Chissà, come finirà? Francesco aveva un amore incondizionato per Gesù e il suo Vangelo. Quel Vangelo letto e mandato a memoria, ripetuto nelle veglie, interiorizzato, senza altri libri. Il sogno di una fraternità che rendesse visibile il Vangelo, vissuto nell’assoluta povertà come segno di libertà interiore e di amore. Da Francesco emerge un potente messaggio attualissimo di essenzialità e di testimonianza di vita. Francesco ha ascoltato la voce di Dio che parlava nel Vangelo, nel creato, nei fratelli più bisognosi; si è messo in ricerca della volontà del Signore. Una ricerca interiore ma non solitaria. Infine, maturava con decisione e coraggio, una scelta personale che proponeva ai suoi frati. Per far nascere qualcosa di nuovo dobbiamo tagliare i rami secchi, con coraggio, e lasciarci guidare solo dal Vangelo. Con chi ci sta.
Tre verbi ci guideranno: ascoltare, cercare e proporre. Così dice il testo guida della CEI: “I tre momenti sono tra loro circolari e indicano un metodo che si impegna ad ‘ascoltare’ la situazione, attraverso un’attenta verifica del presente, vuole ‘cercare’ quali linee di impegno evangelico sono immaginabili e praticabili, intende ‘proporre’ scelte concrete che ciascuna Chiesa locale può recepire per il suo cammino ecclesiale”.
La Chiesa non rimane passiva di fronte alle sfide del tempo. Non si volge indietro, con nostalgia, non è un gregge smarrito e non si perde d’animo, se si affida al Signore lasciandosi guidare e nutrire da Lui. È Lui il nostro cibo e la nostra speranza. Scriveva Sant’Ignazio di Loyola: “Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio”. O, il più famoso: “Prega come se tutto dipendesse da Dio e lavora come se tutto dipendesse da te”.
Ognuno mette in funzione i propri talenti, dono del Signore, sapendo che il risultato finale è nelle sue mani: questa consapevolezza ci sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili.
Come questa che stiamo vivendo.
Avremo un santo, francescano, che ci guiderà quest’anno in modo tutto speciale, per noi di Forlì: Sant’Antonio di Padova. Il 24 settembre del prossimo anno ricorderemo gli ottocento anni della sua prima predica, tenuta proprio nel Duomo di Forlì. Sì, perché Sant’Antonio è nato a Lisbona, è morto a Padova, ma si è manifestato a Forlì, luogo della sua Epifania (manifestazione).
Dopo quella predica non si è più fermato.
Sia di incoraggiamento anche per noi, bisognosi di un nuovo inizio. E si avveri per noi la promessa
“Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap. 21,5). Finirà bene, se faremo nuove tutte le cose.
(*) vescovo della Diocesi di Forlì-Bertinoro.

