Lettera a Federica Cesarini e Valentina Rodini

Giochi olimpici di Tokyo. Chiediamo a don Gionatan De Marco a chi vorrebbe scrivere oggi la sua lettera. Oggi ho deciso di scrivere a Federica Cesarini e Valentina Rodini, perché ci hanno creduto sino alla fine nell’arrivare al fotofinish con una medaglia destinata a loro … Cosa vuoi scrivere, dunque?

(Foto ANSA/SIR)

“Carissime Federica e Valentina,
innanzitutto, grazie! Grazie perché avete permesso di risentire, dopo la vittoria di Vito Dell’Aquila, l’Inno di Mameli risuonare nei cieli di Tokyo! Grazie, perché ci avete creduto sino alla fine nell’arrivare al fotofinish con una medaglia destinata a voi! Grazie, perché avete inserito l’Italia nella cronotassi di vittorie in cui non era mai entrata. Grazie, perché – con la vostra vittoria – ci avete dato la possibilità di non passare indifferenti di fronte ai vostri volti e alle vostre storie!

Se oggi prendo carta e penna per scrivervi, non è solo per aggiungermi a tutti quelli che vi hanno fatto giungere i complimenti e gli auguri, ma è soprattutto per cercare di cogliere dalla vostra esperienza qualche frammento di saggezza che permetta a me e a chi ci legge di ricalibrare le scelte feriali per poter far esperienza di qualcosa di straordinariamente inedito che, prima o poi, raggiunge tutti.

Salire in barca. È l’input che ci date. Per ognuno di noi c’è una barca su cui salire! È la barca dove la vita attende di prendere il largo. È la barca progettata su misura per le nostre altezze e grandezze. È la barca che si fa progetto, scommessa… per un viaggio che attende protagonisti all’altezza della meta, capaci di leggere il cielo per rintracciare tra le costellazioni la propria via.
Remare insieme. È il segreto che ci suggerite. A noi che ci alleniamo giorno e notte per divenire campioni di fughe solitarie, suggerite la necessità di crociere conviviali, sulle cui rotte far crescere l’empatia e la simpatia, la prossimità e l’amicizia.

Remare a ritmo. È la regola che ci dettate. Imparare ad andare a ritmo l’uno dell’altro. Imparare ad andare a ritmo di musica, quella musica che apre orizzonti e svela paesaggi mozzafiato verso cui portare la vita, sui le cui sponde attraccare per visite animate di quella vita che porta i segni dell’altro mondo.

Sorprendersi e sorprendere. È la promessa che ci consegnate. È ciò che avete vissuto quando qualcuno dal molo vi urlava che eravate arrivate prima… sorprese dalla vostra stessa impresa! È ciò che avete fatto vivere alla cronaca sportiva, impreparata a lanciare la notizia del vostro oro, mai arrivato prima! Ma sono le sorprese a rendere ciò che siamo e ciò che viviamo un capolavoro, in cui dare il massimo! E, soprattutto, dare sempre il meglio!”.

(*) direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport – cappellano della squadra italiana

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