negoziare", il tema della catechesi, dedicata ancora una volta alla Lettera ai Galati.

foto SIR/Marco Calvarese

“Con la verità del Vangelo non si può negoziare. Non si scende a compromessi”, perché la fede “è salvezza, è incontro, è redenzione, non si vende a buon mercato”. Lo ha spiegato il Papa, che oggi ha ripreso le udienze del mercoledì in Aula Paolo VI, salutato dagli applausi dei fedeli al suo ingresso, all’inizio e alla fine della catechesi, infarcita di interventi a braccio. Al termine dell’udienza, un appello alla comunità internazionale, affinché aiuti il Libano “con gesti concreti”, e non soltanto a parole. A cominciare dalla conferenza in via di svolgimento promossa dalla Francia e dalle Nazioni Unite.

La situazione descritta all’inizio della Lettera ai Galati, ha osservato Francesco nella catechesi, “appare paradossale, perché tutti i soggetti in questione sembrano animati da buoni sentimenti”: “I Galati che danno ascolto ai nuovi missionari pensano che con la circoncisione potranno essere ancora più dediti alla volontà di Dio e quindi essere ancora più graditi a Paolo. I nemici di Paolo sembrano essere animati dalla fedeltà alla tradizione ricevuta dai padri e ritengono che la fede genuina consista nell’osservanza della legge. Davanti a questa somma fedeltà giustificano perfino le insinuazioni e i sospetti su Paolo, ritenuto poco ortodosso nei confronti della tradizione”.

“La novità del Vangelo è una novità radicale, non è una novità passeggera”, il monito del Papa: “Non ci sono vangeli alla moda, il Vangelo è sempre nuovo, è la novità”.

Ecco perché “è importante saper discernere”, come fa Paolo con i Galati,  nei confronti de quali utilizza “termini molto duri”: “Per due volte usa l’espressione ‘anatema’, che indica l’esigenza di tenere lontano dalla comunità ciò che minaccia le sue fondamenta. E questo nuovo vangelo minaccia le fondamenta della comunità”. “In questo labirinto di buone intenzioni è necessario districarsi”, la tesi di Francesco:

“Tante volte abbiamo visto nella storia, e anche vediamo oggi, qualche movimento che predica il Vangelo con una modalità propria, delle volte con carismi veri propri, ma poi esagera e riduce tutto il Vangelo al movimento”. “Ma questo non è il vangelo di Cristo”, l’obiezione: “È il vangelo del fondatore, della fondatrice, e  potrà aiutare all’inizio, ma alla fine non fa frutti con radice profonda. Per questo, la parola chiara e decisa di Paolo fu salutare per i Galati ed è salutare anche per noi. Il Vangelo è il dono di cristo a noi, è lui stesso a rivelarlo: è quello che ci dà vita”.

Il mestiere di Paolo, la sua vocazione, è annunciare:  “Si comprende quindi la tristezza, la delusione e perfino l’amara ironia dell’apostolo nei confronti dei Galati, che ai suoi occhi stanno prendendo una strada sbagliata, che li porterà a un punto di non ritorno”.

Il Vangelo, infatti, “è uno solo ed è quello che lui ha annunciato; un altro non può essere. È l’unico autentico, perché è quello di Gesù Cristo”.

“Davanti a un dono così grande che è stato fatto ai Galati, l’Apostolo non riesce a spiegarsi come mai essi stiano pensando di accogliere un altro vangelo”, ha commentato il Papa: “Forse più sofisticato, più intellettuale, ma un altro Vangelo. La predicazione compiuta dai nuovi missionari non può essere il Vangelo. Anzi, è un annuncio che stravolge il vero Vangelo perché impedisce di raggiungere la libertà acquisita venendo alla fede”. I Galati, in altre parole, “sono ancora ‘principianti’ e il loro disorientamento è comprensibile. Non conoscono ancora la complessità della legge mosaica e l’entusiasmo nell’abbracciare la fede in Cristo li spinge a dare ascolto ai nuovi predicatori, illudendosi che il loro messaggio sia complementare a quello di Paolo. E non è così. L’apostolo, però, non può rischiare che si creino compromessi su un terreno così decisivo”.

 

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