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Ddl Zan. Card. Bassetti: “Ci auguriamo una riformulazione del testo”

Il card. Bassetti ribadisce la posizione della Cei sul ddl Zan, in calendario il 13 luglio al Senato - "accoglienza, dialogo aperto e non pregiudiziale" - tornando a chiedere "una riformulazione del testo". Piena sintonia con la posizione della Santa Sede e con il magistero di Papa Francesco

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Ci auguriamo una riformulazione del testo”. È l’auspicio espresso dal card. Gualtiero Bassettti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, in merito al ddl Zan, su cui il 13 luglio è atteso il voto del Senato. “Accoglienza, dialogo aperto e non pregiudiziale”, la linea dei vescovi italiani, in piena sintonia con la Santa Sede e con il magistero di Papa Francesco.

“La Nota verbale e il documento della Dottrina della Fede in alcun modo propongono la non accoglienza delle persone omosessuali”,

precisa il cardinale: “La Congregazione ha ribadito che non è possibile benedire alcuna coppia che viva stabilmente al di fuori del matrimonio, anche se formata da persone di sesso diverso. Il Catechismo della Chiesa cattolica poi è molto chiaro: le persone con tendenze omosessuali devono essere accolte ‘con rispetto, compassione, delicatezza’ evitando ‘ogni marchio di ingiusta discriminazione’ (cfr n. 2358). E nelle note della Presidenza della CEI del giugno 2020 e dello scorso aprile abbiamo ribadito la necessità e la volontà di accogliere e accompagnare le persone omosessuali”. Bassetti, dunque, stigmatizza la tendenza a “ricercare contrapposizioni non fondate”: “Il Papa, i vescovi, i sacerdoti, le comunità cristiane guardano alle persone omosessuali con gli occhi di Cristo e tengono le braccia aperte nell’impulso della misericordia”.

“Nessuno e neppure la Santa Sede ha mai messo in discussione la laicità dello Stato.

Il termine ‘ingerenza’ è errato, così come lo è ‘indebita’, sostiene il cardinale, prendendo a prestito le parole del cardinale Parolin: “il rilievo della Santa Sede si pone sulle possibili interpretazioni del testo, con conseguenze paradossali”.

“In assenza di precisazioni, nel normale svolgimento delle funzioni evangelizzatrici proprie della Chiesa che è in Italia, parte della Chiesa universale, si corre il rischio di rendere punibili arbitrariamente affermazioni di antropologia fondata, tra l’altro, su una fede condivisa da milioni di credenti”,

spiega il presidente della Cei, che ricorda: “È una prassi diplomatica scambiarsi Note Verbali. La Santa Sede ha fatto notare, con toni pacati, alcuni punti. La vera domanda è un’altra: come mai un documento riservato è stato inviato ai giornali per la pubblicazione?”. Quelli della Cei e della Santa Sede, in altre parole, sono “profili differenti che s’integrano perfettamente: un’azione non esclude l’altra”, come ha affermato il cardinale Parolin parlando di “piena continuità di vedute e di azione con la Cei”: “ogni supposizione alternativa è priva di fondamento”. “La Conferenza Episcopale Italiana, già da un anno, ha formulato pubblicamente le proprie preoccupazioni sul testo, di ampia portata, circa ad esempio la vaghezza del dettato normativo o la pericolosità dei reati di opinione”, sottolinea Bassetti: “Esse sono state ampiamente condivise anche da associazioni, movimenti, intellettuali e politici di diverso orientamento culturale. Il rilievo della Santa Sede, espresso in via riservata, è diverso sia per la modalità sia per il contenuto”. Quanto a presunte “pressioni dei vescovi italiani” per un’azione più incisiva, il cardinale commenta: “Sono ricostruzioni tendenziose e architettate ad arte per generare contrapposizioni.

Non c’è stato alcun cortocircuito interno vaticano, né tanto meno tra la Santa Sede e la Cei. Tutt’altro: è evidente che la Santa Sede e i vescovi italiani hanno la stessa opinione su questo ddl.

Entrambe le istituzioni sono intervenute nel merito e con modalità che sono loro proprie”.

In merito alla Giornata nazionale contro l’omofobia nelle scuole, Bassetti dichiara:

“È necessario garantire in modo adeguato la libertà di espressione e, tanto più laddove s’intendono introdurre norme di natura penale, non bisogna lasciare margini interpretativi non ragionevoli. Altrimenti c’è il rischio che, oltre all’istigazione all’odio, venga sanzionata la libera espressione di convincimenti etici e religiosi e sia inoltre messo in discussione il diritto umano universale dei genitori all’educazione dei figli secondo i propri convincimenti e a insegnare ciò che è bene e ciò che è male”. “Le nostre perplessità – puntualizza il presidente della Cei – sono le stesse che, durante quest’anno, hanno espresso tante voci di diversa sensibilità: alcune definizioni appaiono molto vaghe e questo renderebbe l’applicazione della legge penale rischiosamente incerta”.

Come hanno fatto notare insigni giuristi – prosegue il presidente della Cei – i ruoli differenti di uomini e donne all’interno delle associazioni cattoliche o l’affermazione di alcune verità di fede potrebbero essere oggetto di procedimenti penali perché da qualcuno ritenute idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori”.

“A volte ho l’impressione, ma non sono l’unico, che ci sia come un vezzo a riferirsi a un passato che non c’è più con quella nostalgia che alimenta distrazione sul tempo presente”,

risponde Bassetti interpellato su una presunta tendenza di “parte dei vescovi italiani” ad essere “nostalgici di una Cei più combattiva sui temi eticamente sensibili”. “Noi dobbiamo invece impegnarci per far sì che la nostra voce, la voce di tutti i cristiani, sia percepita in modo chiaro nella società odierna”, la tesi del presidente della Cei: “Ci sono valori umano-universali che il cristianesimo porta con sé e che dobbiamo sempre più saper mettere in campo a servizio del bene comune. Da questo punto di vista sono convinto che il laicato cattolico debba portare un contributo straordinario anche in questa stagione particolare. È necessario riscoprire e saper testimoniare sempre più la bellezza di appartenere a un progetto di vita comune”. In questo senso, osserva Bassetti, “il cammino sinodale avviato con l’Assemblea Generale di maggio della Cei può portare buoni frutti”.

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